Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Politica

MEMORIE CISALPINE

MANIGLIO BOTTI - 27/07/2012

Il territorio della Regio Insubrica

La cancellazione ipotizzata di molte province italiane, tra cui pare anche quella di Varese, certa per numero di abitanti ma non per estensione del territorio, ha fatto seguire alcuni dibattiti e proposte del tipo: ma perché non costituiamo per davvero, con tanto di paletti e di caselli doganali, la famosa regione insubrica, magari togliendo una fettina di chilometri quadrati anche alla Svizzera? E perché, addirittura, non rifondiamo la repubblica cisalpina di napoleonica memoria? E perchè non ci accordiamo per una Terra dei laghi? E via di seguito.

In prima linea, in questo magma di rivoluzioni geografico-amministrative, figurano naturalmente alcuni politici, in primis quelli della Lega Nord per l’indipendenza della Padania, i quali, guarda caso, più di vent’anni fa, quando approdarono sui banchi di Villa Recalcati, l’istituzione-provincia l’avrebbero subito cassata con un trattino di penna. Ma non solo loro: anche qualche esponente di partiti del cosiddetto arco costituzionale non disdegnava violente intemerate contro la Provincia – questa scopiazzatura dai francesi – e, poco dopo, si sedeva imperterrito sul suo scranno di assessore. Ora che però la Lega – da tempo immemorabile, ormai – regge i cordoni di Province strategiche, nel Nord, con il cavolo che accetta il ridimensionamento proposto dal premier varesino. Così sfodera e spolvera recenti studi bocconiani secondo i quali l’ipotesi dello smantellamento mai e poi mai produrrebbe un risparmio, anzi ci sarebbero spese in più.

Non è difficile pensare che i maghi della Bocconi abbiano ragioni da vendere (sebbene il nostro premier pro tempore, che sta studiando il contrario, viene proprio da lì). Anche le casalinghe sanno che le spese grosse delle Province, cioè quasi tutto il denaro che assorbono, sono iscritte nella casella dei pagamenti degli stipendi del personale. E che fine farebbe il personale delle province che verranno cancellate? Mica si possono eliminare i dipendenti… Così, le stesse spese, graverebbero sugli enti rimasti, Comuni o Regioni o quant’altro si ipotizzerà, Carta costituzionale permettendo. Nell’ipotesi, forse, anche con qualcosina in più da pagare, derivata dal repentino cambiamento e dal nuovo assetto.

Per intanto è probabile che la situazione sia molto bene valutata da coloro che intravedono il nulla di fatto nelle proposte in… divenire, tra gli altri anche dal nostro sindaco Fontana: non v’è storia che autorizzi a pensare a italiane rivoluzioni, soprattutto quando esse andrebbero a incidere non tanto su un assetto politico, quanto su quello amministrativo, che comporti disagi, perdite di posti e di poteri, e soprattutto perdite di denari.

Il risparmio e i sacrifici – a meno di qualche cataclisma o di una guerra nucleare – sono da noi cosa astratta. Anche se molto meno astratta dei dibattiti che stanno fiorendo tuttora su nuove ipotesi geografiche (regione insubrica, repubblica cisalpina, terre prealpine…). Paiono quelle questioni che appassionavano certi nobili del Settecento, dopo trimalcioniche cene nei possedimenti di campagna: ovvero commenti sugli studi di Dionigi l’Aeropagita o quali potevano essere – se vi potevano essere – le eventuali ibridazioni tra angeli Cherubini e Serafini e in quale Cielo si sarebbe potuta sedere la nuova schiera ibridata, magari generata il giorno di Ognissanti…

Cioè, dottamente, si sta discutendo del nulla e sul nulla. Nel lontano (ma non troppo) Settecento, mentre i nobili saccenti dissertavano, la gleba si accingeva a lavorare la terra e stazionava nelle stalle per accudire agli animali. Qui lo spread vola, è vero. Ma ci si appresta a vivere – ancorché breve – la vacanza. Tutti al mare… Tutti al mare.

In fondo, non ci si può neanche lamentare. E per il futuro si vedrà.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login