Riflettevo in questi giorni nel ricordo di Luciano Brunella, architetto, di cui una bella mostra di progetti e realizzazioni, allestita da alcuni colleghi nel 50° del nostro Ordine a Villa Mirabello di Varese, rinnova la memoria. Ci ha lasciato nel 1981 nel pieno della sua attività, vittima di un incidente in montagna. Per noi e per l’area varesina nella quale prevalentemente operava si è prodotta un’assenza che ci ha impoverito certamente di altri suoi contributi.
Operò soprattutto negli anni ’70 del secolo scorso, poco più che trentenne. Concepiva una architettura essenziale, sobriamente realizzata con materiali e finiture schiette. Il cemento armato a vista le caratterizzavano frequentemente. Ha certamente avuto la fortuna di una committenza colta e di un clima amministrativo comunale rispettoso del progetto qualificato. Ma erano anche gli anni di altri interventi sconsiderati che hanno impoverito la città e vari luoghi del nostro territorio così ricco di storia e di bellezza.
Non si era ancora avviata una riflessione più profonda sulla riorganizzazione di questa città, sull’importanza di una visione urbanistica complessiva adeguata. Gli architetti di valore come Brunella facevano la loro parte e ci offrivano episodi di bellezza. Le immobiliari procedevano nel loro ambito edificatorio quasi sempre nel rispetto di regole quantitative ma in assenza di una visione urbana che competeva all’Amministrazione pubblica definire, ma che non era stata in grado di definire.
Quando qualcuno ci viene a mancare si prova a pensare quali avrebbero potuto essere i suoi contributi per noi oggi. Quali contributi Brunella avrebbe potuto darci ancora. Una stagione breve la sua.
Oggi con noi potrebbe affrontare i problemi di questa città così dispersa, così disorientata. Portare la testimonianza della bellezza dell’architettura in un rinnovato spazio urbano da realizzare.
Con relazioni sociali più intense e fiduciosa speranza nel nostro comune futuro. Per rimetterci in sintonia con la bellezza di questo nostro paesaggio, di questa nostra storia meno recente che si arrestò confusa nei primissimi decenni del secolo scorso.
Questo è infatti il dovere che compete all’architettura e ai suoi migliori interpreti. Credo che Brunella avrebbe capito, che sarebbe stato anche oggi un protagonista.
Il suo ricordo è un esempio e uno stimolo per noi.
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