In un ipotetico referendum tra gli appassionati di ciclismo in generale ed in particolare per quanti seguono il Tour la percentuale di simpatie toccherebbe, senz’altro, a Fabian Cancellara. I voti nelle preferenze andrebbero, certamente, più in là di ogni logica lasciando larghissimo spazio alla fantasia accreditando lo svizzero anche di impossibili speranze per la vittoria finale per realizzare la quale sarebbero pronti anche a chiedere qualche modifica del percorso con una decisa “spianata” di tutte quelle ingombranti, più o meno rimarcate, gibbosità che proprio non si addicono alle caratteristiche del campione elvetico.
Oscar della simpatia dunque. Non quella fatta di sensazioni epidermiche fondate, magari su doti caratteriali più gradevoli rispetto a quelle di un altro, ma basata tutta solo, ed esclusivamente, su qualità, tenacia, classe, forza, serietà e sportività. Qualità, fatta, insomma, di tutte quelle doti che in lui si plasmano, si uniscono per di più messe in rilievo da una modestia e da una semplicità disarmanti.
È l’uomo del passo, del cronometro, una macchina dalla regolarità perfetta non facile da accostare ad altre anche se non guasterebbe il raffronto con l’Ercole Baldini dei tempi d’oro: altra possente macchina di perfezione cronometrica ma con qualcosa in meno rispetto allo svizzero in punto di capacità di difesa anche nelle corse a tappe che Cancellara riesce a controllare pur – ovviamente- senza possibilità di vittoria finale (almeno in presenza di salite) ma con qualità da consentirgli addirittura nel Tour 2012 il primato in fatto di possesso consecutivo della maglia gialla.
Lui non potrà essere sul gradino più alto a Parigi. Ma, in fondo – a suo modo – l’ha già conquistato affermandosi, pur sempre, come un meraviglioso vincente. Anzi, un supervincente: il suo ritiro dalla Grande Boucle è stato infatti motivato con il desiderio d’essere vicino alla moglie che stava per dare alla luce un bambino. Prima viene questo, poi altro. Qualsiasi cosa sia l’altro. Cancellara, un fuoriclasse della vita, prima che del ciclismo.
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