Al cambio della guardia del vertice gestionale del “Circolo” sono andato in punta di piedi, lasciando spazio e ribalta a chi ne aveva diritto, cioè ai miei giovani colleghi che sono divisi da una sana rivalità professionale, ma che per me sono un granitico “unicum”. Il motivo di questo Vedani ecumenico è molto semplice: quasi tutti rappresentano una pagina della mia piccola storia di cronista che appunto ho scritto militando nelle loro testate.
È accaduto che mentre si protraeva l’affollata riunione di commiato tra i big amministrativi e medici, nel corridoio si sia avviata una bella discussione tra i giornalisti. Oggetto del contendere l’ospedale Filippo Del Ponte, cantiere oggi per diventare domani polo di pediatria. La discussione ha rivelato qualche passaggio di giornalisti dall’uno all’altro degli schieramenti dei favorevoli e dei contrari a un’iniziativa che obiettivamente da tempo fa discutere in città. Sono stato zitto per parecchio tempo, poi mi sono concesso un’invasione di campo tenendo conto di un dato obiettivo: i lavori vanno avanti, si stanno creando le premesse per la realizzazione di un ospedale veramente del “Sorriso” almeno dal punto di vista alberghiero, dell’accoglienza dei bimbi e pure delle madri, forse a volte dimenticate nelle polemiche.
Un progetto di per sé milionario che non può prescindere da una struttura sanitaria avanzatissima nelle tecnologie e gestita da team di medici di assoluta eccellenza. Voglio dire che il nuovo ospedale dovrà essere particolarmente attrattivo per vaste aree del Nord dell’Italia, traguardo a portata di mano se si considera che nemmeno a Milano esiste ancora oggi una struttura che possa essere leader del settore.
A Varese sono numerosi gli scettici, non vedono in sostanza un rinnovamento del polo pediatrico che vada oltre un bel “cinque stelle” che può contare su primari di profilo. Non ci sarebbe in sostanza un salto culturale nel progetto dal momento che un’opera così ambiziosa non gode di quell’autonomia di guida che meriterebbe essendo essa condizionata da lacci e trappole di vecchie subalternità al “Circolo” in termini di gestione e scelte, ma anche e soprattutto di strategie che vengono da Palazzo Lombardia.
Ai miei colleghi ho detto allora che il progetto Del Ponte potrà essere vincente se la Regione si deciderà a dedicargli un leader autonomo, competente, con le idee ben chiare non solo per i mattoni e quindi sia in grado di gettare le basi e perseguire l’obiettivo più importante, cioè assistenza e cure d’avanguardia ai bimbi.
È proprio questo “edificio” medico che può dare a Varese il primato nel Nord. Un primato che a Varese ha già avuto e ha dei veri pionieri in alcuni specialisti. Sono un patrimonio che merita di essere onorato, sono riferimento e stimolo per i medici giovani, per chi lavorerà per la grande scuola pediatrica. Che abbiamo l’occasione di realizzare offrendo nel contempo un servizio eccezionale ai varesini di oggi e del futuro.
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