Proprio alla vigilia delle ferie mi succede di ripensare a una lettera, piena di amarezza non di rancore, di una studentessa del liceo artistico Frattini che assieme ai compagni dell’intera sua classe all’esame di maturità ha vissuto l’incubo di una infelice esperienza. La prova infatti ha riservato loro una commissione esterna che si è rivelata esigente e ha fatto letteralmente strame delle aspettative di tutti: allievi, famiglie, docenti.
Non entro nel merito del problema, dove i torti potrebbero non stare da una sola parte: da lontano poco se ne può sapere perché non tutti i mass media alla notizia hanno fatto seguire approfondimenti. Resta un crack inatteso per un gruppo di giovani che aspiravano a ben diverse valutazioni del loro operato proprio alla vigilia della bagarre per l’ingresso in quel mondo di disperati che è la società che noi adulti in questi anni abbiamo loro preparato.
Davanti al dolore e alla preoccupazione dei giovani liceali varesini ho subito pensato ai milioni di coetanei che ufficialmente hanno appreso di dover affrontare un futuro a dir poco nero, frutto dell’ignavia di un mondo politico che pensa sempre a se stesso, non si toglie nulla di quanto si è donato a spese della collettività e pure si è rifiutato di fare la cosa più semplice e attesa da tutti: riformare se stesso nel segno della rinuncia e della partecipazione vera, sentita, al dramma nazionale creato dalla crisi economica.
Per la mia generazione ad accrescere il rimorso c’è anche il ricordo dei nostri anni giovani, del tempo della grande onestà politica sorretta da ideologie di ferro, della fede nel futuro, della voglia di riscatto dopo la responsabilità di una guerra folle.
E c’era anche una scuola diversa, autorevole, dove la fiducia nei docenti era un dogma delle famiglie e il diritto a studiare poco o niente, a non prepararsi alla vita, non aveva cittadinanza, come invece sarebbe successo qualche decennio dopo con i familiari in cattedra a spiegare agli insegnanti come si fa, che cosa vogliono la vera democrazia e la partecipazione. Non si è andati avanti sempre così, i docenti qualcosa hanno recuperato, la scuola si rinnoverà e riavrà il suo ruolo, oggi l’allarme rosso è per il presente e il domani dei giovani ed è per questo motivo che mi ha colpito la accorata protesta della ragazza che ha visto nella scelta severa fatta dalla commissione esaminatrice un ridimensionamento non accettabile delle attese degli esaminandi. Il parere degli esperti, se non delle autorità scolastiche, sull’intera vicenda sarebbe illuminante per l’opinione pubblica.
Quando affrontai la maturità, se ben ricordo, a luglio fummo promossi in 17 su 54, i rimandati e i bocciati non scrissero lettere né fecero ricorsi, dovettero rendere conto ai genitori del loro fallimento. Ma c’erano un’altra scuola e un’altra società. Oggi la sorpresa amara, il tono e la civiltà di chi ha protestato chiedono almeno un’informazione più completa sulla vicenda del liceo artistico di casa nostra. Se ne gioveranno in particolare coloro che dovranno fare l’esame nel 2013.
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