“Questo lavoro trae le mosse dalla convinzione che le fonti archivistiche, oltre a rappresentare una parte integrante del patrimonio storico, civile e morale di una comunità, siano strumento educativo prezioso e costituiscano la premessa documentaria essenziale per la difesa del territorio, inteso nel senso più ampio, e delle testimonianze delle molteplici attività umane passate e presenti” . Con queste parole di Giancarlo Peregalli si è aperta la giornata di studio che sabato 17 novembre ha ricordato il decennale della scomparsa dello studioso valcuviano.
Peregalli è stato archivista e storico, legato al suo territorio e aperto al mondo, appassionato del suo lavoro che concepiva come impegno civile che partiva dal passato per costruire il presente e il futuro, fucina di idee e di iniziative, ma soprattutto maestro delle nuove generazioni e amico generoso di tutti quelli che hanno avuto la fortuna di incontrarlo. Questo è apparso chiaro nella giornata in suo ricordo, in cui la varietà degli argomenti affrontati dagli intervenuti ha dato la misura della molteplicità degli interessi che aveva saputo suscitare e coltivare. Si è passati così da una relazione di Marina Cavallera dell’Università di Milano sulla storia delle elites cinquecentesche in Valcuvia a quella di Francesca Boldrini del Centro studi Peregalli con un excursus sulla storia dei “piliprand”, le intercapedini che per legge e consuetudine dovevano essere mantenute tra una casa e l’altra nell’edilizia tradizionale, passando per una rassegna a cura di Gianni Pozzi sulle prime riprese cinematografiche che all’inizio del secolo scorso hanno documentato la vita del nostro territorio. Tutte le relazioni verranno comunque pubblicate sul prossimo numero di “Terra e gente”, la rivista della Comunità montana delle Valli del Verbano che verrà presentata il 14 dicembre
Terra e gente è stata una delle pubblicazioni a cui Peregalli ha maggiormente contribuito, ma la sua bibliografia è vastissima e passa dalle edizioni critiche di fonti archivistiche, come quella dell’archivio della chiesa plebana di San Lorenzo a Cuvio insieme con Don Annino Peregalli, fino ad un lavoro svolto con Serena Contini sulle strade della Provincia di Varese, nato dall’intenzione di fornire al grande pubblico uno strumento per la lettura del territorio.
Personalmente lo ricordo per l’avventura, che ormai risale a vent’anni va, della mostra Un Popolo Una Storia, organizzata dal Centro Culturale Kolbe, che radunò a Villa Mirabello oggetti e immagini della devozione cristiana nel nostro territorio. Grazie alla sua intuizione geniale e alla sua capacità di organizzazione riuscimmo ad esporre in quella occasione oggetti che all’epoca erano poco noti e poco considerati, dai distintivi delle confraternite varesine alla statua settecentesca dell’Addolorata conservata nella sacrestia di San Vittore. Un patrimonio sconosciuto venne riportato davanti agli occhi di tutti non solo rendendo chiari i legami che ci ricollegano alla tradizione, ma anche la vitalità che essa ancora mantiene. Una delle foto esposte, di un antico affresco votivo davanti al quale mani sconosciute avevano appena messo un mazzetto di fiori freschi, era forse l’immagine più bella di questa continuità tra passato e presente che ha costituito il cuore dell’agire di Giancarlo Peregalli.
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