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Cultura

LA FAMIGLIA, QUESTO TESORO

- 27/07/2012

Angela e Giampaolo Cottini

 

È in libreria da qualche settimana “L’avventura della famiglia, fidanzamento, matrimonio e dopo”, Edizioni Ares, scritto da Angela e Giampaolo Cottini. Gli autori hanno raccontato a RMFonline il percorso da cui è scaturito il libro, analizzato i suoi contenuti, argomentato sul presente e sul futuro della famiglia.

 

Com’è nata l’idea di questo libro sulla famiglia?

Questo libro nasce anzitutto dalla riconoscenza per la bellezza dell’esperienza di vita insieme che ci è stata donata in trentasette anni di matrimonio, ed è per noi anzitutto un gesto di ringraziamento al Signore che volevamo comunicare a tutti. Di per sé esso completa una prima edizione scritta da noi quindici anni fa, ma si tratta di un testo completamente nuovo che introduce alcuni temi emersi in questi ultimi anni e che sono entrati nel dialogo culturale e civile di questi ultimi tempi. La ragione ultima è però che, avendo incontrato molte coppie in difficoltà, tante famiglie impegnate nelle quotidiane fatiche, molti giovani fidanzati che si preparavano al matrimonio, ci si è imposta l’urgenza di testimoniare la bellezza della famiglia come “avventura” unica di cui abbiamo voluto riproporre il valore. Scegliendo di partire dall’innamoramento come esperienza non banale di scoperta di “mistero” dell’altro, passando attraverso il fidanzamento come tempo di preparazione e di verifica, abbiamo ripercorso le tappe salienti della vita familiare, con l’attenzione di rileggere il quotidiano alla luce del criterio della fede imparata nell’appartenenza alla vita della Chiesa. Ne è nato un percorso che attraversa la nostra esperienza e propone di accompagnare ogni famiglia in una riflessione per cogliere il senso dei vari passaggi della vita familiare, sperando di poter essere di aiuto per l’esperienza soprattutto dei fidanzati e di quanti sono impegnati nei gruppi familiari o nei movimenti ecclesiali. Si tratta dunque di uno strumento di lavoro che offriamo a tutti.

Famiglia oggi come ieri: quali i valori della continuità?

Ci sono molti aspetti della famiglia di oggi che sono mutati rispetto alle famiglie tradizionali di qualche decennio fa: si affacciano modelli di convivenza familiare o pseudo tale che sembrano negare l’immagine di famiglia in vigore almeno fino alla metà del secolo scorso. Ci sono però dei valori che segnano una profonda continuità, e tra questi ricordiamo soprattutto la riscoperta dell’indissolubilità del legame stabile e fedele tra marito e moglie, l’importanza del rapporto sponsale come alleanza tra uomo e donna, il senso della paternità e maternità come unità generativa cui compete il compito educativo, la riscoperta del ruolo sociale dell’istituzione familiare. Soprattutto si deve riscoprire l’intreccio tra legame orizzontale che gli sposi realizzano nella coniugalità e legame verticale in cui attraverso la genitorialità si attua il passaggio da una generazione all’altra segnando la continuità di una storia buona che passa attraverso la famiglia. A questo proposito abbiamo voluto dedicare il nostro libro anzitutto alle nostre nuore, che sposando i nostri figli hanno dato origine alla nuova generazione dei nostri nipoti, facendoci sperimentare quanto la misericordia di Dio si distende “di generazione” in un ideale legame tra passato e futuro.

Perché molte famiglie sono attraversate dalla crisi poco dopo essersi formate?

Uno dei motivi che provocano più spesso la nascita di incomprensioni e di crisi all’interno della coppia è dato dalla contrapposizione tra il giusto desiderio di autorealizzazione dell’uomo e della donna e il legame costituito dall’essere famiglia. È come se ci fosse uno stacco, o spesso un conflitto, tra il voler essere felici personalmente e lo sperimentare che la felicità è possibile solo in una vita di comunione: la presenza dell’altro/a sembra diventare perciò un ostacolo alla libertà di scelta ed un limite alla soddisfazione dei desideri personali. Solo se si riscopre il valore dell’appartenenza reciproca come realizzazione della vita di comunione è possibile vivere il legame familiare come libertà, cioè come attuazione del bene comune della famiglia attraverso lo sviluppo dei talenti personali che ciascuno possiede. Certamente soprattutto i primi anni di matrimonio chiedono una grande capacità di reciproco adattamento, una stima sincera che permetta agli sposi di imparare a conoscersi ed amarsi in profondità, una pazienza per concordare i termini e le regole della vita in comune. L’esasperazione di personali punti di vista, pur legittimi, impedisce invece l’autentico ascolto e rende più difficile progettare insieme il percorso della famiglia, anche perché si trasformano le differenze in motivi di conflitto invece che viverle come occasione di arricchimento della propria umanità. I primi anni di matrimonio sono importantissimi per assestare il volto e il profilo della vita familiare, per questo consigliamo i giovani sposi di mantenere contatti con famiglie di più “lungo corso”, coltivando amicizie con quanti possono consigliare come vivere le prime situazioni di difficoltà, magari riferendosi anche alle famiglie con cui hanno fatto l’itinerario di preparazione al matrimonio.

Che cosa dobbiamo ricordare ai cattolici a proposito di famiglia?

