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Società

INSEGNARE LA GRAMMATICA CON LE CANZONI

ROMOLO VITELLI - 07/09/2012

L’Italia da Paese d’emigrazione è diventato rapidamente un Paese d’immigrazione, assumendo le caratteristiche sempre più evidenti di una società multietnica e multirazziale. Il processo ha comportato anche la crescita in modo esponenziale della domanda d’apprendimento della lingua italiana, come lingua seconda. Purtroppo il fenomeno ha trovato gli organismi istituzionali preposti alla problematica e gli stessi insegnanti impreparati a fronteggiare adeguatamente la situazione, costringendo gli istituti di ricerca, le università e le stesse case editrici ad improvvisare corsi d’aggiornamento e a rivedere l’impostazione didattica dell’insegnamento dell’italiano per stranieri.

Vale la pena però fare una piccola premessa per comprendere il perché dei nostri ritardi, circa la questione dell’insegnamento della lingua italiana come lingua straniera.

Nell’insegnamento dell’italiano come lingua seconda, il nostro Paese, a differenza della Gran Bretagna, della Francia, della Spagna e della stessa Germania, che avevano alle spalle una lunga tradizione d’insegnamento delle lingue e disponevano di materiali didattici motivanti ed accattivanti (manuali, dischi, videocassette etc.), ha pagato e paga lo scotto della mancanza di una specifica esperienza didattica in proposito. Da registrare anche il fatto che l’Università italiana non ha mai preparato nel passato gli insegnanti di lettere nella didattica dell’italiano, né come lingua materna, né tantomeno come lingua seconda, con il risultato che l’insegnamento negli anni passati ha risentito negativamente di un’impostazione vetero-umanistica. E questo però continuava anche negli anni Novanta benché il Consiglio d’Europa avesse proposto, sin dagli anni ’60 -’80, un suo “Progetto lingue moderne”: un approccio linguistico più adeguato alle nuove esigenze comunicative. Il progetto ribadiva che: “non è più lo studio della lingua al centro dell’attenzione, ma l’allievo e i suoi bisogni di comunicazione e di uso della lingua straniera”. Dai dati raccolti dal “Progetto”, era emerso con chiarezza che non solo la domanda d’italiano cresceva, ma anche che: “l’italiano attirava non soltanto per il suo passato e la sua tradizione letteraria, ma anche e soprattutto per essere l’Italia un Paese interessante nel presente”; e quindi era necessario adeguare la didattica e porre l’accento nell’insegnamento anche su tematiche italiane più attuali.

La richiesta di mettere l’allievo e non la lingua al centro del processo educativo, nonché l’approccio comunicativo elaborato dal Consiglio d’Europa con manuali e proposte pratiche, avrebbero dovuto spingere la ricerca delle nostre università e i docenti d’italiano, lingua seconda, ad interrogarsi su quali fossero i metodi migliori per rispondere alle mutate esigenze pedagogiche e quindi a cercare di cambiare metodi d’insegnamento per renderli più motivanti ed interessanti e più adeguati alle esigenze dei nuovi destinatari. Ma purtroppo questo approccio comunicativo, concepito come “capacità di esprimersi in maniera non solamente corretta, ma anche appropriata alla situazione” veniva per lo più disatteso nella pratica quotidiana nei corsi in Italia e all’estero.

Così mentre nel “mondo la domanda d’italiano come lingua/2 cresceva di anno in anno”, ad esempio nelle Scuole Europee sparse in Europa non solo non si registrava questo dato, ma la richiesta d’italiano si attestava su livelli modesti”.

Il fenomeno purtroppo si registrava anche nella Scuola Europea di Varese, dove all’inizio gli alunni che seguivano l’insegnamento dell’italiano erano molto pochi, un’ esigua minoranza. I metodi erano antiquati e non rispondevano alle esigenze comunicative dei giovani europei.

Non a caso uno dei primi testi ad aver avuto un certo successo per molti anni nei corsi è stato quello di K. Katerinov, che aveva un approccio grammaticale – traduttivo di tipo tradizionale.

 Ci sono voluti nuovi insegnanti di IL2, nuovi metodi più motivanti, l’ausilio di mezzi multimediali e un duro lavoro di revisione metodologica, per ovviare alla situazione, e fare dell’italiano, negli anni ‘80/’90, una delle lingue più studiate alla Scuola Europea di Varese, in grado di competere dignitosamente con lo studio delle altre lingue seconde.

