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Opinioni

LA PIOVRA CHE STRINGE IL PAESE

LIVIO GHIRINGHELLI - 20/07/2012

Uno dei condizionamenti negativi più grevi che affliggono lo sviluppo dell’economia italiana e accentuano, anziché risolvere, le ingiustizie, è certo dato dalla diffusione prepotente della criminalità organizzata, giunta oramai ad abbracciare ogni parte della nazione. Si tratta della conquista illegale di potere economico con l’inquinamento inevitabile di quello politico. Mafia, ‘ndrangheta, camorra e Sacra corona unita agiscono all’interno di un vasto e ramificato contesto relazionale, che riguarda anche la società più elevata.

Nelle terre d’origine la preoccupazione costante del contesto mafioso è d’acquisire il consenso sociale, d’esser voluto bene dal popolino, mentre coinvolge anche la borghesia per una sua parte significativa. E le mafie, di qualunque genere, non si esauriscono nella forza militare intimidatoria, mentre risulta essenziale il rapporto con la politica e la pubblica amministrazione in funzione dell’accaparramento d’opere pubbliche e del conseguimento di privilegi anticoncorrenziali nel mondo della sanità. Il circuito clientelare non prevede certo una visione settoriale e parcellizzata dei problemi. Se gli imprenditori sono indubbiamente vittime d’estorsione, in molti casi sono loro a volere interagire con la mafia, sì che si può parlare per alcuni versi di un suo vero e proprio riconoscimento di sovranità sul territorio.

Oramai la ‘ndrangheta in particolare ha invaso parti non trascurabili del Nord e grazie agli imprenditori corrotti e collusi conquista tutta una serie di contatti nell’ambito della società. Il pagamento del pizzo riguarda una tangente del 2-3 per cento sull’importo dei lavori , sottratti alle regole della libera concorrenza. Di qui la reazione del movimento “Addio pizzo” all’insegna del motto: un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità. Cresce l’economia sommersa e illegale con ostacoli continui all’affermazione della fiducia sistemica e scoraggiamento all’ingresso di investitori esterni; si determinano gravi distorsioni nei processi di selezione. Fiumi di spesa pubblica si indirizzano pertanto verso attività assistite (senza vitalità propria) o poco produttive e le economie locali si adattano solo in senso regressivo ai vincoli posti dalla globalizzazione. Il luogo d’incontro tra organizzazioni criminali e impresa sta nei mercati protetti.

Accanto al riciclaggio di denaro sporco in evasione dagli obblighi contributivi (10% del Pil secondo la Banca d’Italia), agli inveterati illeciti sul traffico di sostanze stupefacenti, si annoverano i danni registrati nella qualità dei materiali e dei lavori eseguiti nell’ambito dei lavori pubblici in gravissima difficoltà finanziaria, affidati spesso a società in subappalto dai dubbi profili. Settori privilegiati di speculazione il movimento terra, l’edilizia, il ciclo dei rifiuti. Il mafioso non si farà mai facilmente estromettere dalle posizioni di dominio raggiunte.

Quali rimedi proporre? Innanzitutto la continuità dell’azione repressiva dello Stato a scoraggiare la vis attractiva sugli imprenditori, la tutela sistematica e inflessibile del principio di legalità da parte di tutti gli ambiti della società, la possibile attuazione di un sistema punitivo per le imprese compromesse (black list) e premiale per chi non ne risulta affetto (white list), l’insistenza sul fattore reputazionale a discrimine, la vigilanza accorta di chiunque operi nei ranghi della pubblica amministrazione.

Bisogna aprire i mercati, diffondere l’autentica cultura d’impresa e della trasparenza. Perché gli investimenti creino vero sviluppo bisogna avere certezza dei diritti fondamentali e tutela della persona e si eserciti la libera funzione dei diritti di proprietà. Questo significa ovviare con impegno alla stagnazione di tanti atteggiamenti equivoci, a un clima talora di rassegnata indifferenza, che favorisce il radicamento di un fenomeno estremamente pericoloso.

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