Tramite stampa locale di giovedì 3 gennaio scorso il sindaco Attilio Fontana manda a dire ai varesini, intesi come cittadini dell’ancora capoluogo, che si rassegnino a una città, non diciamo sporca, ma trasandata e sdrucita perché non c’è altra scelta se non quella di adattarsi ai tempi scanditi da una maleducazione endemica e inarrestabile come un bradisismo della terra.
Non che abbia torto, intendiamoci, nel rilevare il fenomeno di una vocazione quasi generazionale all’incuria, al menefreghismo se non addirittura al disprezzo per i beni pubblici che in una città, oltre ai monumenti storici, sono banalmente i marciapiedi, le aiuole, i giardini, le panchine, i lampioni, le strade, le facciate, i portici con le relative colonne, un bene quest’ultimo di cui Varese fortunatamente abbonda. Tutti elementi che concorrono in qualche modo a definirne l’immagine urbana già peraltro sufficientemente offuscata nei decenni passati da scelte urbanistiche e architettoniche disastrose, salvo qualche rarissima eccezione.
Un patrimonio pubblico esposto sì alle rappresaglie gratuite di balordi di professione, di protagonisti della cosiddetta “movida” notturna, di minoranze di studenti rincitrullite da tv, playstation, iphone e quant’altro ma anche spesso abbandonato dalla mano pubblica. Caro sindaco, da anni i marciapiedi subito fuori il centro storico sono spesso trappole a cielo aperto soprattutto di sera quando capita, in verità assai spesso, che i lampioni funzionino a singhiozzo e lascino al buio intere strade di norma rattoppate alla carlona.
Emblematico il caso di via Renè Vanetti, arteria fondamentale che collega viale dei Mille alla tangenzialina e a Induco Olona. L’ufficio strade è stato costretto ad asfaltarla, nelle adiacenze del semaforo, sotto la neve perché le normali piogge di dicembre vi avevano scavato una piccola voragine. Eppure da più di due anni cartelli disseminati qua e là avvertono che il fondo è deformato e sconnesso ma nulla succede forse perché le priorità vengono pianificate a tavolino a prescindere dalla realtà concreta.
Ma torniamo in centro e andiamo in Vicolo Canonichetta, una stradina di charme, sconciata dai graffiti, usata di notte come orinatoio. Non si capisce se le telecamere di sorveglianza, sbandierate da assessori e dirigenti, siano finalmente in funzione e se lo sono a cosa servano visto che la situazione non migliora di una virgola né lì né all’angolo Bagaini – via Como, cosi come non migliora il passaggio tra via Carrobbio e Piazza Ragazzi del ’99.
L’elenco dei siti compromessi è ormai lunghissimo, la verità amara è che esistono brani di città fuori controllo, come fuori controllo sono ormai i graffitari che imbrattano ovunque: in centro, nei rioni, nelle castellanze. Agiscono del tutto indisturbati e non sempre di notte, trovano persino il tempo di colorare per intero le loro “opere d’arte”. Serve un’azione di contrasto robusta, caro sindaco, che passa attraverso un certo livello di repressione e un coinvolgimento delle persone più avvertite e sensibili come documentano le crescenti testimonianze raccolte dai media. A Milano, città che ha sottovalutato il problema troppo a lungo, l’Amministrazione sta finalmente studiando forme di collaborazione con associazioni culturali e scuole ma anche con i proprietari degli immobili presi di mira. Insomma non ci si può rassegnare al peggio, caro sindaco, né consolarsi pensando che altrove non stanno meglio. Con una campagna di sensibilizzazione che ha fatto discutere, Varese ha recuperato terreno nelle raccolta differenziata perché non si può fare altrettanto in tema di decoro urbano ?
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