Per fortuna oggi molta strada è stata fatta rispetto ad allora e i metodi d’insegnamento/apprendimento dell’italiano, come lingua straniera, sono cambiati direi in meglio. Eppure in molti corsi, spesso in quelli improvvisati dai vari enti privati e pubblici, per fronteggiare la grande domanda nel nostro Paese, persistono ritardi, impostazioni vecchie e superate dell’insegnamento dell’italiano e quindi inadeguate a dare una risposta alle esigenze degli stranieri, desiderosi di apprendere la nostra lingua.

Prendiamo ad esempio lo studio grammaticale delle preposizioni: vi possono essere vari approcci per il loro apprendimento: ve ne è uno ad esempio di tipo tradizionale e rigorosamente classico che ci ricorda, come dicono gli autori M. Dardano e P.Trifone, de “La Lingua Italiana”, Zanichelli, di cui riporto qui di seguito solo alcuni, parziali stralci che: “Le preposizioni sono parole invariabili che servono a collegare e a raccordare tra loro i costituenti della proposizione: vado a casa di Maria;o a raccordare tra loro due o più proposizioni: “vado a casa di Maria per studiare”(…).

 Le preposizioni statisticamente più frequenti sono: di (può elidersi davanti ad altra vocale, in particolare davanti a i: d’impeto, d’Italia, d’Oriente, d’estate); a (si può avere ad, con d eufonica, davanti ad altra vocale, in particolare davanti ad a: ad Andrea, ad aspettare, ad esempio).

Seguono per frequenza d’uso: da, in, con, su, per, tra (fra).

La preposizione «di», regge vari complementi, ne riportiamo solo alcuni con gli esempi: specificazione:l’automobile di mio padre; paragone: è più bravo di me; moto da luogo: esco di casa presto: moto per luogo: passiamo di qui; moto a luogo: vado di qua;stato in luogo: dormo di là;origine, provenienza: sono di Roma; argomento: un libro di filosofia; materia: una statua di marmo;mezzo: ungere una padella di burro;modo;fine;causa;abbondanza; privazione; qualità; tempo;colpa; pena;stima, prezzo; limitazione; quantità; misura”.(…)

Ora è indubbio che apprendere le preposizioni, anche se nella forma ridotta e parziale da me riportata, per l’economia dell’articolo, presuppone una padronanza della lingua molto avanzata e soprattutto un po’ di dimestichezza con l’analisi logica: conoscenze e competenze certamente non possedute adeguatamente da molti degli stranieri, che seguono i corsi. Che fare allora?

Si possono insegnare le preposizioni a degli stranieri, che seguono le lezioni di lingua e cultura italiana, dopo una giornata di duro lavoro, in modo divertente e motivante, nell’ultima parte serale del corso ? Direi di sì, personalmente l’ho sperimentato tante volte, negli anni ‘80 e ‘90 nell’insegnamento dell’italiano lingua/2, anche nei corsi d’aggiornamento agli insegnanti italiani, operanti in Germania, ricorrendo a canzoni, vignette, barzellette, spot pubblicitari, brani di film ecc.

Ora vedo con piacere che le mie intuizioni pedagogico – didattiche di allora non erano poi così tanto peregrine. Infatti due linguisti di vaglia, i professori universitari: Valeria della Valle e Giuseppe Patota, “da tempo impegnati a smantellare il modello di una lingua inappuntabile ma astratta e inespressiva, proposto per molto tempo dalla scuola, hanno pubblicato vari libri, presentando una proposta di grammatica tutta nuova (“Viva la grammatica”, Sperling & Kupfer, 2006), per avvicinare quanti sono interessati all’appassionante, avventurosa storia dell’italiano e per scoprire – una rivelazione davvero inaspettata! – il lato divertente della grammatica. Una guida amichevole, basata su esempi tratti dalla comunicazione quotidiana, dalle espressioni usate nei giornali, in televisione, nei romanzi, nelle canzoni, nei film”. (Cit. in seconda di copertina).

Vediamo come presentano i due autori lo studio delle preposizioni semplici.

“La Canzone di Marinella, Onda su Onda, Bocca di Rosa, Mi ritorni in mente, Fra noi, Il cielo in una stanza, E’ l’uomo per me (…):questi sono titoli di canzoni famose, ve l’immaginate i titoli di questi successi musicali – dicono i due professori – ormai entrati nella nostra memoria collettiva, se non fossero esistite le preposizioni semplici ed articolate?

La preposizione infatti ha la funzione fondamentale di stabilire rapporti e relazioni fra le parole, sicché non possiamo farne a meno per comunicare.

