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Lettera da Roma

E SE LA TOMBA DI SAN PIETRO?

PAOLO CREMONESI - 19/10/2012

Affresco delle catacombe di Marcellino e Pietro a Roma

E se la tomba di San Pietro non fosse proprio sotto l’omonima Basilica? Il dibattito tra gli storici si riapre forte del fatto che sino ad ora non si è giunti ad una prova incontrovertibile della presenza del corpo dell’Apostolo all’altare del Bernini. Lo stesso Paolo VI scelse la dizione: ”Risultato delle indagini che crediamo positivo e che possiamo ritenere convincente, anche se i lavori di ricerca continueranno”.

Molto dello stato dell’arte attuale si basa su di un piccolo frammento di quasi sei centimetri per tre e mezzo con lettere alte meno di un centimetro. È  il famoso ‘Petros eni’,  pezzo di un intonaco trovato dall’archeologo gesuita Antonio Ferrua. In realtà le lettere leggibili sono solo tre e la frase è una delle tante ricostruzioni possibili  degli storici sulla base di quanto vi è tracciato.

Margherita Guarducci, la studiosa recentemente scomparsa che più di tutti si è battuta per spiegare la continuità tra sepoltura di Pietro e Basilica, di quel frammento scrive: “Ero convinta che il graffito fosse stato inciso nel secondo secolo, poco dopo l’erezione della prima memoria in onore dell’apostolo. Più tardi però ho ritenuto che sia stato scritto in età costantiniana, prima della chiusura del loculo, cioè prima che venisse apposta la lastra marmorea anteriore. Con la chiusura della tomba si è desiderato così garantire anche nell’oscurità del sepolcro, l’identità di colui che vi aveva trovato il riposo”. Il che ha acceso ancor di più il dibattito partendo dalla strana constatazione che il nome del defunto era indicato dentro e non fuori la tomba.

Sul fatto che Pietro sia sepolto a Roma non vi sono dubbi, sul ‘dove’ invece il dibattito ferve. Non è un mistero che tra gli stessi esperti ecclesiali i pareri siano contrastanti: il 23 Ottobre del 2008 Carlo Carletti, specialista di archeologia cristiana, scrisse sull’Osservatore Romano, dando una nota di ufficialità alla tesi, che “sino ad ora nulla di quanto è emerso nel rettangolo di terreno sotto il baldacchino del Bernini poteva essere anticipato al periodo di Marco Aurelio cioè tra il 161 e il 180”. Ciò che invece è stata trovata è una piccola edicola in onore di Pietro, il cosiddetto ‘trofeo di Gaio’.

Alcune settimane fa la notizia che l’Azerbaigian, nato dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica, abbia stretto un accordo con il Vaticano, tramite Monsignor Ravasi, per riprendere gli scavi delle catacombe di San Marcellino e Pietro ha riacceso i riflettori dei media sulla vicenda della sepoltura di Pietro.

Non solo per la curiosa constatazione che una Repubblica islamica dava una mano ad uno Stato cattolico ma anche perché questo enorme complesso archeologico situato agli inizi della via Casilina nei pressi del mausoleo di Sant’Elena, la mamma di Costantino (consta di quattro chilometri e mezzo di gallerie su tre diversi livelli, un’area di tre ettari, venticinquemila tombe) èl luogo che la grande mistica del ventesimo secolo Maria Valtorta indica a più riprese come quello effettivo  della  sepoltura di Pietro.

Tra la fine del IV e gli inizi del V secolo i padri della Chiesa descrissero alcune delle catacombe. Per primo, San Girolamo racconta che quando era studente si recava, di domenica, a visitare le tombe degli apostoli e dei martiri insieme ai suoi compagni di studio: “Entravamo nelle gallerie, scavate nelle viscere della terra… Rare luci, provenienti dal sopratterra attenuavano un poco le tenebre. Si procedeva adagio, un passo dietro l’altro, completamente avvolti nel buio”. Il poeta iberico Prudenzio ricorda, inoltre, che, nei primi anni del V secolo, molti pellegrini venivano dai dintorni di Roma e anche dalle regioni limitrofe per venerare la tomba del martire Ippolito, che era sepolto nelle catacombe della via Tiburtina.

Insomma gli elementi per un thriller storico ad alta tensione ci sono tutti. Il che accade puntualmente nell’ultimo romanzo di Antonio Socci “I giorni della tempesta” (edizioni Rizzoli). Avvincente.

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