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Libri

LIBRO CON BIGLIETTO DI RITORNO

SERGIO REDAELLI - 23/11/2012

Un dipinto di Emanuela Vasconi

Prendi il libro a prestito nella biblioteca comunale, lo leggi con tutta calma e dopo due settimane torni in biblioteca a parlarne con l’autore. Sì, proprio lui, lo scrittore in persona. È l’originale formula adottata dall’esordiente Giorgio Sarti, in arte G.G.R. Itras (cioè il cognome Sarti capovolto) per presentare a Induno Olona il libro di racconti “Dove muoiono le rondini”. Il volume, fatto stampare a sue spese, è illustrato da Manuela Vasconi, magica pittrice innamorata del Sacro Monte che racconta e commenta per immagini lo svolgersi dei capitoli. È questo un modo antico di narrare, un tempo in auge nella letteratura per ragazzi, da Emilio Salgari a Salvator Gotta. La fantasia di chi legge è stimolata dalla parola e guidata dal disegno o dal quadro.

Giuseppina De Maria firma la prefazione, la postfazione è di Romano Oldrini, gran cerimoniere del Premio Chiara. L’appuntamento è per venerdì 30 novembre, alle 16.30, tra i volumi della biblioteca di Induno. Già alla presentazione l’autore ha suscitato molto interesse. Dodici racconti, come i mesi dell’anno. Un tributo a Madre Natura e il simbolo della vita umana. L’autore, che di professione è medico legale, racconta la vita e la morte, l’inizio e la fine, l’infanzia e la maturità. A mano a mano che le pagine scorrono, le fiabe dell’adolescenza passano dai colori pastello della primavera alle calde tonalità del grano in piena estate, dal disperato splendore dell’autunno alla stagione del gelo dell’esistenza. È un viaggio dal sogno alla realtà. Una metafora della vita.

Nei racconti sembra di scorgere il richiamo a letture amate, Mark Twain, Guareschi e Piero Chiara oltre ai classici italiani e latini cui è dedicata un’epigrafe prima d’ogni racconto. Il gusto della vita di paese, la caricatura dei personaggi, le incursioni nella poesia della memoria. C’è “il Ruggiero che divide la polenta con gli innumerevoli fratelli al canto delle rane nelle sere d’estate”. Ci sono il parroco e il sacrestano, il sindaco e il partigiano, il ladro e il professore. I ricordi d’infanzia assomigliano alle avventure di Tom Sawyer, fra pollai profanati e dormite nel granaio: “Il vecchio mugnaio senza più eredi aveva raggiunto i suoi avi in Paradiso e certamente, assieme a loro, proseguiva felice il suo mestiere fornendo farina per il pane di santi e beati, fors’anche del Padreterno”.

Una bonaria ironia pervade le novelle. Il lato burlesco del cerimoniale, il parapiglia di un paese per un colpo di vento, il sogno infantile di guidare la vecchia corriera dal lungo muso a griglia e “dagli enormi parafanghi”. La vita è beffa, sorpresa, gioco tragico. L’autore ha vissuto da piccolo a Induno Olona e l’emigrante parte dai “Murin Grass” sognando di rifarsi una vita in America. La perde, invece, affondando con il transatlantico Andrea Doria nel ’56. C’è la squadretta liceale che affronta l’Aurora Calcio con un devastante colpo di scena finale. C’è l’età delle aspettative, in cui tutto è bello, sereno e il giovane studente crede che la medicina possa sconfiggere ogni male. Poi arriva l’età della disillusione e i sogni si spengono, ma non l’amore degli anziani sposi che affrontano insieme l’estremo viaggio, né la meta segreta delle rondini.

I quadri della Vasconi, esposti per due settimane, integrano e illustrano le parole. “Realismo magico, pittura narrante”, lei dice di sé. Sceneggia gli episodi, popola i quadri di personaggi naif. Sono panorami di fiaba con improvvisi slanci intimistici, case calde e illuminate in mezzo alla notte, bambini che giocano sugli alberi carichi di frutta, terre disseminate di reperti d’arte. Fanno pensare alle favole ingenue di Hans Christian Andersen e dei fratelli Grimm. Ma non è un gioco. La Vasconi ha esposto in Italia, in Francia, in Romania e figura nella Galleria degli artisti dell’Unesco. Ha insegnato al liceo artistico di Varese e di Parigi. Sue sono le illustrazioni del libro “Non sono passata per il camino” di Francine Christophe, scampata ai lager nazisti e interpretato in un quadro oggi esposto al Museo del Memoriale di Bergen-Belsen.

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