Riapre (finalmente) il Museo Archeologico di Villa Mirabello con il completamento della sezione preistorica e protostorica, inaugurata lo scorso 30 novembre dopo il riallestimento della sezione romana, aperta dal 2006, presente già allora il Sindaco Fontana ma ancora in veste di Presidente del Consiglio Regionale.
Una lunga storia, quella delle raccolte archeologiche varesine, iniziata nel 1871 quando, all’indomani dell’Unità d’Italia si volle dar vita al Museo Patrio, raccogliendo cimeli e testimonianze del nostro passato ed in cui confluiranno donazioni, intere collezioni e frutti di scoperte casuali o di antesignane indagini scientifiche quali quelle condotte nei siti preistorici dei laghi varesini; una storia fatta di scelte coraggiose e lungimiranti, come quella dell’Amministrazione Comunale di acquisire l’attuale sede di Villa Mirabello nell’immediato secondo dopoguerra nonostante le difficoltà e le esigenze legate alla ricostruzione ma contrassegnata anche da un certo distacco tra le istituzioni cittadine ed il suo patrimonio culturale, se è vero che il primo conservatore, Luigi Borri, pare si adattasse anche a scopare i pavimenti…
La fase più recente, dal canto suo, inizia all’inizio degli anni ’80 del secolo scorso, con l’assessorato di Salvatore Caminiti e l’avvio dei lavori di ristrutturazione trascinatisi, tra appalti, cambi di progetto e di direzione lavori, fallimenti di imprese, continue richieste di finanziamento, difficoltà burocratiche, rapporti non facili con la competente Soprintendenza archeologica, per quasi una trentina d’anni. Invero qualcosa ancora manca all’appello ed è la sezione legata all’uomo ed all’ambiente che dovrà occupare la sala al secondo piano, già camera da letto della marchesa Litta Modignani, poi direzione del museo, dalla quale la vista sul Monte Rosa fa ben comprendere l’appellativo di Villa Mirabello. Ma accontentiamoci di questo traguardo augurandoci soprattutto che, al di là della legittima soddisfazione degli “addetti ai lavori” – l’assessore Simone Longhini, il dirigente/direttore dei Musei Andrea Campane, il conservatore Daria Banchieri, la presidente del Centro Studi Preistorici, Lucina Caramella – il rinnovato percorso museale rinsaldi nei varesini la consapevolezza delle proprie risorse storiche, culturali, ambientali ed aiuti a consolidarle e a valorizzarle.
La sezione romana già visitabile da oltre sei anni e che ora diventa cronologicamente la parte terminale del percorso documentava già la ricchezza degli insediamenti nel nostro territorio al tempo della dominazione romana e lo sviluppo dei commerci in un’area di passaggio tra la pianura padana e l’oltralpe, ma la presenza dell’uomo in questo territorio risale alla preistoria, favorita dalla situazione ambientale che favoriva lo sviluppo della caccia e della pesca, prima ancora dell’agricoltura. Materiale interessante proviene dall’Isolino Virginia, recentemente inserito con altri siti palafitticoli europei nel patrimonio Unesco tra i quali spicca per la maggiore antichità. Qui, anche recentemente e complice l’abbassamento delle acque del lago sono state svolte indagini che hanno evidenziato, pochi centimetri sotto il pelo dell’acqua, stupefacenti porzioni integre di impalcato ligneo, campioni del quale sono ora visibili in un acquario (è sempre l’acqua a garantirne la conservazione) a Villa Mirabello.
Lasciamo al visitatore lo scoprire altri reperti, tra cui il lastrone da Golasecca con curiose incisioni a forma di piede, la “stele di Vergiate” con iscrizione celtica in grafia sinistrorsa, il ricco corredo della “seconda tomba del guerriero” da Sesto Calende. Nel riallestimento non poteva mancare una sala dedicata ad un’altra curiosità già presente nel vecchio allestimento: la mummia di un bambino, della quale non si conosce né la provenienza né le modalità di rinvenimento, risalente, secondo le analisi al Carbonio14, ad un periodo compreso tra il 1594 ed il 1646 e didatticamente interessante per comprendere le moderne tecniche di indagine scientifica.
Il tutto è accompagnato da ampia pannellistica che contestualizza i reperti nell’ambito della storia del territorio ricostruendo ritmi e gesti della vita quotidiana di un tempo. Qui si poteva forse fare di più sfruttando maggiormente le moderne risorse della museografia e le tecniche multimediali di cui fa invece sfoggio, nello stesso museo, la rinnovata sezione dedicata al risorgimento. Ma una visita la consigliamo comunque a tutti, specialmente ai più giovani ed alle scuole che un tempo già affollavano le sale del museo e che sono sempre il “target” preferito di queste iniziative.
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