Frana l’Italia sotto le piogge e i torrenti in piena. Alluvioni, smottamenti, città trasformate in fiumi amazzonici, morti e lutti; tutti noi assistiamo sbigottiti e impotenti alle immagini impressionanti trasmesse di continuo dai TG. Povera patria nostra colpita e ricolpita con cadenza ormai annuale, se non peggio, al cuore. Sono bastati due giorni di piogge, certo intense ma non infrequenti, per sommergerci e per metterci in ginocchio. Si è quasi rassegnati a questi eventi; nessuno sembra credere più alle parole dei nostri politici, ai nostri amministratori che parlano di interventi urgenti, di risanamenti, di protezione civile che – ahimè – anziché prevenire, sembra mobilitarsi a posteriori, a contare i danni. L’Italia sembra sperare e trovare il senso di andare avanti solo nelle immagini di quei giovani volontari genovesi muniti di scope e ramazze; visi puliti e genuini di una Nazione che non vuole e non può sprofondare.
Cambiamenti climatici, tropicalizzazione dell’Europa, eventi imprevedibili e fuori dal comune: qualcuno cerca comodi e facili alibi e scuse. È vero: la Natura può non essere clemente; è sempre stato così e sempre lo sarà. Ma quando si pensa di esserne al centro e ci si comporta da dominatori, infischiandosene delle sue leggi, quando continuamente le si usa violenza non per sopravvivere, ma per profitto e interesse, come oggi sempre avviene, ecco spiegato quello che succede.
La continua sottrazione di territorio a favore dell’urbanizzazione e dell’edificazione, la perdita costante e drammatica di terreno agricolo, i disboscamenti, i Piani Regolatori scellerati che permettono di costruire anche in aree a vincolo, le stragi di alberi, la diminuzione di superficie permeabile, l’assenza di manutenzione degli alvei dei fiumi e delle strade… e chi più ne ha ne metta: ecco le madri di tutte le sciagure e i disastri; altroché i cambiamenti climatici!
Si è perso il senso civico in tutto: dalle piccole alle grandi cose come è il rispetto del territorio, sacrificato al profitto pubblico e privato. In tutto prevale l’interesse e la speculazione; chi ha un terreno edificabile vuole e pretende di sfruttare ogni metro quadro di superficie lorda costruibile in barba magari a vincoli e divieti esistenti. Tanto poi i guai futuri saranno a carico del vicino e della collettività!
La mia attività – volontaria e non retribuita – di Presidente della Commissione del Paesaggio di Varese mi ha impegnato e mi sta impegnando parecchio; esperienza faticosa, anche per le pressioni cui si è sottoposti, ma formativa sotto altri punti di vista perché mi ha permesso di toccare con mano queste anomalie, queste perdite diffuse di senso civico, questo voler non guardare e considerare quello che si lascerà ai nostri figli. La società sembra pervasa a tutti i livelli da un diffuso senso d’egoismo. Certo, i politici attuali danno per primi l’esempio di poca attenzione a questi temi. Sembrano ricordarsene solo quando il patatrac è ormai fatto, quando c’è da commemorare, piangere lutti e promettere cose che non manterranno.
Proprio di recente – ne ho scritto la scorsa settimana – il Consiglio Comunale di Varese ha approvato, con votazione blindata e bulgara, una variante alle Norme del Piano regolatore cittadino permettendo, nello sciagurato progetto del parcheggio sotterraneo di Villa Augusta, di diminuire la superficie permeabile del manufatto dal 50 al 30 %. E così in un prossimo futuro un 20% in più di acqua piovana, anziché raggiungere la falda freatica, andrà a ruscellare in superficie su Via Bixio, e da qui, con i tombini intasati, perché nessuno fa più manutenzione, si riverserà sulla sottostante Ferrovia dello Stato…
Quanti esempi di mala amministrazione! Ovunque e comunque… e se i Generali fanno così, cosa si pretende poi dalla truppa, dai semplici cittadini?
Ho visto in questi anni di servizio nella Commissione del Paesaggio avanzare richieste di edificabilità in terreni sottoposti a vincolo idrogeologico. Le domande avevano una loro logica e ragione perché il PRG concedeva volumetria in quei terreni sottoposti a vincolo. Assurdo, ma vero e reale! E in tutti i casi il cittadino vuole fare prevalere il suo diritto riconosciuto di costruire sul vincolo ambientale. Cosa succederà, poi, nel futuro, sembra non interessare; l’importante è costruire sfruttando tutta la volumetria concessa da un Piano Regolatore, a mio giudizio, incongruo e contraddittorio. Da parte mia, sono convinto che il vincolo debba prevalere sull’ “inviolabile diritto” edificatorio… e mi sono sempre comportato di conseguenza.
Cambiamenti climatici, effetto serra, buco dell’ozono e chi più ne ha ne metta… tutto ci può stare e ci sta, per spiegare quello che è successo e succederà; ma è anche doveroso sostenere che la causa principe di tutti questi dissesti è l’uomo, con la sua incapacità di mettersi in sintonia con la Natura, con la sua convinzione di essere al centro di tutto e che tutto ruoti attorno ai suoi interessi e profitti. Emblematica al proposito è questa frase attribuita al Grande Capo Seattle dei Nativi d’America : “Questo noi sappiamo: la Terra non appartiene all’uomo; l’uomo appartiene alla Terra: tutte le cose sono connesse come il sangue che lega i membri di una stessa famiglia. Qualsiasi cosa ferisca la Terra, ferisce anche i suoi figli. Non è l’uomo che intreccia la trama della vita, egli ne è semplicemente una parte. Qualsiasi cosa egli faccia alla Terra, lo fa anche sé stesso”.
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