In quest’anno della fede, avvicinandosi il Natale, ci lasciamo provocare dalla frase di sant’Ambrogio: “Se secondo la carne, una sola è la madre di Cristo, secondo la fede tutte le anime generano Cristo” (Commento al Vangelo di Luca, capitolo II, versetto 26). Per il nostro santo patrono siamo dunque chiamati non solo ad accogliere la venuta del Signore ma anche a farlo nascere. Come? Attraverso la nostra fede.
Lui infatti nasce e viene e ci è accanto non in modo rumoroso, Lui non si impone, ma aspetta un luogo, un cuore dove nascere, come già duemila anni fa venne quasi straniero e ospite in casa sua.
Lui non cerca i palazzi dei re e le case dei ricchi per nascere, gli va bene un luogo umile, che si sa inadeguato, ed è contento di stare in compagnia della nostra povertà, delle nostre fragilità, del nostro peccato.
Lui chiama gli esclusi, quanti si sanno bisognosi di salvezza, per gioire della sua nascita: chi altri infatti gioirebbe dell’arrivo di un Salvatore?
Lui sceglie una piccola stella, confondibile tra migliaia, perché la speranza sia accesa e atteso il compimento delle promesse.
Così Egli opera attendendo la risposta della nostra fede, l’adesione della nostra vita. Lui viene e la nostra fede lo riconosce e gli fa posto come all’Altro il cui sguardo dà nuova profondità alla nostra vita: “Luce che illumina ogni uomo” (Vangelo di Giovanni, capitolo 1, versetto 9).
Lui viene e la nostra fede gli offre quello che siamo, la nostra povertà, il nostro quotidiano gioire, soffrire, sperare e domandare: “venne ad abitare in mezzo a noi” (Vangelo di Giovanni, capitolo 1, versetto 14).
Lui viene e la nostra fede gli domanda salvezza e si incammina verso di Lui con i passi della conversione: “da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Vangelo di Giovanni, capitolo 6, versetto 67).
Lui viene e la nostra fede coltiva la speranza e instancabilmente cerca i segni del compimento delle promesse e attende con lo sguardo rivolto al cielo: “ora che potrei attendere, Signore? È in te la mia speranza” (Salmo 39, versetto 8).
La fede infatti non è atteggiamento privato e chiuso nel cuore ma – come ci insegna il Papa – “è decidere di stare con il Signore per vivere con Lui” (Lettera apostolica “Porta fidei”, numero 10, con la quale si indice l’anno della fede). Così – ci esorta ancora Ambrogio -, come Maria è beata perché ha creduto (cfr. Vangelo di Luca, capitolo 1, versetto 26) “beati anche voi che avete udito e avete creduto: infatti ogni anima che crede, concepisce e genera il Verbo di Dio e ne comprende le operazioni” capisce come Egli opera e ne segue i passi incontro ad ogni uomo portando un buon annuncio.
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