(f.g.) – Non andrà mai in carcere ma almeno un soldato tedesco sarà bollato dal marchio indelebile di una condanna all’ergastolo. Una sentenza per la Storia anche se lui si è sempre dichiarato innocente.
L’ex sottotenente di vascello Ernst Wadenpfuhl, 97 anni, il solo sopravvissuto degli autori della strage di Borgo Ticino del 13 agosto 1944, con i camerati della compagnia SS di Wladimir Krumar, in cui caddero dodici giovani innocenti, rastrellati alla bocciofila per rappresaglia (il giorno prima erano stati feriti in un paese vicino alcuni militari del Reich), era nella sua casa in Germania, quando mercoledì 17 ottobre il presidente del Tribunale Militare di Verona, competente per territorio, ha letto il dispositivo di un verdetto inseguito per decenni dai parenti delle vittime. “Colpevole-ha letto il presidente-di concorso in violenza con omicidio contro privati nemici pluiaggravata e continuata”.
E’ stata una corsa disperata contro il tempo, fra mille ostacoli, dopo che nel 1994 a Palazzo Cesi di Roma dall’ “armadio della vergogna” emerse fra le centinaia di fascicoli stragisti, quello di Borgo Ticino. Era stato nascosto con gli altri dopo l’ignobile accordo Italia-Germania degli anni ’50 per evitare ai reciproci criminali di guerra di essere giudicati. Ragion di Stato a cui i ministri italiani Gaetano Martino degli Esteri e Emilio Taviani (partigiano cattolico genovese) della Difesa aderirono per impedire che “il soldato tedesco”, a quel tempo in fase di formazione dopo la tragedia nazista, fosse macchiato da colpe mentre si accingeva a fare fronte nello spirito della guerra-fredda al colosso sovietico.
A quel tempo tutti i fascicoli, da Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, piazzale Loreto di Milano, Borgo Ticino, Caiazzo, Meina, ecc, erano già stati istruiti dalle autorità italiane e alleate. I responsabili erano vivi, molti erano addirittura detenuti. Uno scandalo su cui il disinteresse generale ha fatto scendere una rapida tela per nascondere tutto.
Difficile che l’imputato un giorno sia arrestato o punito con forme alternative. Molto più probabile che, come di recente per Sant’Anna di Stazzema, la magistratura tedesca, quando fosse chiamata a deliberare, archivi con la motivazione dell’impossibilità di definire con certezza la responsabilità del sottotenente di vascello. E’ la linea tedesca. Coprire. Anche quando le carte (che diverranno un libro) dimostrano in modo inoppugnabile la verità.
Il Tribunale Militare di Verona ha accolto in pieno la ricostruzione fatta dall’accusa. Per il sindaco Francesco Gallo e il vce Giovanni Orlando, stretti attorno ai familiari, è stato un giorno storico. “E’ una vittoria del paese e di tutta la comunità. All’inizo eravamo scettici sulla possibilità che il processo si svolgesse e quando fummo informati che i fascicoli da Torino venivano trasferiti a Verona quel dubbio era divenuto una certezza. Prendiamo atto dello sforzo dei giudici e del nostro avvocato Andrea Speranzoni di Bologna per chiudere questa pagina di dolore e di sangue”.
“Una sentenza importante-ha dichiarato il professor Carlo Smuraglia, presidente nazionale dell’Anpi-perché afferma la verità sulla responsabilità della strage e condanna il colpevole. Questo processo non sarà l’ultimo, speriamo, perché è ancora lungo il cammino per la verità e la giustizia per le tante stragi nazifasciste del ’43-‘45”,
Con l’ergastolo, i giudici militari hanno condannato l‘imputato a rifondere 300 mila euro ai familiari delle dodici vittime costituiti parte civile e 30 mila euro al Comune di Borgo Ticino.
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