Il passaggio da premier a ex premier aveva fatto pensare che il Cavaliere volesse davvero dedicarsi all’ippica. E invece no. Nominato Alfano suo successore, si proclama padre nobile e subito dopo, correggendo e smentendo sé stesso, si autonomina allenatore in campo, dando così a capire che il destino della squadra resta nelle sue mani. In tale ruolo non ha perso tempo, ha auspicato l’uscita dall’euro, con conseguente ritorno alla lira e la cacciata della Germania dall’UE. Auspicio poi corretto e smentito con parole che non ammettono dubbi: l’uscita dall’euro con il ritorno alla lira sarebbe una catastrofe.
Intanto, correggendosi e smentendosi, avverte che non sarà il padre nobile e neppure l’allenatore, preferisce (si attende smentita) ricandidarsi a Palazzo Chigi. Per rianimare il PDL e portarlo al trionfo elettorale del 2013 propone quindi di cambiare nome e simbolo al partito. Un aquilone tricolore nel cielo azzurro e un nome che, pensa e ponza, viene infine trovato, anzi ritrovato: è Forza Italia. Ne dà notizia con un’intervista al giornale tedesco Bild, intervista regolarmente corretta e smentita il giorno dopo. Siamo alle solite, il Cavaliere dice, corregge e smentisce: in questo è incorreggibile, non si smentisce mai.
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