Se ne parla in giro, con cognizione o con maldestro uso. Parlo del razionalismo, quell’indirizzo filosofico che assume la ragione come fondamento dell’agire umano e della conoscenza. E ineluttabilmente il discorso si tira dietro la religione, la fede, il credo. Sacro e profano allargano la loro incompatibilità, scavano abissi e finiscono per partorire, il più delle volte, mostriciattoli impastati di scientifismo. Un pasticcio che sovente porta il credente a sperdersi in un dedalo di astruserie.
Occorre chiarezza e sangue freddo per fare, almeno, una provvisoria fotografia di quello che ci sta attorno obbligando i cristiani a far fronte ai processi tecnologici e scientifici che tolgono sempre di più spazio alle imprecisioni, alle affermazioni apodittiche, assolutistiche rivestite di religiosismo. All’opposto ci sono quelli che si rifugiano nello spiritualismo, nel bigottismo rifiutando un pur minimo confronto con chi non la pensa come te e affidando alle giaculatorie la magia del “vate retro Satana”.
Era uscita tempo fa una pubblicazione di due studiosi francesi Louis Boisset e Michel Simon dal titolo “Science, ideologies et foi chrétienne” edito da “Cronique Sociale” che offriva la possibilità ai lettori di farsi un’idea precisa sul valore e la natura delle scienze, delle ideologie e della fede. Gli autori si proponevano di far attraversare ai cristiani “il deserto della critica” per far loro ritrovare, nel segno dell’Esodo e della Croce, una più accentuata maturità nella via della fede. Ci sono riusciti? Sono stato fra quelli che hanno condiviso le loro analisi convinto che l’opinabile valga meglio di tante “certezze” che hanno fatto scomunicare Galileo Galilei (con postuma “mea culpa”!) e bruciato idee, opinioni e quel che più conta i loro portatori.
Il libro muoveva dall’assunto che la scienza a partire dal XVI secolo ha segnato “la fine del mondo cristiano” costringendo i credenti a leggere diversamente le Scritture, rigettando le negazioni aprioristiche e puntando, invece, sulle certificazioni. Una teologia, una ricerca scritturale, insomma, sempre meno fondata sulla lettera e più sullo spirito, più vincolata al processo della storia e della scienza, della tecnologia rivolta a scongiurare il ritorno al pensiero di “far girare il sole intorno alla terra”.
Le convinzioni e i convincimenti religiosi hanno sempre dovuto affrontare i dossi, le dune, le colline, le montagne del razionalismo, dell’empirismo, del positivismo, del neopositivismo, dell’idealismo, del materialismo, del realismo, del liberismo. Una serie di confronti, di messa in discussione della fede che sfociano nell’interrogativo: se la pratica delle scienze e delle tecnologie non determini un razionalismo applicato o un materialismo razionale.
Oggi è più che mai difficile il raffronto e il confronto con la scienza che ha fatto saltare i limiti del nostro mondo, che dicono gli autori del saggio, sta caratterizzandosi come quello delle “scienze umane” il cui vettore è la biologia che sta doppiando la fisica. Quanti credenti di fronte ai fatti stupefacenti della tecnologia si pongono sentimenti che vanno dallo stupore al timore, dallo sconcerto alla speranza,quest’ultima che è solo “del Regno di Dio”. Il libro sollecita i cristiani a non farsi travolgere dal sensazionalismo della rivoluzione tecnologica per evitare il pericolo che le sue leggi s’impongano sul tessuto sociale e culturale.
Ognuno di noi vorrebbe sapere dove andrà a finire l’umanità sconvolta dal clamore del nuovo che ogni giorno s’impossessa sempre di più dell’”homo ludens” e dell’”homo faber”, specie di quelli che confidano solo nella scientificità dei risultati che placano ambizioni e ribellioni morali ma li allontanano dai valori di un credo basato sull’Amore di Dio, un Dio che ha sacrificato il Suo Figlio Unigenito per ognuno di noi, credenti e non.
Nella Chiesa, nelle chiese sono state praticate teologie rivoluzionarie e rivoluzioni nelle teologie, si è discusso di morte di Dio e di teologie, ci sono state Encicliche, Concili, Assemblee, raduni, convegni, congressi, meeting ma tutto ciò non ha risparmiato un mondo cristiano sempre più aggredito da dubbi e ripensamenti, da defezioni, da rinnegamenti.
È debole il cristianesimo ma sempre più forte è il messaggio dell’Evangelo della Grazia, il messaggio del Galileo, nel concetto che lo Spirito di Dio è segno di forza, sapienza, gloria, santità.
Chissà che comunità cristiane spogliate delle loro personali certezze, esaltando solo Colui che in Gesù Cristo si è fatto Uomo, possano essere sale della terra, associando fede e ragione, essendo “nel mondo ma non del mondo”.
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