Davvero valeva la pena di aspettare due anni, due anni di ponteggi e porte chiuse per il più importante monumento medioevale del centro di Varese. L’hanno constatato i tanti varesini che hanno partecipato all’inaugurazione dei restauri del Battistero e quelli che l’hanno visitato nei due giorni in cui è stato aperto al pubblico in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio. Un evento che ha suscitato notevole interesse, al punto che la domenica sera alle dieci, dopo l’ultima Messa festiva, ancora molti visitatori si aggiravano nell’aula finalmente restituita alla fruizione della città, o salivano con curiosità alla tribuna soprastante.
Il nostro San Giovanni, nato in rapporto alla chiesa plebana di San Vittore, ha una storia lunga e complessa che in parte sfuma nella leggenda secondo cui sarebbe stato fondato dalla regina longobarda Teodolinda La parte più antica giunta fino a noi è la vasca battesimale altomedievale, che si trova più in basso del livello dell’attuale pavimento, sotto il fonte ottagonale di epoca gotica. L’edificio conobbe nei secoli centrali del Medioevo una serie di ampliamenti e di modifiche, che lo portarono ad assumere una forma assai insolita per un battistero della Diocesi ambrosiana. Invece di essere ottagonale, il Battistero varesino è infatti costituito da una vasta e maestosa aula quadrata coperta da una volta a crociera e seguita da un presbiterio pure quadrato e voltato, sormontato da una tribuna che affaccia sull’aula. Qui in origine venivano solennemente battezzati non solo i varesini ma anche gli abitanti di tutta la pieve di Varese, un vasto territorio che giungeva da un lato fino a Malnate, dall’altro a Barasso.
Quando un poco alla volta si affermò l’uso di battezzare i bambini nelle singole chiese parrocchiali, il Battistero perse il suo ruolo originario e nel corso del Cinquecento venne suddiviso in tre spazi separati per ospitare la sede delle confraternite. Per questo motivo venne demolita la scala che conduceva direttamente dall’aula alla tribuna, e ne venne costruita un’altra esterna, utilizzata ancor oggi. Seguì una lunga decadenza, punteggiata da eventi infelici, come il rifacimento ottocentesco della parete nord in forma diversa da quella originale e da tentativi di rinascita, culminati negli storici restauri degli anni Quaranta del Novecento. Da allora solo sporadici interventi, come quelli degli anni Novanta, con gli scavi archeologici nell’area circostante, il recupero della statua trecentesca del Battista in facciata, la riscoperta di un frammento di affresco esterno con il volto di Cristo.
I lavori appena terminati, diretti dall’architetto Gaetano Arricobene, hanno rispettato la sistemazione voluta negli anni Quaranta, con la vasca ottagonale al centro sollevata a mostrare quella più antica. Si sono quindi soprattutto concentrati sui problemi relativi al consolidamento strutturale, fondamentale per un edificio che nei secoli ha avuto vicende costruttive travagliate e contraddittorie. Sono stati rifatti l’impianto di riscaldamento e quello elettrico, con una nuova illuminazione che valorizza la decorazione affrescata. La pulitura e il consolidamento delle superfici dipinte permette ora di godere appieno di una decorazione pittorica che risale in gran parte al Trecento ma con aggiunte del Quattrocento e del primo Cinquecento. Le attente indagini svolte in questi anni e documentate nei dettagliati pannelli didattici predisposti per l’occasione hanno permesso di cogliere particolari finora sconosciuti delle tecniche esecutive, mettendo in risalto l’eccellenza del principale pittore che ha operato a Varese nel Trecento, l’enigmatico Maestro della Tomba Fissiraga.
Al finanziamento dei restauri hanno contribuito la Regione, Fondazioni ed Enti, ma anche tanti privati, quasi in una riedizione di quel fervore creativo che nei secoli passati spingeva le famiglie varesine a commissionare i dipinti sulle pareti del Battistero. Di ritorno alle radici ha parlato anche Monsignor Donnini, ricordando che l’edificio sarà di nuovo adibito alla funzione originaria, cioè alla celebrazione dei Battesimi, evitando di ospitarvi manifestazioni non consone. Proprio l’uso concreto che se ne farà permetterà di vedere se saranno ancora necessari interventi aggiuntivi, oltre alla sistemazione delle panche, per la quale è già stato lanciato un appello alla generosità dei varesini
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