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Editoriale

LE RADICI DELLA POLITICA

LIVIO GHIRINGHELLI - 14/09/2012

Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del Buon Governo, Siena Palazzo Pubblico

Uno dei termini che più ricorrono nel comune linguaggio riguardo alla politica è il bene comune. Ovvio che lo si consideri staccato dal proprio interesse immediato, che lo si riconduca a un comportamento che, superando le categorie dell’utile, trovi il suo senso nella realizzazione autentica e piena della persona umana, di ogni persona (qui sta il bene morale), risentendo di un messaggio etico ch’è immanente alla natura delle cose. La società è in tale prospettiva più importante di sé e del proprio interesse particolare; si perviene per gradi e in forza del contributo di tutti a una società organica, non trattandosi più di una semplice massa di individui tra loro separati ed estranei. Né la morale si può giocare in una solitudine impolitica.

Oggi invece al relativismo si accompagna un individualismo spregiudicato, per cui ognuno riconosce solo ciò che è espressione della sua opinione soggettiva; i fini sono la carriera, l’arricchimento, il farsi spazio in una concorrenza sleale, avendo innanzi un orizzonte sempre pieno di incertezze drammatiche, perché privo di sfondi ideali. La politica è per così dire del tutto priva di sacralità, solo calcoli, sondaggi, clientele. Non l’essere importa, ma l’apparire. È necessaria invece una fecondazione reciproca tra dimensione spirituale e dimensione politica, affinché il nichilismo non raggiunga livelli assoluti.

Un imperativo si fa d’obbligo, che l’essere umano obbedisca comunque al giudizio sicuro della propria coscienza (come impone anche l’articolo 1800 del catechismo ufficiale). La coscienza ha il primato nella ricerca della verità. L’onnipotenza divina è funzionale alla libertà, non al conformismo. Anche la Chiesa oggi si è posta tra i principali sostenitori dei diritti dell’uomo. E nell’essere fedeli ai principi non si proceda nell’ambito della morale per pura deduzione per sillogismo, senza attingere alla saggezza dell’esperienza, sì che la comprensione attenta delle situazioni concrete faccia luce nella soluzione dei problemi.

L’esercizio tipico della vera laicità sta nella mediazione, nel dialogo. Se il livello interiore vede in gioco la nostra anima e il grado di adesione personale alla verità e alla giustizia, occorre che all’esterno si possa stabilire senza pregiudizi la convivenza con altri soggetti.

Niccolò Machiavelli vedeva l’aggregazione sociale solo in base agli interessi e alle passioni, Francesco Guicciardini scorgeva nel culto del particolare la chiave della politica. È purtroppo vero che gli italiani non hanno una religione civile. Di qui la corruzione che lacera il legame sociale, il prevalere eterno dell’io, la distorsione della furbizia, a scapito del principio unificatore dei singoli, che vede l’etica vincere l’opacità del reale. Una società è tanto più forte quanto più è unita, quanto più i singoli si armonizzano dialetticamente in una realtà più grande di loro e vi si riconoscono. Tra populismo e moralismo i politici veri, tramite i partiti, individuano un progetto autenticamente rivolto al bene comune. La prima tentazione e vocazione stabilisce un corto circuito tra leader e interessi e passioni delle moltitudini (soprattutto in base a facili slogan), il secondo estremo allarga soltanto la distanza tra morale e politica.

Bisogna che le classi dirigenti degne di tal nome si richiamino al principio enunciato da Aristotele nell’Etica nicomachea: “Il vero uomo politico è colui che vuole rendere i cittadini persone dabbene e sottomesse alla legge”.

Quanto ai cattolici, mettano la loro fede al servizio del bene comune, non dimentichi che questo mondo è chiamato a diventare Regno di Dio, nonostante tutti gli scacchi e le convulsioni, solo che pensino non a preservarsi come identità di seme e di lievito, bensì a conciliarsi con quanto è presupposto dalla sapienza divina in termini di realizzazione di bene e di giustizia. Soffrano coraggiosamente tutte le contraddizioni ispirandosi alla logica della carità e del servizio.

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