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Cultura

UN NUVOLONE CARICO DI QUALITÀ

PAOLA VIOTTO - 16/11/2012

Si può costruire una mostra, intelligente e interessante, con due sole opere? Certamente, se ci sono le idee giuste, la collaborazione generosa di enti e associazioni, la capacità di partire da una coppia di quadri per costruire un percorso sul territorio. Il tutto a costi ridottissimi, il che, in tempi di vacche magre, non è un risultato da poco.

Con questi intenti parte la piccola, grande mostra sul Nuvolone inaugurata il 10 novembre alla Sala Veratti di Varese. Piccola perché centrata su due sole tele, eseguite dal pittore per un anonimo collezionista e oggi conservate all’Accademia Tadini di Lovere (http://www.accademiatadini.it/). Grande perché attraverso gli apparati didattici e i testi del catalogo, invita il visitatore ad andare oltre lo spazio espositivo per salire a guardare con occhi nuovi due delle più importanti cappelle del Sacro Monte, la terza e la quinta.

Carlo Francesco Nuvolone è un artista che appartiene alla seconda generazione del Seicento lombardo. Lontano dalle atmosfere scure e dai toni severi della generazione precedente che era stata plasmata dal clima borromaico, fa sfoggio di una tavolozza ricca e piacevole e di una disinvolta abilità narrativa, applicata indifferentemente ai soggetti sacri e a quelli profani. Era un momento storico in cui il collezionismo non era più soltanto appannaggio degli aristocratici e dei grandi ecclesiastici, ma stava diventando un fenomeno sempre più diffuso, che alimentava la produzione di opere di formato ridotto, destinate alla fruizione privata dei proprietari e di una stretta cerchia di visitatori. Oltre ai paesaggi e alle nature morte, spesso di influenza nord europea, andavano di moda i quadri con soggetti biblici e mitologici reinterpretati in chiave simbolica o allegorica.

Le due tele della mostra si ispirano ad episodi dell’Antico Testamento oggi assai poco noti: Giuseppe insidiato dalla moglie di Putifarre e Susanna al bagno spiata dai vecchioni. In entrambi i casi vediamo un personaggio innocente che diventa oggetto delle mire sessuali del potente di turno, ma che riesce a ribellarsi e a rivendicare davanti al mondo la propria virtù. Sono quindi soggetti sacri che si prestavano ad una lettura moraleggiante, ma che, come spesso accade nei quadri a destinazione privata, diventano il pretesto per l’esibizione di due voluttuosi nudi femminili. Difficile capire, a distanza di secoli, se si trattasse di ironia o piuttosto di ipocrisia, o semplicemente del fenomeno, a noi oggi anche troppo noto, per cui il nudo comunque “fa vendere”. È il tema ricorrente della seduzione, come ben spiega nel catalogo Filippo Maria Ferro, massimo studioso del pittore. In ogni caso la bravura dell’artista trova modo di dispiegarsi nella resa della morbidezza degli incarnati e dei colori cangianti dei tessuti, in particolare nella prima delle due tele, dato che la seconda appare un po’ meno riuscita, come se risentisse dell’intervento della bottega.

Di tutt’altro genere le opere per il Sacro Monte, che si allineano perfettamente con lo spirito popolare e teatrale del luogo, regalandoci scenette gustose, come quella di Giuseppe che carica l’asino preparandosi alla Fuga in Egitto. Anche di questo si parla diffusamente nel catalogo, nel testo di Roberto Cassinelli, Conservatore dei Musei Civici del Castello di Masnago che non manca di segnalare altre tre presenze varesine del nostro pittore. La prima è la “Strage degli Innocenti” che si trova appunto al Castello. La seconda, una tela con l’”Immacolata”, appartiene alla chiesa omonima sempre a Masnago. La terza, invece, un “San Felice in Adorazione della Vergine” è collocata nella chiesa dei Cappuccini in Viale Borri. Sono tutti suggerimenti preziosi per chi vuole scoprire o riscoprire una parte del nostro patrimonio artistico, della cui esistenza è anche troppo facile dimenticarsi.

Le due tele dell’Accademia Tadini resteranno invece alla sala Veratti fino al 20 gennaio, in un’ideale continuazione della collaborazione già fruttuosamente sperimentata con la mostra delle incisioni canoviane. Nel comitato organizzatore va segnalata la presenza dei Club Rotary del Gruppo Seprio, dell’Associazione Varesevive e del comitato culturale del CCR di Ispra, a riprova che il lavorare insieme dà sempre frutti preziosi.

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