Economia

BEKO, COMPROMESSO

SANDRO FRIGERIO - 18/04/2025

Il tavolo al Ministero apr 2025

Diciamolo pure: poteva andare anche peggio, ma forse era già nel calcolo. Alla fine, l’accordo su Beko è stato trovato dall’88% dei dipendenti che hanno votato (numerosi) alle assemblee, è stato poi santificato lunedì al Ministero, con la firma anche dei rappresentanti dell’azienda turca. I tagli alle attività ex Whirlpool sono stati alla fine meno duri in Polonia, dove sono stati chiusi i due stabilimenti di Lodz (che proveniva da Indesit) e Wroclaw (Breslavia) per complessivi 1800 dipendenti. Del resto, il Polonia, Whirlpool aveva avuto la pessima idea di mantenere la produzione degli elettrodomestici “free standing”, per concentrare in Italia buona parte di quelli “da incasso”, che vanno per la maggiore. Le fabbriche polacche ormai viaggiavano al 20 per cento della loro capacità produttiva, schiantate dalla concorrenza nella fascia del basso costo.

In Italia, i 1936 tagli inizialmente comunicati alla fine dello scorso anno, su 4400 dipendenti, sono stati infine dimezzati. O quasi. Infatti è vero che gli esuberi concordati sono 937, però a questi vanno aggiunti i dipendenti dello stabilimento di Siena, che sono 287. Tecnicamente non si tratta né di esuberi né di licenziamenti per l’impianto toscano, che viene “scorporato”, in attesa di nuovi progetti terzi. In totale si supera quota 1200.

In sintesi, Beko, che in questi anni è stata impegnata in una campagna acquisti europea culminata con l’acquisizione delle attività ex Whirlpool,  riduce i tagli, si impegna a non effettuare licenziamenti nei prossimi 24 mesi, perché si andrà avanti con un mix di esodi incentivati fino a un massimo di circa 90 mila euro (per chi ha più di 50 anni e non è ancora pensionabile). A questo, sempre con soldi pubblici, si aggiungeranno fino a 48 mesi di prepensionamenti e la Regione Lombardia ha già comunicato che si farà carico di ulteriori misure che dovessero rendersi necessarie in seguito. Inoltre, Beko darà il via a un piano  di investimenti – quanto mai necessari, perché negli ultimi anni Whirlpool aveva tirato il freno – per 300 milioni di euro.

Cassinetta di Biandronno – si dice nell’accordo sottoscritto al Ministero del Made in Italia (MIMIT) saranno localizzate le produzioni da incasso per refrigerazione e cottura.  A Melano (Ancona) sorgerà l’hub europeo per i piani cottura a gas, radianti e a induzione. Il sito di Comunanza (Ascoli Piceno) continuerà a produrre lavatrici e lavasciuga ad alta capacità e ospiterà una nuova linea di fascia alta. Carinaro (Caserta) si conferma hub per la gestione di ricambi e accessori e inizierà a operare anche per le altre aziende del gruppo, anche come centro europeo per le attività sui ricambi e per il ricondizionamento dell’usato.

A Cassinetta, in pratica, sono salve le linee produttive di frigoriferi ma la produzione sarà ridotta, gli esuberi saranno comunque 312 in produzione e a questi si aggiungeranno 270 impiegati da condividere con la sede milanese. Sempre a Cassinetta sono previsti 136 dei 300 milioni di investimenti. Che per un terzo dovrebbero essere in ricerca e sviluppo.

 Della fabbrica di Siena, sulla cui sopravvivenza avevamo espresso dubbi in tempi non sospetti (gennaio 2023) su queste pagine, comunque Beko si libera. Ad acquisirla sarà Invitalia, agenzia governativa di proprietà del ministero dell’Economia (quindi Giorgetti), insieme con il Comune di Siena. Per farne che cosa non si ancora. Si parla di nuovi progetti con soggetti terzi. Un copione già visto e per ora con promesse, accordi ma successo scarso. Oltre a mettere i soldi per la fabbrica, lo Stato metterà anche qui quelli per la cassa integrazione,  Ci sono 24 mesi di tempo, con l’idea di trovare qualche soggetto o partner per avviare qualche altra produzione. Come è avvenuto con la fabbrica di lavatrici ex Whirlpool a Napoli: un altro buco nell’acqua per ora, che si trascina dal 2023, visto che ancora nei giorni scorsi la solita Invitalia dopo ennesimo incontro al Ministero  parlava del  progetto già annunciato ma solo avviato per la produzione di pannelli solari da sostenere con almeno due anni di cassa integrazione a partire da novembre 2025.

I nodi aperti sono ancora diversi e “pesanti”. Da una parte i Turchi che, con il “nuovo corso” del Ceo della casa madre Arçelik, il turco-norvegese Hakan Bulgurlu devono riorganizzare la produzione dopo la campagna di acquisizioni, dall’altra i sindacati che hanno negoziato il negoziabile e che, almeno a Varese, non dovrebbero trovare troppe difficoltà nel ricollocamento dei lavoratori. In mezzo il ministero che doveva portare a casa un risultato anche se deve ancora mettere sui binari il precedente di Napoli, pur in un contesto sociale ben diverso.

Ultimo, ma non per importanza é il destino di un gruppo che deve fronteggiare un mercato, quello degli elettrodomestici, da qualche tempo col freno tirato e che nella fascia bassa deve vedersela con i produttori a volume orientali (China in testa) mentre nella fascia alta incontra la concorrenza di  aziende più avanti nell’innovazione (Bosch, Samsung, LG, la stessa cinese Haier) e deve quindi riposizionarsi. Per ora, lo stesso Ceo Bulgurlu, presentando la nuova realtà di Beko Europa conferma il ruolo cardine della produzione dell’Italia da cui, dice, “potremo spostare produzioni di alta gamma”.  Si vedrà se il 2027 sarà un traguardo sufficiente in un mercato ormai straordinariamente affollato.