Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Politica

TUTTI INSIEME PER IL PGT

LUISA OPRANDI - 20/11/2011

 

Varese in una stampa dell’800

Varese è stata pensata e voluta con una conformazione urbanistica ed architettonica tale per cui da ogni punto della città fosse sempre visibile il campanile del Bernascone.

Bella davvero questa prospettiva socio culturale, che prevedeva di accompagnare la dimensione umana e relazionale della comunità ad una struttura edilizia che ne valorizzasse, anche visivamente, il senso di appartenenza. Potere riconoscere “da ogni dove” il cuore cittadino, il “faro urbano” del campanile, riferimento religioso ma non solo, aveva infatti in sé una forte componente di condivisione e di socialità.

La storia sociale ed economica ha comunque portato la nostra città ad assumere, nei secoli, una fisionomia urbana in grado di accompagnare i ritmi di crescita e cambiamento: da città turistico-residenziale, come era tra Sette e Ottocento, progressivamente a città a “industria diffusa”, nella quale abitazioni e fabbriche convivevano armonicamente. Basti pensare a quale gioiello architettonico fosse il Calzaturificio di Varese, collocato di fronte alla stazione Nord, poi abbattuto e rimpiazzato da un’anonima colata di cemento che ospita la grande distribuzione.

Ma, pur variando la propria vocazione, Varese per molto tempo ha saputo e voluto mantenere una configurazione che ne valorizzasse e salvaguardasse i tratti identificativi di “città giardino”, armonicamente rispettosa della conformazione orografica e naturale di insediamenti abitativi che seguivano – e non violavano – la linea morbida originale della corona di colline attorno al centro, con una possibile proiezione dello sguardo alla ancora più esterna cornice di montagne.

La cementificazione forsennata e le logiche economiche degli anni Sessanta e Settanta hanno invece irrimediabilmente fagocitato ogni possibile idea di città pensata e voluta come luogo di relazioni, favorendo, al contrario, forme di isolamento e individualismo. Così ora, mancando ormai da decenni una iniziativa progettuale orientata allo sviluppo strategico della città, Varese è chiamata a ripensare modi e forme che rendano moderno, ma efficiente e solidale, il proprio tessuto sociale ed urbano.

Il Piano di Governo del Territorio è lo strumento per restituire alla città il senso di sviluppo in una prospettiva plurivocazionale: come luogo residenziale favorito dalla bellezza dei luoghi, come ambito di sviluppo industriale, artigianale e commerciale, come città che può offrirsi anche una dimensione turistico-sportiva.

Ma per fare ciò occorre partire certamente dalle vocazioni e, contemporaneamente, dai dati reali: in questi anni è infatti considerevolmente aumentata in città la domanda di abitazioni a canoni agevolati per soddisfare le necessità delle fasce più deboli della popolazione. Allo stesso tempo è in forte crescita il numero di appartamenti sfitti. Significa che Varese non ha bisogno ora di qualche nuovo palazzone, che svetti magari in un’area del centro, anche se le logiche economiche potrebbero forse imporlo.

Perciò lo sguardo in avanti, che la costruzione del PGT richiede, determina da un lato, di salvaguardare la peculiarità di “Varese città di giardini e del verde”, dall’altro di recuperare e ristrutturare l’esistente o favorire nuovi insediamenti in aree cittadine attualmente abbandonate o degradate

La progettazione della città, non solo dal punto di vista edilizio, ma anche da quello della pianificazione dei servizi, della mobilità e delle occasioni di benessere, deve infatti riferirsi essenzialmente alla volontà di uno sviluppo solidale e sostenibile, che quindi non può prescindere dal concreto riferimento ai bisogni della gente che abita e vive la città stessa. Bisogni diversi, che partono soprattutto dalla richiesta di forme urbane atte a favorire la ricomposizione di nuclei abitativi capaci di restituire la dimensione della appartenenza, della relazione di vicinato (delle persone, dei servizi). Per questo motivo la costruzione del Piano di governo del territorio non può rinunciare alla partecipazione dei cittadini, dei comitati di rione, delle rappresentanze di categorie sociali e fasce di popolazione. È questo un modo attuale di potere vivere quella socialità e quel senso di comunità che la cultura collettiva ci avrebbe voluto tramandare con quel bellissimo campanile del Bernascone riconoscibile e

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login