La Provenza è visceralmente attaccata alle sue tradizioni, legate al periodo natalizio che qui inizia il 4 dicembre con santa Barbara; in questo giorno, collocati in tre piattini, si fanno germinare dei cicchi di grano immersi nel cotone umido, se crescono diritti e verdi l’anno sarà prospero. Questi piccoli arbusti saranno poi collocati nel presepe famigliare.
Tutto il rituale che accompagna il Natale é ritmato da numeri simbolici che richiamano i protagonisti della nascita del Bambino. Si inizia con la tavola della sera di Natale che viene allestita con tre tovaglie bianche, decorata da tre candelieri e da un grosso pane centrale contornato da 12 altri piccoli pani, al centro del quale vengono infilati diversi rametti di agrifoglio che simbolizzano la rinascita della vita.
Alla fine della cena si presentano tredici dolci. Le cifre tre e tredici riaffermano costantemente la connotazione religiosa; il numero 3 richiama la santa Trinità
- 3 sono le tovaglie
- 3 sono i piattini di grano seminato a santa Barbara
- 3 i candelieri sulla tavola
- 3 sono le aspersioni di vino cotto sul tronco del camino.
Il numero 13 simbolizza il Cristo e gli Apostoli:
- 13 sono i pani che formano il centro tavola
- 13 i dessert
Approfondendo il discorso di ogni elemento della tradizione, notiamo che il colore bianco delle tovaglie é segno di purezza che evidenzia la grande spiritualità del momento. Tanto più che la tavola addobbata per il Natale viene soprattutto considerata un momento di comunione con i defunti della famiglia; quando i convitati abbandonano la tavola, le anime dei defunti vengono a loro volta a condividere i dessert lasciati.
I tredici dessert possono variare da paese a paese per lo più sono costituiti da
1 – una focaccia di farina di grano e olio d’oliva, profumata con essenza di fiori d’arancio e zucchero
2 – torrone bianco con nocciole, pinoli, pistacchi e mandorle, che ricorda i Penitenti bianchi e la purezza ed il bene
3 – torrone scuro più duro, evoca le impurità e le forze del male
4 – fichi secchi, fanno riferimento ai Francescani
5 – mandorle, che ricordano i Carmelitani
6 – le noci, gli Agostiniani
7 – l’uva secca conservata nel granaio, in onore dei Domenicani.
La dedica ai vari ordini é dovuta al colore di questi frutti che richiamano quello degli abiti dei quattro ordini religiosi che vivevano in povertà mendicando; é dovuto a ciò il rispetto e l’accoglienza tuttora riservata ai mendicanti in Provenza.
8 – le pere
9 – le mele
10 – arance e mandarini
11 – i datteri, simbolo del Cristo venuto dall’Oriente, unico frutto esotico ammesso
12 – canditi
13 – la marmellata di mele cotogne
Questi tredici dessert vengono degustati alla vigilia in attesa della Messa di Mezzanotte ed al ritorno; quanto rimasto verrà consumato nei tre giorni successivi, fino al 27, accompagnati dal tradizionale vin cotto.
Anche il cenone, Gros Souper, é paradossalmente composto da sette piatti magri in ricordo dei sette dolori della Vergine. Questi piatti differiscono da luogo a luogo ma hanno sovente in comune l’uso del cardo, sedano, cavolfiore, spinaci, carciofi serviti con olio d’oliva o una salsa a base di aglio ( aïoli), pesci poveri quali il merluzzo, frittate, lumache, zuppe all’aglio… mai e poi mai della carne, quindi unicamente crostacei, pesci, verdure e minestre.
A tutt’oggi in alcune famiglie viene riservato un posto in più alla tavola di Natale nel caso in cui un povero sfortunato si presentasse; del resto una volta la porta di casa non veniva mai chiusa la notte di Natale.
Abbiamo anche noi la nostra porta aperta, almeno nel cuore.
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