Una giovane studentessa romana, studi universitari in Olanda e un master in corso a Tokio, ha vinto il concorso internazionale “YES! Young Earth Solutions”, presentato all’ultimo Barilla Forum su Cibo e Sostenibilità come migliore proposta dei giovani; tema “Come ridurreste il nostro impatto ambientale, garantendo salute e accesso al cibo per tutti?”.
Federica Marra ha presentato un originale progetto, “Manna dal nostro tetto”, che prevede di realizzare orti sui tetti degli edifici, partendo dalla riflessione secondo la cui attualmente oltre il 50% della popolazione dei paesi sviluppati vive nelle città, e per il 2050 si prevede che questa soglia arriverà al 70%. I dati demografici impatteranno negativamente i modelli della produzione alimentare, e la situazione implicherà una sempre minore disponibilità di acqua, di terre coltivabili, portando con sé anche problematiche politiche ed economiche.
Gli esperti di tutto il mondo raccomandano di incoraggiare i più giovani a un comportamento responsabile nei confronti dell’ambiente, promuovono la filiera corta tra produttori e consumatori, sostengono la produzione locale e il turismo culturale, didattico e agricolo. Ma allora, dice Federica, perché non sfruttare edifici dismessi o abbandonati nelle città dando a cooperative giovanili l’opportunità di fornire alla comunità prodotti locali e freschi? Gli edifici, opportunamente attrezzati con orti sul tetto, terrazze coltivate e pareti “commestibili”, comprenderebbero anche locali cucina e aree di incontro, arredati con mobili ecologici a impatto zero, e bancarelle al piano strada; provvederebbero autonomamente alla produzione di energia, approvvigionamento di acqua piovana e compostaggio dei rifiuti. I giovani avrebbero una opportunità lavorativa, consistente nella coltivazione, conservazione, preparazione e vendita dei prodotti alimentari, terrebbero anche corsi per rivitalizzare l’importanza culturale, ambientale e sociale del cibo, e venderebbero sul web i prodotti in surplus a gruppi d’acquisto, per contenere l’impatto energetico e monetario del trasporto.
Crede fermamente nella necessità di promuovere l’educazione ambientale delle nuove generazioni anche la progettista varesina Emanuela Borio, che ha convinto di slancio Regione Lombardia e Comune di Varese con il progetto Giardino Foglia, incentrato sul tema dell’esplorazione del mondo naturale come opportunità educativa per alunni delle scuole primarie.
Il primo di questi giardini è stato realizzato a Varese, dalla Floricoltura Gervasini, per la scuola San Giovanni Bosco, edificio che ospita anche il Crea, Centro regionale di educazione ambientale. Se ne occupano i bambini, trascorrendo l’intervallo scolastico nel delizioso spazio nel parco sopra lo stagno, scoprendo l’ambiente nascosto ma attivissimo del sottobosco, studiando il riciclo della sostanza organica, la vita degli organismi nel sottosuolo. Un pannello solare alimenta un sistema di irrigazione intelligente, invisibile a occhio nudo, guidato da un totem che calcola in tempo reale quali sono le temperature del sottosuolo in funzione di sensori climatici e igrometrici. Il giardino Foglia comprende anche un “cerchio delle fate” dedicato ai laboratori, un tunnel di salice, un terrario di lombrichi, alcune parcelle per la coltivazione individuale da parte dei bambini, e tabelloni didattici che mostrano i cicli di energia e acqua, i principi del compostaggio e il ruolo degli insetti alleati.
Speriamo che questi due progetti-pilota vengano adottati su larga scala: con una maggiore consapevolezza dell’impatto ambientale di tutte le nostre scelte di vita, possiamo scegliere di contribuire al miglioramento del bilancio energetico del pianeta. Un dovere inderogabile se si pensa alle condizioni in cui lasceremo in eredità il territorio alle future generazioni.
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