Talvolta succede che qualcuno lo becchino con la bomboletta in mano e la scorta nello zainetto, accade in genere dopo che “l’artista” ha già imbrattato con assurdi e disgustosi segnacci tutto quanto gli capita a tiro. È accaduto una decina di giorni fa in zona stazioni ma la frequenza dei fermi da parte dei Vigili Urbani è davvero modesta. Scorrendo gli archivi online dei giornali se ne ha la prova provata, verrebbe da dire che la probabilità di intercettare un imbrattatore sia di poco superiore a quella, davvero molto esigua, di incontrare notte tempo un elefante nel centro storico dell’ancora, per poco, capoluogo di Provincia. Intanto in barba a questa repressione blanda come un caffè svedese continua lo sconcio sistematico di portici, muri, centraline telefoniche, bidoni porta rifiuti, citofoni, recinzioni di parchi e giardini, mezzi pubblici nell’assuefazione dei cittadini e nella sostanziale indifferenza dell’Amministrazione comunale che lodevolmente progetta spazi – uno in via Copelli sotto il minigolf – per murales d’autore ma fa finta di non vedere quanto è accaduto e sta accadendo in città.
Faccia un giro l’assessore ai lavori pubblici – o chi per lui – in Corso Aldo Moro, lato edicola, per toccare con mano un ormai intollerabile degrado. Milano massacrata dai graffiti per il lassismo delle Amministrazioni, compresa in questo primo anno e mezzo, quella di Pisapia, sta finalmente correndo ai ripari facendo accordi coi proprietari, con le associazioni culturali, investendo qualche risorsa nella rimozione da parte di imprese specializzate dei deturpanti svolazzi. È proprio il lasciar correre, il subire passivamente che ha trasformato alcune città italiane nella terra promessa dei graffitari di mezza Europa, il ventre molle dove si può rischiare di più, dove la sfida vale comunque la pena perché le sanzioni sono blande e di incerta applicazione. A casa loro, dove pure deturpano a tamburo battente, il contrasto è più deciso e le sanzioni più severe e rapide. Sono anni che il mal andazzo varesino viene denunciato ma nessuno dal Palazzo risponde secondo la tecnica arrogante e collaudata di nascondere la polvere sotto il tappeto.
Mentre Varese subisce questo sgradito primato se ne troverà però un altro, senza sforzo alcuno, sotto il prossimo albero di Natale: quello dei risparmi nell’illuminazione pubblica messi in preventivo nella legge di stabilità del governo Monti. Il premier dice infatti che le città italiane sono fin troppo illuminate (quali?) e invita a spegnere, bontà sua, qualche lampione. Si adeguerà senza problemi la città giardino visto che da quindici anni intere strade e pezzi di città si spengono spontaneamente. Il “varesino” Monti applaudirà convinto, ne siamo certi.
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