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Ho letto la Relazione del Documento di Piano del Piano di Governo del Territorio di Varese con l’intenzione di capire quali siano gli indirizzi strategici della proposta di piano, che non è ancora stato adottato e la cui tardiva pubblicazione è finalizzata ad adempiere un obbligo di legge. Questa è materia considerata di difficile comprensione per i non tecnici ed in effetti il linguaggio adottato dagli estensori del piano non aiuta a capire il disegno del medesimo. Durante la lettura ho riscontrato una serie di errori, imprecisioni e confusioni sulla cui gravità lascio decidere ai lettori. Ecco di seguito quattro esempi:
Complessivamente l’impressione è di un documento scritto frettolosamente, malgrado il tempo avuto a disposizione per farlo con più accuratezza, infarcito di numerosi estratti dei piani sovraordinati e da qualche amenità tipo l’analisi SWOT, giusto per accrescere il numero delle pagine.
Bisogna arrivare verso la fine del documento affinché la strategia del piano finalmente si chiarisca: “Il Documento di Piano vuole essere uno strumento flessibile che possa adattarsi alle diverse opportunità ritenute strategiche per incrementare la competitività di Varese nello scenario territoriale. Per tale ragione, l’Amministrazione Comunale si riserva la possibilità di incentivare con meccanismi premiali o con la messa a disposizione di aree pubbliche, l’insediamento di attività di alto profilo che rappresentano una potenzialità per la città, attualmente non previste nel Piano, che possano essere individuate durante il periodo di validità del PGT. (…) Il Piano stabilisce criteri e modalità per l’applicazione della perequazione urbanistica nelle aree destinate generalmente alla trasformazione (…),individuando altresì una sorta di matrice di riferimento per la definizione del diritto edificatorio, delle aree di decollo e delle aree di atterraggio dello stesso. Il diritto edificatorio costituisce l’oggetto di riferimento del metodo utilizzato, e può essere definito come una quantità di volumetria (o superficie) edificabile attribuita dall’amministrazione comunale ad un proprietario (immobiliare o fondiario) allo scopo di attivare un processo di trasformazione o conservazione dell’ambiente fisico, oppure allo scopo di indennizzarlo di un procedimento di carattere espropriativo”.
Il piano quindi è solo una griglia dentro la quale si scambiano i diritti edificatori indirizzati alla trasformazione di alcuni ambiti individuati come strategici, ai quali potranno in seguito aggiungersene altri. Immaginate una scacchiera sulla quale muovere delle pedine che, in questo caso, rappresenterebbero i volumi da edificare. Chiaramente non tutte le pedine della scacchiera hanno la stessa importanza e quindi non tutte le allocazioni di volume saranno uguali, con tutte le discrezionalità che ciò comporta.
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