La famiglia è un grande valore in se stessa, in quanto cellula primaria della società civile, per cui va salvaguardata come istituzione naturale, ma per i cattolici il suo vero fondamento è nell’essere generata dal sacramento del matrimonio che è segno dell’originaria comunione trinitaria; perciò a loro il compito di testimoniare l’indissolubilità, la fedeltà, la capacità di amore verso i figli come realizzazione della vocazione cui Dio chiama attraverso la creazione (“maschio e femmina li creò”) e come risposta all’amore di Dio in Cristo che si attua nella “carità famigliare”. La famiglia diventa così soggetto ecclesiale vivo, vera “Chiesa domestica” in cui si rendono visibili i caratteri stessi della Communio ecclesiale. Oggi più che mai i cattolici sono chiamati a manifestare la bellezza della grazia di Dio che si attua nel quotidiano famigliare, testimoniando la libertà di essere figli come radice della generatività e manifestando nel loro modo di vivere la bellezza dell’amore coniugale e genitoriale che è riflesso reale dell’amore di Dio. Così la famiglia diventa il primo luogo per vivere la “santità” nella condizione laicale più diffusa, secondo lo stile della comunione.

Difettiamo in molti settori della vita politica e sociale dello spirito positivo della famiglia: come lo si può recuperare?

La famiglia è per definizione il luogo della fiducia reciproca, della lealtà e della stima che valorizza tutto, della consapevolezza di possedere un destino comune alla cui realizzazione ciascuno dà il suo contributo. È la dimora della cura dei rapporti, per cui è il vero proprio modello di come dovrebbe essere la convivenza nella società. In essa vivono certamente anche conflitti, tensioni, differenze, come in ogni esperienza collettiva, ma lo spirito della positiva ricerca del bene comune detta una logica dei rapporti in cui prevale lo stile della “cura” reciproca e del dono; perciò il conflitto non può essere l’ultima parola, come spesso accade nella vita politica, ma attraverso il principio di sussidiarietà, è possibile che la famiglia realizzi il bene comune rigenerando la stessa vita sociale. Soprattutto con le sue straordinarie risorse educative la famiglia potenzia le capacità di ogni singola persona facendo maturare anche quella coscienza morale di cui tanto si sente il bisogno per la salvezza della società. Per questo “investire” sulla famiglia è quanto di più lungimirante la politica possa realizzare, perché in famiglia cresce e matura il “capitale umano”.

Un’idea distorta della famiglia è la causa del familismo. Un’amoralità che purtroppo segna il nostro Paese. Si può sperare di rimuoverla?

Occorre distinguere accuratamente il valore della famiglia, che abbiamo sommariamente descritto sin qui e di cui abbiamo cercato di rendere conto anche nelle pagine del nostro libro, dal familismo che è una vera propria distorsione e degenerazione della realtà famigliare. Il familismo è la ricerca di alcuni privilegi che vorrebbero rendere la famiglia solo un alveo protettivo per l’individuo invece che un luogo capace di essere il trampolino di lancio per l’esistenza. Vivere in famiglia troppo a lungo con l’illusione di una “giovinezza senza fine”, rinunciare ad assumere le proprie personali responsabilità pensando che i genitori potranno risolvere sempre tutti problemi e proteggere l’io dalle difficoltà e dall’impegno con la vita, invocare quasi una sorta di nepotismo per cui il lavoro del padre possa diventare automaticamente l’occupazione dei figli, la tentazione di non diventare mai veramente adulti ed autonomi per attuare la propria vocazione umana, sono tutti aspetti di una concezione della famiglia intesa in senso riduttivo e non come dimora in cui l’io si forma per potersi poi “lanciare” nella vita.

Fin che sboccia un fiore e nasce un figlio, non c’è ragione di disperare. Ma nascono meno figli dei fiori che sbocciano: è paura del futuro o altro?

La nascita di un figlio è uno dei segni più belli che la speranza non è morta e che la vita sfida il tempo offrendo la possibilità di qualcosa di assolutamente nuovo. Il venire alla luce di un uomo è segno che il bene dell’essere continua a trasmettersi nel tempo, per cui quando nasce un bambino tutti lo guardano con la speranza che possa diventare un genio dell’umanità o comunque che realizzi qualcosa di grande. Se oggi nascono meno figli è perché non si ha fiducia nell’uomo, perché non si è più disposti a rischiare, perché non si ha certezza in nulla per cui valga la pena di esistere. Forse si teme di non poter dare ai figli quello che desiderano e così si rinuncia al dono della vita in nome di calcoli poveri di prospettiva, lasciando spazio ad un senso di morte e di assenza di progetto. L’attuale calo demografico che assilla l’Italia è uno dei mali peggiori che ci stanno schiacciando e rimane sintomo drammatico di una crisi che prima che economica è di tipo culturale. Non avere figli è non dare valore al tempo, soprattutto al futuro, perché si è privi della certezza che ogni persona è un valore perché creata da Dio. Compito degli sposi cristiani è di essere generosi verso la vita creando le condizioni per costruire relazioni virtuose con tutti ed una “vita buona” come dice sempre il nostro Cardinale.

Le prossime vacanze saranno l’occasione per riflettere sul significato della famiglia: che augurio possiamo fare ai nostri lettori?

Le vacanze sono un tempo propizio per riscoprire la bellezza delle relazioni tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra le generazioni. Avere a disposizione più tempo per coltivare tali relazioni è un grande e prezioso dono che vale più ancora di ogni qualunque riflessione che possiamo fare sulla famiglia. Certamente i discorsi del Papa a Milano sono l’occasione per riprendere coscienza della identità della famiglia. Leggerli sarà sicuramente un’occasione propizia per un arricchimento, come leggere un buon libro è un’opportunità da non perdere. Ma l’importante è coltivare i rapporti, con l’augurio che le vacanze non siano un tempo sprecato ma un tempo propizio per riscoprire tutta la ricchezza dell’essere insieme.

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