Riprendiamo il discorso sempre nell’attesa della nascita del PGT varesino e della sua presentazione al Consiglio Comunale. Disinteresse dei cittadini sulle problematiche urbanistiche, ma quanto “promosso” se non addirittura auspicato da chi gestisce la stessa istituzione comunale?
Per rimanere ancora alla metodologia dell’approccio ai temi e prima di conoscere come si vorranno affrontare i problemi cardine dell’ordinato sviluppo della città, riteniamo soffermarci ancora su qualche premessa.
A monte del piano varesino dovrebbe esserci, ed in effetti c’è, il Piano territoriale di coordinamento provinciale, approvato e vigente già dal 2007. Non sarebbe interessante conoscere e far conoscere ai cittadini le direttrici di detto documento? Non solo, avendo quel piano anche specifiche funzioni di coordinamento, non sembri inutile sapere quanto hanno deliberato in materia urbanistica i nostri vicini, cioè almeno alcuni Comuni confinanti come Induno Olona, Malnate, Gazzada, Buguggiate, Gavirate e Casciago. I quali tutti, se non andiamo errati, si sono già dati per tempo, in piena autonomia, i loro PGT. Forse qualcuno di tali piani potrebbe prevedere interconnessioni con Varese. Per quanto se ne sappia è stata fatta molta programmazione “di campanile” cioè molto ristretta nei rispettivi confini comunali. Ma se fosse andata così dovrebbe addebitarsi al Comune di Varese un’altra pesante critica: non avere promosso per tempo tutta una serie di incontri, singoli o plurimi, con quei Comuni vicini ai fini di verificare la possibilità di una programmazione d’area interurbana. Almeno per la realizzazione dei principali servizi pubblici e dei raccordi viabilistici.
Da anni non solo gli urbanisti ma anche buona parte dei varesini si è convinta che gli spazi nei confini comunali (compresi quelle delle fabbriche abbandonate e che andranno doverosamente recuperate) si sono resi ormai insufficienti a soddisfare tutte le necessità di una città diventata centro di funzioni che attraggono utenti da un ampio comprensorio.
Varese si sobbarca il carico di tante ed importanti funzioni direzionali pubbliche e private a carattere extra comunale. Si pensi per esempio agli ospedali e a tutti gli istituti scolastici medi e superiori, alle stazioni ferroviarie e degli autobus. Tutto questo produce migliaia di pendolari giornalieri ai quali si aggiungono i noti e soffocanti flussi di traffico di attraversamento della città.
Che fare? Non sarebbero questi problemi da affrontare insieme ai Comuni contigui alcuni dei quali potrebbero aprirsi a collaborazioni? Casciago per quanto tempo ancora vorrà impedire la prosecuzione di Corso Europa fino ai suoi confini? Un’opera che realizzerebbe un altro tratto di anello circonvallare attorno a Varese. Ed il carcere dei Miogni, non ampliabile ed in condizioni strutturalmente non migliorabili, dovrà rimanere per l’eternità nella centralissima via Felicita Morandi costringendo i detenuti a condizioni di vita inumane? Se Varese non trova un’area per il nuovo carcere, possibile non ne esista una adeguata oltre i suoi confini comunali? Per esempio ai lati del nuovo peduncolo della Pedemontana dalle parti di Schianno?
Tornando al Piano territoriale di coordinamento provinciale, si teme tuttavia che esso non sia abilitato a svolgere funzioni programmatorie e cioè ad imporre soluzioni ai Comuni (lederebbe la loro autonomia), ma solo a dare indicazioni di massima. Meglio di nulla. Nessuno avrebbe però vietato alla Provincia di farsi lei stessa promotrice di incontri tra Comune di Varese e Comuni vicini per esercitare una giusta azione di persuasione tentando almeno di raggiungere obbiettivi condivisi. Questa azione è stata fatta? Ecco come di frequente leggi ispirate ad obiettivi positivi finiscono per essere burocraticamente applicate rendendole in gran parte inefficaci.
Ma non è il caso di sparare sulla Provincia. Sarebbe di cattivo gusto farlo di questi tempi.
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