Quando Benedetto XVI poco meno di tre settimane fa è partito da Roma alla volta di Assisi, lo ha fatto in treno. La notizia di per sé non sarebbe nulla di eccezionale se non per il fatto che in questo modo molti hanno saputo dell’esistenza di una stazione ferroviaria all’interno del Vaticano.
Si tratta di un piccolo edificio, normalmente adibito a magazzino, che vigila su milleseicento metri di binari. La linea si collega alla stazione delle FS di Roma-San Pietro, lungo la tratta che raggiunge Viterbo. È un raccordo non elettrificato che corre lungo il viadotto del Gelsomino sopra Via Gregorio VII e via Aurelia ed entra in territorio vaticano attraverso un grande portone scorrevole di metallo dal sapore medioevale cui segue una galleria di novantasei metri.
Una stazione “storica”: non in senso strettamente architettonico quanto per l’importanza che ricopre in occasione di grandi eventi: quando un treno arriva o parte da li è sempre per una occasione importante. Fu costruita dopo la firma dei Patti Lateranensi e divenne operativa nel 1934. Quando venne progettata si pensava ad una sua larga utilizzazione. Le personalità che si sarebbero recate in visita dal Papa avrebbero dovuto adoperato la linea. Le cose poi, come del resto in tutto il Paese, sono andate diversamente e le quattro ruote hanno, anche in questo caso, ampiamente vinto.
Per vedere partire un treno dalla stazione, da cui si gusta un inusuale e vicinissimo scorcio della cupola di San Pietro, si dovette aspettare il 4 Ottobre 1962, quando Giovanni XXIII compì il suo pellegrinaggio a Loreto e ad Assisi per chiedere una intercessione in vista dell’imminente Concilio Vaticano II.
In quella occasione Papa Roncalli utilizzò un treno presidenziale messo a disposizione dalla Presidenza della Repubblica. La prima sosta fu in territorio italiano alla stazione Tiburtina. Sullo scompartimento papale, tappezzato di velluto rosso, salì il Presidente del Consiglio Fanfani. Una grande folla attendeva ad ogni stazione ed il Papa viaggiò quasi sempre al finestrino benedicendo le persone che dall’alba si erano assiepate anche lungo i binari.
Diciassette anni dopo Giovanni Paolo II utilizzò la stazione per un viaggio simbolico con un treno “Arlecchino” delle Ferrovie dello Stato. Si trattava di un incontro con i ferrovieri dello smistamento Salario. Ma al Pontefice grande viaggiatore non poteva certo risultare estraneo il mondo delle rotaie. Ed ecco che, nel Febbraio del 1986, il volo di ritorno dal pellegrinaggio in India dovette atterrare a Napoli per una abbondante nevicata fuori programma su Fiumicino. Venne allestito un treno di emergenza che dalla città partenopea raggiunse il Vaticano. Fu poi la volta del pellegrinaggio ad Assisi del 2002 per il grande raduno interreligioso sulla pace cui si è ricollegato il recente viaggio di Benedetto XVI.
A parte queste occasioni “storiche” risultano ben rari i convogli che hanno varcato il portone (non di bronzo ma di metallo) per entrare in territorio vaticano: qualche treno Unitalsi che trasportava malati, un “Minuetto” nel 2007 per un incontro con i giovani, una vaporiera che portava studenti in viaggio per l’Italia, un treno di “Pax Christi” con personale diplomatico.
Fino ad un certo punto della sua storia la stazione ha smaltito anche un discreto traffico merci destinato ai magazzini dell’Annona ma la competizione del trasporto su gomma ed una certa farraginosità burocratica nei rapporti con la rete nazionale hanno via via portato a una progressiva diminuzione delle corse, oggi praticamente inesistenti.
C’è però un “momento di gloria” che si ripete quasi sempre all’inizio di ogni dicembre, quando la littorina diesel, che opera lungo il raccordo tra la rete nazionale e quella vaticana, aggancia il vagone che trasporta il grande albero di Natale, dono al Santo Padre da paesi nordici o regioni italiane. Così sarà dunque anche tra poche settimane quando l’allegro fischio del convoglio risuonerà lungo il cavalcavia di Gregorio VII e ci ricorderà che il Natale sta per arrivare viaggiando lungo i binari della storia.
Nella foto: Giovanni XXIII nel suo storico viaggio del 1962
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