Il pensiero di Jacques Maritain non è il pensiero di un uomo solo, ma un pensiero di un uomo in dialogo con filosofi e teologi, con poeti e romanzieri, con artisti e musicisti, con politici e sindacalisti per cui il parallelismo della filosofia con il mondo della scienza e il mondo dell’arte è connaturale alla ricerca filosofica. Sono una documentazione viva le corrispondenze scambiate dal filosofo con George Rouault, Marc Chagall, Gino Severini, Igor Stravinskij, William Congdon, Paul Claudel, Francois Mauriac, George Bernanos, Giuseppe Ungaretti. Se Maritain pone a fondamento della sua riflessione filosofica l’intuizione, per cui il filosofare non è tanto una costruzione logica, quanto un’esperienza vitale, certamente queste familiarità hanno avuto il loro peso.
In quest’ottica Piero Viotto ha scritto due nuovi libri, il primo relativo al pensiero moderno, il secondo al pensiero contemporaneo che nel loro insieme costituiscono una storia della politica, della cultura e della religione, da Socrate fino a Sartre. L’opera completa i tre volumi precedenti dedicati al filosofo francese, che si presenta come antimoderno rispetto agli errori della modernità nata da Cartesio, Lutero e Rousseau (come ha scritto in un libro tradotto in italiano da Giovanni Battista Montini nel 1928) ma come ultramoderno rispetto ai valori di libertà e di solidarietà, che la modernità ha veicolato.
Infatti il contributo più originale del filosofo francese alla storia del pensiero riguarda la filosofia politica, da Primato dello spirituale (1927) a Umanesimo integrale (1936), da Cristianesimo e democrazia (1943) a L’Uomo e lo Stato (1951). Maritain recuperando da una parte il diritto naturale e dall’altra motivando il pluralismo come la metodologia politica, ha indicato le vie per una convivenza pacifica in una società complessa ove convivono etnie, religioni, culture diverse. Bisogna conciliare la verità e la liberta, lo Stato democratico non deve assumere nelle sue strutture le ideologie dei suoi cittadini, non può essere uno Stato cattolico o uno Stato Islamico, ma garantire la libertà di coscienza.
Rispetto alle diverse confessioni religiose non dev’essere neutro, assumerebbe come sua filosofia il laicismo, ma neutrale, rispettando la libertà di coscienza del cittadino. La carta democratica è un “credo civile di libertà” che veicola i valori pratici dei diritti dell’uomo a cui i cittadini aderiscono secondo le loro diverse motivazioni morali. La maggioranza ha diritto di governare, per il tempo stabilito dalla legislazione, ma il cittadino deve potere fare obiezione se una legge è moralmente contraria alle sue convinzioni e cercare di costruire nuove maggioranze. La legalità non è la moralità, ma, in uno Stato democratico, c’è una moralità della legalità, per cui bisogna ubbidire in coscienza alle leggi legalmente formulate.
In relazione a questi due nuovi libri di Piero Viotto e su queste tematiche la Biblioteca Comunale di Varese organizza per giovedì 18 ottobre, alle ore 18 nella sede di via Sacco una tavola rotonda a cui partecipano monsignor Franco Agnesi, Vicario Episcopale della Zona di Varese, Attilio Fontana Sindaco di Varese, Salvatore Consolo Dirigente del Liceo Classico “Ernesto Cairoli”. Il programma dell’incontro viene così presentato “I due volumi analizzano il formarsi del pensiero moderno e contemporaneo attraverso gli scritti del filosofo francese Jacques Maritain in una triplice prospettiva. Sul piano della cultura verificano il passaggio dal primato dell’oggetto, della verità – fino a giustificare politicamente l’inquisizione – al primato del soggetto, della libertà – fino a giustificare intellettualmente il relativismo. Sul piano della politica constatano la fine del machiavellismo degli Stati totalitari, ma anche la crisi della democrazia liberale. Sul piano della religione rilevano il superamento dello Stato confessionale in vista di una società pluralistica, in cui la persona sia libera di testimoniare le sue convinzioni”.
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