Sto per andare a comprare i giornali e prima di uscire domando alla Lui:
- Cosa vai a preparare per oggi?
- Farò un arrostino morto di coniglio, ma non ho intenzione di muovermi da casa.
- E dove dovresti andare se hai deciso di fare l’arrosto?
- Appunto, dimmelo tu. Non mi hai chiesto cosa vado a preparare? Dove dovrei andare secondo te? Andrò in cucina, quando sarà ora.
- Ohilà, pensavo di parlare con uno chef!
- Sarebbe a dire?
- Ma non vedi in televisione, quando spiegano una ricetta? Gli chef non fanno un soffritto, non mettono l’olio, non aggiungono i pomodorini, non salando l’acqua, non accendono il forno, ma “vanno”.
- Spiegati meglio, che non ti seguo!
- Si vede che sei una cuoca bravina, ma ruspante. Non hai classe, non ti esprimi a dovere, non hai eleganza. Tu cuoci, tagli, inforni, aggiungi… ma il vero chef fa tutt’altro. Il vero chef formato TV si esprime così: “Ora vado a preparare un soffritto… vado a mettere un filo di olio extravergine di oliva… vado ad aggiungere i pomodorini tagliati a metà…” È ammessa anche la variante al plurale, cara mia: “Andiamo a mettere un pizzico di sale… andiamo a infornare… andiamo a servire con un accompagnamento di confettura…”. Insomma, il vero chef non fa, ma va!
- Ma vaffa…- esclama la Lui che non è mai volgare, ma a volte nella loquela dimostra una preoccupante propensione verso i grillini.
Torno dopo una mezz’oretta con il giornale, che leggo mentre la Lui già sferraglia in cucina. Chiudo il foglio, mi alzo e mi avvicino ai fornelli.
- Devo ammettere che, grazie anche alla tua abilità, mangiamo bene con poco, il che di questi tempi non è niente male. Credo non ci sarà bisogno nell’immediato di una spending review, la tua governance in cucina è ferma e sicura e visto che verso l’una tutto sarà pronto, secondo programma, la roadmap non avrà bisogno di subire ritocchi.-
Ora, devo dire che la Lui è fondamentalmente buona, ma spesso si accende come un cerino per spegnersi subito dopo al soffio del pentimento. Questa volta alza il cucchiaio di legno con il gesto inequivoco di darmelo in testa. Repentinamente faccio un passo indietro ed esclamo:
- Niente da fare, non riesco a sgrezzarti! Non parli come gli chef e non parli come il professore, a suo modo, anche lui uno chef. Adeguarsi, bellezza, adeguarsi! Volevo solo dire che la tua cura della cucina è sapiente e avveduta, che non abbisogna di una revisione della spesa e che generalmente rispetta la tabella di marcia così come l’hai programmata. Ora, se permetti, vado ad assaggiare com’è venuto l’intingolo dell’arrosto…
Non faccio in tempo ad “andare”: il cucchiaio di legno della Lui va a sbattere contro le mie dita, che, stringendo un pezzetto di pane, si tendono invano verso la casseruola.
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