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Storia

LA CITTADELLA OPERAIA

ROBERTO GERVASINI - 25/01/2013

la pianta della cittadella di San Leucio

Si sente ripetere che la storia la scrivono i vincitori e ciò può esser motore per leggere quella scritta dai vinti (o di coloro che mai han combattuto) per trovare le ragioni più complesse di successivi accadimenti. Il movimento neoborbonico attuale cerca di riportare alla ribalta le eccellenze del Regno delle Due Sicilie nei più svariati campi, ma è soprattutto in quello tecnico e tecnologico che si punta, giustamente, perché su quello artistico letterario e filosofico l’opinione prevarrebbe sul numero.

Che dire delle acciaierie, le Fonderie di Morgiana in Calabria, con millecinquecento operai; dei cantieri navali di Napoli prima dell’Unità; del prestigio di Napoli, seconda capitale d’Europa; della prima ferrovia; della prima illuminazione pubblica a gas, in Italia? Ma che dire anche delle correnti illuministiche napoletane. Una monarchia borbonica assolutista ma a volte anche “illuminata” ci permette oggi di apprezzare iniziative sorprendenti in un regno dove l’analfabetismo sfiorava la media del novanta per cento (al Nord la media stava sopra l’ottanta per cento) e la povertà e la miseria regnava nelle campagne. Ferdinando IV di Borbone, il Re Nasone, nella seconda metà del ‘700, si avvalse di giuristi ed architetti di fama per dar vita ad un progetto di cittadella operaia dotata di un proprio statuto, di un proprio regime economico, di condizioni socio economiche dei lavoratori assolutamente innovative per l’epoca. San Leucio è questo sogno di una nuova idea di comunità, il luogo scelto da Ferdinando IV di Borbone per attuare il proprio progetto di utopia reale prima della Rivoluzione francese.
La storia di San Leucio, borgo alle porte di Caserta e delle sue seterie nasce da qui, come conseguenza di un progetto di sistemazione territoriale, avviato con la costruzione della Reggia di Caserta.
Fu allora che questo luogo venne a trovarsi al centro di una delle più straordinarie iniziative del settecento napoletano, sulla scia delle teorie economiche di Colbert ma soprattutto della monarchia dispotica ma “illuminata”.
Istituita prima del 1789 la colonia si organizzò seguendo il codice delle leggi, un particolare Statuto, che di fatto regolava i rapporti della comunità. Secondo le norme “il popolo sarebbe stato utile allo Stato ed alle famiglie: nel primo caso, introducendo una manifattura di sete grezze e portandola alla migliore perfezione possibile, per divenire nel tempo da modello ad altre più grandi; nel secondo caso, portava le famiglie ad avere una situazione di agiatezza economica”.
La Real Colonia di san Leucio divenne nel periodo a cavallo tra il 1700 e il 1800, un distretto serico tra i più famosi d’Europa, rappresentando quanto di meglio poteva esistere per qualità e fantasia. Tessuti di arredamento sono ancora oggi a Buckingham Palace, nello Studio ovale della Casa Bianca, nelle regge di mezza Europa, dai palazzi vaticani alle stanze del Quirinale. Lo Statuto di san Leucio redatto da Antonio Planelli, intellettuale massone, chiamato dalla regina Maria Carolina d’Asburgo, è specchio delle istanze del tempo. Eleonora de Fonseca Pimentel, nobile intellettuale, poi finita sulla forca in piazza del Mercato a Napoli per la sua adesione alla Repubblica napoletana del 1799, scrisse perfino un sonetto in lode a questo avanzato statuto. Il testo, in cinque capitoli e ventidue paragrafi, rispecchia le aspirazioni dell’epoca con gli ideali di uguaglianza sociale ed economica, e pone grande attenzione al ruolo della donna tanto da sancirne l’uguaglianza con gli uomini, forse per la prima volta nella cultura occidentale. Era prevista, tra le altre cose, una casa per ogni famiglia di operai, dotata di servizi igienici interni(!), un giardino, una scuola obbligatoria pubblica e gratuita per tutti, la libera scelta del compagno per i futuri sposi, con particolare cerimonia il giorno di Pentecoste. Parte dei proventi dell’attività serica e tessile venivano destinati al mantenimento dei vecchi operai e degli invalidi. Furono chiamate maestranze dal nord Italia e dalla Francia. Particolari condizioni salariali facevano di san Leucio un luogo ambito. La stessa soluzione architettonica del complesso è di particolare importanza ed interesse. Oggi san Leucio , dopo i restauri degli anni 90 con fondi europei è diventato sito UNESCO, patrimonio dell’umanità, come la reggia di Caserta, lì accanto.

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