“Il mio angelo/ va pazzo / per il gelato al limone” … Quale vescovo si arrischierebbe a pubblicare versi così teneri – e così realistici – raccontando del suo Angelo custode?
Eppure monsignor Camisasca, sacerdote e scrittore, superiore generale della Fraternità sacerdotale dei missionari di San Carlo Borromeo, vescovo da pochi giorni, è uomo di vasta cultura e sicura dottrina. E, come a far da contrappeso all’immediatezza e alla leggerezza delle sue rime dedicate agli angeli, premette alla sua raccolta di poesie (“Poesie sugli angeli”, edizioni Messaggero Padova, euro 5) una dotta presentazione di suo pugno, nella quale spiega quanto queste misteriose creature celesti popolino le religioni antiche e poi il Vecchio e il Nuovo Testamento, e poi gli scritti dei Padri delle Chiesa. Figure sospese tra cielo e terra, gli Angeli sono annunciatori, sono messaggeri e ministri di Dio. Stanno a guardia e difesa della civiltà, come il San Michele di Mont Saint Michel o del pugliese Monte Sant’Angelo. Sono i Troni, le Dominazioni, i Cherubini e i Serafini che intonano il Sanctus nella celebrazione della Santa Messa. Ma soprattutto – è il loro compito più bello e più confortante per noi poveri umani – ci sono messi accanto come compagnia nel cammino verso l’incontro definitivo con Cristo.
È in questa veste che don Massimo ne racconta, e il fratello gemello, Franco, ne chiosa nella postfazione. Questi angeli sono i nostri custodi, “sempre sulla porta di casa”, ad aspettare, a riprenderci per mano nonostante il peccato e la distrazione che affannano le nostre giornate. Sono quella presenza che noi adulti facciamo così fatica a collocare nell’orizzonte del nostro credo, e che i bambini invece immediatamente si figurano. E la mano sapiente di Maria Teresa Carbonato, una lunga esperienza di pittrice, di mamma e di nonna, nelle tavole del libro li ritrae proprio così: ricci scomposti, sguardo sbarazzino, ali lanose e spumeggianti come trapunte, spesse e protettive come il grembo di una madre.
Come tutta la poesia (e ogni forma d’arte, in realtà) queste pagine esigono una spazio di silenzio, per entrare passo passo a colloquio con chi le ha scritte nell’arco di trent’anni, e ce le offre oggi come parola della sua intensa esperienza. Infatti, come dice altrove l’autore, “più di tutte le altre arti, la poesia è in grado di mostrar la densità della vita che anche una sola parola porta con sé, di condurci per mano verso la scoperta delle esperienze più vere e più profonde dell’esistenza”. Allora, se ti immergi in queste pagine, cominci a capire: anzi, cominci a vedere questi ridenti angeli che nel disegno sono assai più consistenti della creatura ad essi affidata. Vedere la realtà di una presenza “velata”, tanto discreta da poter essere ignorata; ma che un piccolo evento, un incontro, la sorpresa di un dono o un sollievo inaspettato rivelano improvvisamente in tutta la sua consistenza: “All’improvviso / ti scopri in due”.
Sono versi come questi, nel libriccino di don Massimo, che ti afferrano, ti si aggrappano al cuore e alla ragione, e ti fanno dire: ma è così, davvero, è proprio così anche per me.
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