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Opinioni

IL DIRITTO DI PROCREARE

VINCENZO CIARAFFA - 25/01/2013

Era certamente uscito fuori dai gangheri il Creatore quando cacciò Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre, colpevoli di avere disubbidito a un suo comandamento ma, sebbene adirato, Egli volle riporre nel grembo di Eva le residue speranze di un’umanità condannata a essere sofferta artefice del proprio destino terreno: «Moltiplicherò i tuoi dolori e le gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto…» (Genesi, 3,16).

Fu con questo pesante fardello che i nostri biblici progenitori s’incamminarono sulla strada dell’edificazione della società umana secondo uno schema che, sebbene complicatosi nel corso dei millenni successivi, non è mai mutato nella sua sostanza originaria: famiglia-tribù-nazione. Probabilmente per i credenti che abbiano più costanza di Adamo ed Eva, esistono pochi dubbi su come vivere la propria vita terrena perché essi hanno nelle sacre scritture il regolo della propria esistenza, come a fronte della Corte di Cassazione che, pronunciandosi su di uno specifico caso, ha aperto alla possibilità delle coppie omosessuali di poter allevare bambini.

Chi scrive dichiara subito e senza infingimenti di non essere favorevole al realizzo di una tale evenienza ma non per motivi religiosi o, peggio ancora, per uzzoli pseudomoralisti ma soltanto, e unicamente, per una questione di sopravvivenza della specie umana.

Ma procediamo con un certo ordine. Da quanto si apprese da alcune riviste scientifiche qualche anno fa, pare che le figlie di madre Eva per procreare in futuro non dovranno più cercarsi un marito o un compagno, ma semplicemente un ago a spirale. Alcuni scienziati inglesi nell’università di Newcastle Upon Tyne, infatti, starebbero definendo un procedimento per trasformare le cellule staminali del midollo osseo femminile in sperma capace di fecondare un ovulo.

In parole povere saremmo vicinissimi all’auto-fecondazione delle donne, le quali grazie a questa scoperta potrebbero concepire un figlio senza il concorso, diretto o indiretto, del maschio. Tutto ciò sarà un bene oppure un male per l’umanità? Saremo degli oscurantisti biologici e retrogradi sentimentali se volete, ma proprio non riusciamo a immaginare la donna, il cui grembo riteniamo depositario di vita e delle residue speranze dell’umanità, come un ermafrodito alla stregua dei cavallucci marini. Come pure non riusciamo a immaginare un bambino che, in caso di adozione da parte di una coppia omosessuale, possa avere per madre un muratore o per padre una cantante lirica venendosi, così, a stravolgere i suoi comportamenti appresi e, alla lunga, anche quelli innati, sicché da adulto egli riprodurrà automaticamente i comportamenti, appresi dai suoi “genitori”, senza avere una possibilità di scelta.

La fecondazione così come negli obiettivi degli scienziati di Newcastle Upon Tyne ci ripugna perché si ridurrebbe a un mero “uso” del corpo delle donne, facendo di esse delle semplici fattrici mentre per noi il concepimento è sogno dell’altro, l’anello terminale di una concatenata serie di eventi innescati, il più delle volte senza volerlo, da un bacio, da un sorriso o anche dall’involontario sfiorarsi di due mani.

Siamo ben consapevoli che questo nostro modo di vedere le cose ci espone, inevitabilmente, alle obiezioni di coloro i quali, invece, vedono prossima la soluzione al problema delle coppie sterili, ma fosse questo l’unico scenario futuro saremmo d’accordo con loro senza alcuna riserva. Il Novecento, che ci siamo appena lasciati alle spalle, però, è stato il secolo durante il quale abbiamo potuto toccare con mano il fatto che gli esseri umani sono capaci di dare il meglio ma anche il peggio di sé, fino alla follia di volere creare, ex novo, un ordine sociale dominato da un Ubermensch, il super-uomo.

Non riusciamo a dimenticare che i nazisti, tra le tante turpitudini commesse, crearono dei centri dove giovani tedeschi in precedenza “selezionati” erano chiamati a congiungersi carnalmente per generare figli di pura razza ariana. Sebbene in remota ipotesi, non ce la sentiamo perciò di poter escludere che dopo la scoperta degli scienziati inglesi, quel tipo di selezione indotta si possa replicare anche senza le finalità ideologiche dei nazisti ma, comunque, nell’ambito della selezione eugenetica di una società parossisticamente tesa a un’irraggiungibile perfezione. Fanta-biologia? E chi può dirlo!

Vi sono stati, poi, periodi durante i quali la società umana ha ritenuto accettabile, tollerabile e perfino onorevole l’omosessualità come nell’antica Grecia dove addirittura fu creato un Reparto militare composto interamente da omosessuali, il Battaglione Sacro Tebano. Pur senza arretrare di un centimetro di fronte ai nostri convincimenti, continuiamo a tenerci lontani da polemiche religiose o moraliste cercando d’inquadrare il problema delle famiglie omosessuali soltanto in un’ottica laica positiva come quella della prosecuzione della specie umana. Esercizio questo che oggi, nell’impero del politicamente corretto, è quasi più impopolare di tessere elogi alle tasse imposte dal governo di Mario Monti. V’è, però, una storia dell’umanità e delle analisi alle quali, piaccia o non piaccia, non possiamo sfuggire.

Dal punto di vista sociale, noi siamo riusciti a divenire ciò che siamo perché (nel bene e nel male) l’uomo è riuscito a passare dal concetto di branco a quello di nazione in tempi relativamente brevi, seguendo il modello evolutivo civile cui abbiamo accennato all’inizio e cioè quello imperniato su di una famiglia “produttrice” di figli. Sì, perché per avere un futuro, una specie deve essere capace di perpetuare se stessa e questa è una verità che crediamo non abbia nulla a che vedere con la religione anche se, da questo punto in poi, la metafisica diventa fisica e ci sbatte sul grugno un apparentemente banale interrogativo: ha una qualche prospettiva di sopravvivenza una specie dalla ridotta capacità di riprodursi? Secondo noi, nessuna sulle lunghe distanze se si continuerà a manomettere la sua cellula germinale ossia la struttura/finalità della famiglia canonicamente organizzata che, poi, è come dire naturalmente organizzata poiché è la natura ad avere imperniato la sopravvivenza di tutte le specie sull’attrazione tra i diversi e non su quella tra gli uguali. E non crediamo si possa ragionevolmente sostenere che la natura sia omofoba, o reazionaria, o addirittura alleata della Chiesa oscurantista.

V’è, poi, una contraddizione sostanziale non adeguatamente analizzata. Due adulti consenzienti di sesso uguale che decidano di compiere un percorso della vita insieme in nome dell’amore compiono una scelta di libertà individuale che, anche quando non particolarmente apprezzata dalla società, va rispettata: ma perché imporre questa scelta a dei bambini scegliendo di alterare, a priori, la loro libertà di fare da adulti delle scelte di vita diverse da quelle dei loro “genitori” ? È questo secondo noi è ben più del «mero pregiudizio» tirato in ballo dalla Corte di Cassazione. È violenza sui minori.

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