Voi avete inviato messaggeri da Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché possiate salvarvi. Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto, e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza. (Giovanni 5, 33-39)
Dentro l’Evangelo giovanneo tutto testimonia la divinità di Cristo: Giovanni il Battista, le cose miracolosamente compiute da Gesù, la voce del Padre e il suo volto, le Scritture; ciononostante gli uomini non credono che Cristo sia l’inviato quale Salvatore. Essi sono tentati di credervi poiché si rivolgono al Battista con l’invio di portavoce per sapere di più su Gesù, ma non basta loro sentirsi riferire di una voce che dice: “Egli è colui che fu annunziato dal profeta Isaia” (Mt 3, 3). Sono
stupefatti di fronte ai tanti avvenimenti che mostrano la sopranaturalità cristiana, ma non sanno comprenderne la portata. L’umanità appare distratta, non capace di interpretare i segni di una realtà che presenta manifestamente la buona novella della rivelazione divina; studia le cose senza conoscerle veramente, non trattenendone l’essenza che è espressa dalle parole evangeliche. Non si fida del Messia che si trova lì con lei. Il segno più nobile della presenza del Figlio sta nella lampada ardente che rende testimonianza alla verità, splendendo vivamente, come la personalità del Battista, fedele nel restare col Signore consumandosi nella sua fede, energica quanto salda. Quella voce del Battista permette la redenzione di chi, insieme alla voce della potenza del Padre e al suo volto di infinite facce di misericordia, percepisce la grazia salvifica di Gesù Cristo.
Oggi, cosa abbiamo per conoscere la verità cristiana? Battisti non se ne sentono nei deserti del mondo, Cristo non opera più visibilmente e direttamente dinanzi a noi spettatori, la voce del Padre è coperta dai suoni dei traffici contemporanei e la sua faccia ha assunto talmente tante espressioni che non sappiamo più quale sia l’originale; la Sacra Scrittura dobbiamo scovarla da qualche parte: forse è in cantina, sepolta sotto qualche chilo di romanzi imperdibili; forse è in soffitta, tra i vecchi ricordi dell’infanzia, abbandonata… Se non altro, abbiamo “una lampada che arde e risplende”, davanti alla quale rallegrarsi, magari “solo per un momento”? C’è qualcuno che ci testimonia con ardore e passione la presenza salvifica di Gesù Cristo, che ce la racconta, che la sostiene confermandola? Guardiamoci intorno. C’è qualcuno che non solo ci comunica la sua fede nel Signore, evidenziandola con gesti di ordinaria devozione: frequentare la messa, battezzare la prole, evitare le bestemmie e così via; qualcuno ce la mostra vivamente ponendosela sempre dinnanzi, in ogni luogo, in ogni modo. Ci sono persone che conversando o dialogando non perdono occasione per confermare la loro scelta cristiana, trattenendosi, cercandoci, sorridendo; non sono procacciatori di adepti per qualche setta architettata ad hoc, ma fedeli che non possono fare a meno di diffondere la felicità della loro condizione di persone liberate, spezzando le catene che li tenevano prigionieri. Non si sentono soli, depressi, in crisi. Li troviamo capaci di attenzione e pronti al sacrificio, se può servire per togliere dal male. Chi sono? Cristiani che vivono per Gesù, contenti di poter dire che è con noi; cristiani che non si vergognano di rivelarsi tali, dovessero pure vestirsi di peli di cammello o nutrirsi di locuste delle sabbie giudaiche…
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