Intorno a Gesù attraverso i Vangeli delle domeniche quaresimali abbiamo incontrato un crescendo di incomprensioni, così che il cammino di conversione quaresimale potrebbe averci portato a riconoscere quanto Gesù sia, se non proprio uno sconosciuto, almeno un personaggio difficile da comprendere. Ci aveva provato il tentatore all’inizio: a dire il vero lui forse aveva ben capito chi fosse quello strano asceta nel deserto, ma confidava di poter insinuare in Lui un altro modo di comprendere sé stesso: “Se sei figlio di Dio” fa quanto un uomo pensa che possa e debba fare Dio, ovvero soddisfa tutti i bisogni e le voglie, mostra la tua potenza, domina in questo mondo. Ma ecco il diavolo non lo aveva preso nella sua trappola ed era stato scacciato lontano. Forse per questo anche noi facciamo fatica a comprenderlo.
Poi Gesù aveva incontrato la samaritana. Per lei lui era uno straniero, uno che non aveva alcun interesse ad intrattenersi con lei, così come forse anche lei si nascondeva nella canicola del mezzogiorno per non incontrare nessuno. Eppure Gesù si interessa a lei, di più, ha sete di lei e di domanda in domanda arriva a farsi riconoscere come Colui che conosce il suo cuore e la sua vita e vuole donarle una sorgente di Vita sconosciuta: ecco, non lo aveva compreso eppure aveva da sempre desiderato questo incontro ed ora conosceva il desiderio del proprio cuore come una fonte zampillante inesauribile, che non può essere trattenuta, chiusa, compresa, ma che sempre si rinnova.
Ci sono stati poi quei giudei che avevano creduto in Lui. Tanto avevano creduto da pensare di averlo compreso, esaurito entro la loro religiosità. Conoscevano le promesse ricevute da Abramo e forse pensavano che fossero state già compiute: nulla di più attendevano, si pensavano da sempre liberi e non si credevano invitati a diventare figli nella casa di Dio; bastava loro essere servi della legge o di una promessa, dimentichi che proprio Abramo, loro padre, aveva abbandonato ogni propria sicurezza per provare a contare le stelle del cielo e la sabbia del mare: impossibile come impossibile all’uomo comprendere le possibilità di Dio e la sua promessa.
Ed ecco il cieco nato, lui, circondato da ombre di peccato tanto da non aver gustato la luce del sole. Lui che, forse, sapeva che non avrebbe mai visto nulla – da che mondo è mondo nessuno ha mai aperto gli occhi a un cieco nato – eppure desiderava e quasi attendeva quel miracolo, lui, domanda dopo domanda, capisce sempre qualcosa di più di quell’uomo chiamato Gesù che gli aveva aperto gli occhi. Domanda dopo domanda, dubbio dopo dubbio, incredulità dopo incredulità: capisce qualcosa in più nella misura in cui coloro che avrebbero dovuto comprendere e condurre a Lui si chiudevano nelle loro certezze: noi sappiamo che a Mosè Dio ha parlato, questo invece non sappiamo di dove sia! Ecco: siamo ciechi, non sappiamo di Te, non Ti vediamo, non Ti riconosciamo, ma Tu ci incontri e ci inviti a camminare, ci offri una luce, eppure non Ti conosciamo ed ancora attendiamo che Tu ci venga incontro, che Tu parli con noi, che Tu ti mostri a noi.
E poi, Betania e la casa degli amici e la malattia e la morte perché si manifestasse la Gloria di Dio. Ma anche qui nonostante il cuore di Gesù fosse loro manifesto, sapevano quanto amava l’amico, e fosse nota la sua potenza, se fosse venuto subito, Lazzaro non sarebbe morto, Gesù incontra incomprensioni. Anche qui deve convertire le attese delle due sorelle, deve insistere con ferma delicatezza e ripetere l’invito alla fede: “non ti ho detto che se credi vedrai la gloria di Dio?”.
Poi arrivano le folle festanti di Gerusalemme e Gesù appare finalmente compreso: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore”. Parole profetiche che, in mancanza della folla, sarebbero state gridate dalle pietre. Ma le parole della profezia superano i profeti e quel venire era per la croce e la passione e la risurrezione. Una benedizione incomprensibile che deflagra dall’interno ogni nostra attesa. È difficile credere, è difficile sperare, è difficile abbandonare le misure dell’umane certezze e possibilità, è difficile aprirsi ad una novità. Noi, tanto più oggi in questo mondo in crisi, forse cerchiamo sicurezze, ma nell’alba di Pasqua anche il luogo della memoria (il sepolcro) è trovato vuoto. La fede e la speranza nascono in un vuoto e sono una corsa verso un incontro che non possiamo misurare né programmare. Corriamo attendendo quanto non conosciamo, ma che ci è dato di sperare come desiderio profondo del nostro cuore.