Un’alzata in vetro blu cobalto, con lamina d’oro a ventiquattro carati, realizzata dai maestri vetrai di Murano, una croce di cinquanta centimetri finemente lavorata in Etiopia, un presepe di madreperla realizzato dagli artigiani di Betlemme: sono alcuni dei centotrentacinque pezzi unici che compongono il catalogo dei doni privati ricevuti dal cardinale Angelo Scola durante il suo ministero episcopale come patriarca di Venezia che ora l’arcivescovo di Milano dona, a sua volta, al Fondo Famiglia Lavoro per raccogliere somme a sostegno dei disoccupati e delle famiglie in difficoltà economica. Nel primo week-end dopo l’annuncio della straordinaria vendita benefica, promossa dai Rotary Brianza Nord, sono stati raccolti oltre diecimila euro. Restano disponibili un centinaio di altri oggetti d’arte, che rappresentano un’idea-regalo di alto valore solidale.
“Abbiamo ricevuto molte telefonate da Milano, dalle province vicine e da tutto il Nord Italia – spiega Angelo Novara, curatore dell’iniziativa del Rotary –. L’interesse di chi chiama è triplice. C’è il desiderio di contribuire al Fondo Famiglia Lavoro, di avere in casa un dono del cardinale e di acquistare un oggetto prezioso”. Le opere in vendita sono visionabili nel catalogo online su www.rotarymeda.it e www.fondofamiglialavoro.it. Per aggiudicarselo, fino a esaurimento, basta telefonare al numero 338.1200880 (dalle 9 alle 13 e dalle 14.30 alle 21.30) e versare la propria offerta. I soldi raccolti saranno interamente devoluti a finanziare le attività previste della seconda fase del Fondo Famiglia Lavoro, che è coordinata da monsignor Luigi Testore.
Il progetto del Fondo Famiglia Lavoro fu lanciato dal cardinale Dionigi Tettamanzi nel Natale 2008 come impegno della Chiesa ambrosiana per sostenere chi, a causa dell’allora iniziale crisi economica, scivolava verso la povertà. Il Fondo, rivolto a disoccupati residenti nella diocesi con almeno un figlio a carico, ha raccolto in tre anni quattordici milioni di euro e ha aiutato economicamente 6.969 famiglie, delle 9.720 che avevano fatto domanda. Nella diocesi di Milano la sua azione ha portato alla nascita di centoquattro distretti con seicento volontari che hanno incontrato oltre diecimila famiglie. “L’istituzione del Fondo fu una geniale intuizione di Tettamanzi – spiega il cardinale Angelo Scola – ed è fondamentale che venga sostenuto ancora dalle generosità di tutti per allargare gli obiettivi. In particolare ci vorrebbe un maggiore coinvolgimento del mondo della produzione”.
La seconda fase può contare su una dotazione iniziale di un milione di euro, di cui cinquecentomila provengono dall’otto per mille e altre cinquecentomila dall’avanzo di gestione del vecchio Fondo. Rispetto al passato, il primo obiettivo è ora aiutare a ritrovare l’occupazione con borse di lavoro, formazione, microcredito e aiuto a chi ha perso il posto. Quattro, in particolare, sono le direzioni in cui ci si muove. 1) L’erogazione di un contributo economico a fondo perduto per tamponare le situazione di estrema emergenza economica. 2) L’orientamento e la riqualificazione professionale. 3) Il microcredito per l’avvio di piccole attività economiche. 4) Lo start up di nuove imprese.
L’erogazione a fondo perduto sarà curata dal servizio diocesano SILOE (Servizi integrati lavoro orientamento educazione) e sarà rivolta a quelle situazioni in cui non si può proporre un percorso di riavviamento al lavoro. Il contributo servirà a pagare spese prioritarie per evitare l’ulteriore aggravarsi della situazione e sarà fornito attraverso il parroco. La Fondazione San Carlo si occuperà invece della formazione mirata, un percorso di circa sei mesi che prevede un’indennità economica con un progetto personalizzato, il tirocinio in azienda, l’affiancamento nella ricerca attiva del lavoro e l’eventuale inserimento occupazionale.
La Fondazione San Bernardino, promossa dalle diocesi lombarde, sosterrà con il microcredito (fino a diecimila euro) le famiglie che non riescono ad avere un prestito dalle banche perché hanno perso il lavoro e hanno un reddito modesto. Infine, con il progetto “Fare impresa insieme”, coordinato dalle ACLI milanesi, saranno orientate e accompagnate al lavoro quelle imprese che vogliono nascere e quelle a rischio chiusura con l’obiettivo di salvarle. ACLI, Compagnia delle opere e Confcooperative metteranno a disposizione inoltre gli sportelli esistenti a livello provinciale per affiancare sia le imprese, sia i disoccupati che si sono rivolti al Fondo per ritrovare il lavoro.
Il mondo delle banche sostiene l’iniziativa. Alla conferenza di presentazione hanno partecipato, con l’arcivescovo Scola, Alessandro Profumo presidente di Banca Monte dei Paschi di Siena, Enrico Cucchiani di Intesa San Paolo, Victor Massiah di UBI Banca, Luciano Camagni condirettore generale del Credito Valtellinese e Paola Pessina del consiglio di amministrazione di Fondazione Cariplo. Erano presenti anche monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per l’Azione sociale e Luciano Gualzetti, vicedirettore di Caritas Ambrosiana.
“Fino a oggi ci siamo concentrati sulle famiglie – ha detto Gualzetti – Ora affronteremo il tema del lavoro. L’allargamento ai nuovi soggetti che portano la conoscenza del mondo dell’impresa e a tutti coloro che vorranno partecipare, ci consentirà di dare risposte più efficaci”.
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