La comunità religiosa e quella civica piangono la scomparsa, avvenuta alcuni giorni fa, di don Gianni Brambilla, figura di prete apprezzato e benvoluto. Appena ordinato sacerdote, don Gianni –nato il 31 dicembre del 1926 a Limbiate – fu destinato al Seminario di Masnago come vice-rettore (1949). L’ho conosciuto in quegli anni, perché frequentavo da seminarista la scuola media. Un ricordo ancora vivo: nell’estate del 1951 morì mio padre e al ritorno in seminario don Gianni mi disse: “Ricordati che il Signore è vicino a chi è nella prova”. Queste parole allora mi sono state di grande aiuto, soprattutto perché accompagnate da tanta vicinanza e umanità.
Questa carica di umanità è stata senz’altro una dimensione costante che l’ha accompagnato nel suo ministero: coadiutore a Laveno (1952-61) e poi a San Carlo di Varese, dove con questa umanità prorompente ha dato inizio alla nuova comunità parrocchiale e alla costruzione delle sue strutture: chiesa, oratorio, scuola materna. Don Gianni, inserendosi nella miglior tradizione della Chiesa ambrosiana, ha fatto il prete in mezzo alla gente, che lo ha sempre sentito vicino alle sue vicende belle e tristi della vita. La parrocchia era per lui una famiglia. Concretamente si ispirava alla figura evangelica di Gesù buon pastore. Il ricordo della gente di San Carlo è forte e intenso perché lui era presente nella vita delle loro famiglie.
Un secondo aspetto del suo ministero è stata l’attenzione educativa. Viene ricordato sempre circondato da ragazzi e giovani: attraverso questo lavoro educativo le famiglie stesse si sentivano inserite nella vita della parrocchia. Una giovane donna, cresciuta in Oratorio, ne serba questa memoria: “Era sempre disponibile, sapeva ascoltare, attento a tutti credenti e non credenti. Non si metteva in cattedra, dava consigli ma non imponeva nulla. Negli incontri sul Vangelo con adolescenti e giovani spiegava, ascoltava, sempre rispettoso delle nostre osservazioni”.
Una terza dimensione della sua vita, quella certamente che ha caratterizzato la sua attività pastorale, era la sua fede gioiosa. La gente ha impresso nella mente e nel cuore le sue liturgie come momenti belli e gioiosi. Una liturgia, oltre gli schemi rigidi di certe interpretazioni, che dava spazio alla creatività e la rendeva veramente “azione di popolo”. Nella sua vita religiosa c’era anche uno spazio particolare per Maria, la madre di Gesù. Don Gianni aveva perso sua madre da ragazzo, anche per questo la sua devozione a Maria era autentica e intensa.
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