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Opinioni

LA FATALE SICUREZZA AMERICANA

FEDERICO SCHNEIDER - 26/10/2012

Forse non è un caso che proprio l’ultimo faccia a faccia della campagna presidenziale negli Stati Uniti (quello di lunedì scorso) abbia visto i due contendenti misurarsi sul terreno della fatidica “sicurezza nazionale”. In fondo era inesorabile che un elettorato sfinito dagli interminabili battibecchi (e soprattutto dalle deprimenti previsioni di due contendenti più preoccupati l’uno ad immaginare gli apocalittici scenari risultanti dalla presidenza dell’altro, che non a proporre anche solo uno straccio di scenario proprio) infine avesse bisogno di essere rianimato con una massiccia dose dell’unico farmaco di sicuro effetto, unico rimedio alle più profonde paure inconsce e alle più penetranti ossessioni. Allora ecco i due contendenti lanciarsi in uno strano balletto dove occasionalmente pestarsi i piedi è parte integrante del balletto stesso.  Ecco, mutatis mutandis — ma neanche poi tanto — le guerre terminate (anche se unilateralmente), gli Stati canaglia, i governi da sostenere e quelli da far capitolare (stando però bene attenti a non farsi coinvolgere in guerre nuove); i nemici giurati da decimare o addirittura gli arcinemici della Guerra Fredda da riesumare. E soprattutto ecco la sede garante della legalità di ogni azione da intraprendere nei riguardi di uno stato sovrano relegata, come al solito, a mera opzione, per di più di scarsa utilità.

Davanti ad uno spettacolo così profondamente inquietante, mi viene da pensare che questa “sicurezza nazionale” sia un vero Moloch, per il quale nessun sacrificio sembra troppo alto. E pensare che c’è ancora chi crede che così si salvino vite umane! Pensiero curioso, se si pensa a quanto questa “sicurezza nazionale” è già costata al mondo. Quanti sono i morti iracheni, afgani, pakistani, libici, siriani, americani e alleati di questi ultimi dieci anni? Comunque già troppi! E gli Stati Uniti si sentono forse più sicuri? Non sembra proprio, almeno a giudicare dai discorsi che si sono sentiti fare l’altra sera. È davvero strano che in tempi di tagli e drastiche riduzioni di costi, nessuno, ma proprio nessuno, abbia sollevato la benché minima preoccupazione riguardo all’unico costo moralmente insostenibile di questo nostro tempo: la sicurezza nazionale americana. Invece si agitano mille fantasmi di tracolli finanziari al giorno, mentre la madre di tutti i tracolli è in corso.

Andranno alle urne ad eleggere il proprio nuovo leader, fra un paio di settimane. Chissà, forse qualcuno deciderà anche di dargli un bel Nobel per la pace. Una cosa però è certa, almeno per chi ha un po’ di quella che il nostro Guicciardini chiamava discrezione: a vincere non sarà uno dei due candidati bensì, ancora una volta, la fatale “sicurezza nazionale”.

Federico Schneider
Associated professor
University of Mary Washington

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