Di, a Oltre che a far scrivere canzoni belle come // cielo d’Irlanda e A chi? le preposizioni di e a servono a molte altre cose.

Di può indicare una stagione o un momento della giornata («D’estate Roma è bellissima»; «Lavoro bene solo di mattina»), un modo («Mi sono svegliato di cattivo umore»), un possesso («Hai visto la moto di Carlo?») ecc. (…) il secondo termine di un paragone («Carlo è più simpatico di te») (…). In, da, per, con : “Ritornerò in ginocchio da te / l’altra non è non è niente per me / Ora lo so ho sbagliato con te /ritornerò in ginocchio da te. (Gianni Morandi, In ginocchio da te (1964).

Con In ginocchio da te prendiamo quattro piccioni con una fava, anzi: quattro preposizioni (in, da, per e con) con una sola strofa.

In, oltre che a far mettere in ginocchio Gianni Morandi, serve a indicare un tempo («È nata in gennaio»), una posizione o una direzione verso un luogo («Rimarrò in casa»; «Andrò in Spagna»), un mezzo («Vengo a prenderti in moto») (…)”.

Uno studio delle preposizioni, come questo proposto dagli autori sarà certamente più motivante e divertente rispetto a quello più tradizionale, ma nulla vieta che l’insegnante poi prenda, ad esempio, le ultime tre proposizioni: («Rimarrò in casa»; «Andrò in Spagna»), («Vengo a prenderti in moto») e dica che siamo in presenza, nel primo caso, di un complemento di stato in luogo, nel secondo, di moto a luogo e nel terzo, di un complemento di mezzo, facendo tutte le considerazioni morfo-sintattiche che riterrà più opportune in quella fase precisa di apprendimento della lingua dei propri studenti, tenendo conto delle loro possibilità ricettive e produttive.

A conclusione di questa mie considerazioni vorrei suggerire a quanti sono impegnati nell’insegnamento della grammatica italiana agli stranieri, ma anche ai docenti delle elementari e medie, di servirsi delle canzoni in voga, che piacciono oggi ai ragazzi, ma che non strapazzino però l’italiano. Personalmente per i corsi agli stranieri sceglierei la canzone molto famosa di Gino Paoli:“Sapore di sale”, un grande successo degli anni ’60, che ormai fa parte della nostra cultura musicale.

L’ho utilizzata, unendo l’utile al dilettevole, molti anni fa, insieme ad altre canzoni di moda e materiale vario, come ho già ricordato, nelle ore pomeridiane d’insegnamento ed è stata sempre molto apprezzata. E’una canzone, scritta in corretto italiano, che chiude con la tradizione melodica che privilegiava le rime formate da parole tronche in finale (amor, cor, ecc) e che si presta non solo a spiegare le preposizioni semplici e quelle articolate, ma anche le altre parti del discorso (i verbi: ad esempio, il presente dei verbi: essere (è) ed avere (hai) le coniugazioni dei verbi: in –are, sdrai-are, pass-are; in –ere, cad-ere, sed-ere; in –ire, usc-ire; i nomi plurali: braccia e labbra, in alcuni dei loro diversi significati: La mamma strinse la bimba tra le sue braccia; Afferrò la carcassa dell’auto con i bracci della gru; pendeva dalle sue labbra; i labbri del recipiente erano scheggiati; gli aggettivi, gli articoli, i pronomi ecc.) presenti nel brano. La canzone la si trova facilmente su internet.

Sapore di Sale” 

“Sapore di sale, /sapore di mare, /che hai sulla pelle, /che hai sulle labbra, /quando esci dall’acqua /
e ti vieni a sdraiare /vicino a me /vicino a me. / Sapore di sale, / sapore di mare, / un gusto un po’ amaro / di cose perdute, / di cose lasciate / lontano da noi / dove il mondo è diverso, / diverso da qui. Il tempo è dei giorni /che passano pigri / e lasciano in bocca / il gusto del sale. /Ti butti nell’acqua mi lasci a guardarti /e rimango da solo / nella sabbia e nel sole./ Poi torni vicino /e ti lasci cadere così nella sabbia / e nelle mie braccia / e mentre ti bacio, / sapore di sale, / sapore di mare, sapore di te”. (Lyrics/Music: Gino Paoli, Ed. BMG Ricordi Music Publishing – Milano Universal Music Publishing – Milano).

Provare per credere! Buona lezione e buon divertimento!

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