Un’atmosfera raffinata avvolge i visitatori della mostra “Vedute del Regno di Sardegna” che trova adeguata location nelle eleganti stanze di palazzo Accorsi, sede della Fondazione Accorsi-Ometto a Torino. Sono esposte centocinquanta vedute dal vero di Angelo Cignaroli, paesaggista, tra cui una quarantina di inediti appartenenti a collezioni private, che propongono residenze reali e città, villaggi, siti, monti, una preziosa carrellata di squarci sul passato immortalati con garbato realismo; oltre al valore artistico possiedono notevole valore storico quali ‘testimonianze iconografiche’ perché raccontano gli aspetti di un territorio tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento e consentono di rilevare le sopravvivenze e le trasformazioni subite da molte località piemontesi e alpine.
Le vedute dal vero del Cignaroli affascinano per l’impostazione composta, la resa cromatica delicata, la cura assidua del particolare: sono ‘cartoline’, sono ‘fotografie’ del passato, collezionate durante una sorta di tour nel piccolo regno percorso dai primi turisti stranieri e dai primi alpinisti d’oltralpe, che documentano i luoghi simbolo del Piemonte e delle Alpi. È nel 1713, con la pace di Utrecht seguita alla guerra di successione spagnola, che i Savoia acquisiscono il titolo di Sovrani di Piemonte, e dal 1726 anche di Sardegna, e sentono l’esigenza di mappare il territorio di cui hanno preso possesso attraverso una delineatura della realtà territoriale: i quadri costituiscono una sorta di biglietto da visita per i frequentatori della Corte, nobili, ambasciatori, diplomatici; occorre poi mostrare le bellezze del territorio piemontese che veniva allora scoperto anche dai viaggiatori del gran tour e raccontato attraverso la pubblicazione delle prime guide: è una sorta di grande operazione d’immagine pubblicitaria. Le gradevoli vedute di Angelo Cignaroli, che mostrano sicura padronanza del disegno e della tecnica pittorica, sono poi apprezzate da nobili e da borghesi che acquistano i suoi quadri per abbellire le case in città e le sontuose ville di campagna, i veri e propri status symbol tra Settecento e Ottocento, segno di una moda importata dalla Parigi ove a pochi passi dalla residenza reale di Versailles è stata edificata la sontuosa dimora del Trianon per le vacanze primaverili ed estive, tanto che per accontentare la committenza, sono state eseguite numerose repliche di alcuni dipinti.
Angelo Antonio Cignaroli nato nel 1767 è l’ultimo esponente di una famiglia numerosa di pittori originaria di Verona, ove esiste l’Accademia di Belle Arti dedicata a Gian Bettino Cignaroli, che fu il primo della famiglia a dedicarsi alla pittura e fu attivo proprio a Verona dove lavorò con figli e nipoti tutti operosi nella bottega di famiglia; nella loro produzione si trova impronta della lezione di Giorgione e di quella di Carpaccio e dei paesaggisti veneziani e dei fiamminghi. Martino Cignaroli lasciò Verona per Torino; suo figlio Scipione lavorò a Milano con Peter Muller, il Tempesta, e dopo avere studiato a Roma le opere di Dughet, Poussin e Salvator Rosa, nel 1722 tornò a Torino ove lavorò a Palazzo Reale, e poi a Rivoli, ad Agliè, a Venaria a Stupinigi, trasferendo nelle sue opere di sapore vagamente arcadico, secondo i canoni dell’epoca, quanto aveva appreso. Scipione trasmise la sua maestria e il gusto per il dettaglio e un elegante e arioso senso del colore al figlio Vittorio Giuseppe Gaetano, detto Vittorio Amedeo, in ossequio al re, che con regia patente lo nominò “regio pittore di paesaggi e boscarecce” presso la corte. Angelo Antonio ereditò dal padre Vittorio, col quale ebbe attiva collaborazione, la leggerezza della resa pittorica, la tavolozza raffinata e l’abilità nel cogliere il particolare propria dei Cignaroli, insieme alle nomine a ‘regio pittore di paesaggi e boscarecce’ presso la corte sabauda, a insegnante di disegno topografico e, nel 1793 durante le campagne napoleoniche, a “disegnatore dei fatti d’arme” a fianco di Vittorio Amedeo III; tali incarichi gli consentirono di condurre perlustrazioni sul paesaggio e di sviluppare un crescente interesse documentario.
Angelo elaborò un suo stile personale allontanandosi via via dalla produzione vaporosa di Vittorio Amedeo; realizzò con spirito minuzioso vedute ben caratterizzate e ben identificabili, nelle quali prevalgono ampi scorci panoramici arricchiti da quinte arboree: nei suoi quadri il paesaggio diviene il vero protagonista e le figure presenti, per lo più di piccola taglia, sono rese realisticamente. Il tocco è preciso e leggero, la tavolozza usata è ricca di gamme cromatiche tenui in cui prevale l’azzurrino, le pennellate stese con rigore esaltano una luminosità diffusa e pacata sulle scene complesse e particolareggiate che risultano armoniose perché tutto è proporzionato in un sapiente gioco di equilibrio fra le parti.
La mostra si dipana seguendo un criterio espositivo topografico: le opere sono collocate secondo la logica dell’appartenenza territoriale, quasi a suggerire il percorso geografico di un viaggio pittoresco attraverso il Regno di Sardegna e sono “una ricca mappatura iconografica”. Ecco le vedute del Canavese: ecco i castelli di Buriasco, di Masino, di Caluso adagiati nel dolce paesaggio collinare, ecco Govone, Alpignano, la Rocca di Cavour e poi Mondovì e Sommariva Bosco; ecco illustrata la strada che da Limone Piemonte arriva a Nizza attraverso il colle di Tenda.
Dopo le sale dedicate alle “delizie reali” e alle “situazioni bellissime” il percorso affronta il paesaggio alpino: sono presentate alcune vedute del massiccio del Monte Bianco coi suoi ghiacciai, oggetto delle prime esplorazioni scientifiche, dei primi testi di studio e illustrazione: il De Saussure pubblicherà il Voyages dans le Alps nel 1796! Il Cignaroli interpreta il paesaggio di montagna in modo ormai vicino al sentire romantico – sono gli anni in cui le tesi kantiane sulla teoria del bello e del sublime si diffondono in Europa – e sottolinea gli aspetti impervi e inaccessibili della montagna, il sublime di natura, che generano emozioni fortissime.
La mostra si conclude con una piccola sezione dedicata alle stampe, affiancate alle incisioni precedenti di artisti come Sclopis di Borgostura o Bagetti.
Il volume “Vedute del Regno di Sardegna” curato dalla Fondazione Accorsi-Ometto e da Vittorio Natale, edito da Silvana Editoriale Milano, documenta in modo esaustivo l’attività vedutistica di Angelo Cignaroli e di Vittorio Amedeo e completa la mostra.
Dal 13 settembre 2012 al 6 gennaio 2013 Fondazione Accorsi-Ometto Via Po 55 Torino Orario: da martedì a domenica 10.00-13.00; 14.00-18.00. Tutti i giorni visita guidata alla mostra: ore 17.00. Info: 011.837.688
You must be logged in to post a comment Login