Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!”. Così parlò Gesù. Quindi, alzati gli occhi al cielo, disse: “Padre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. (Giovanni 16, 33-17, 3)
La “ricetta” di Gesù pare buona. Avremo tribolazioni nel mondo, ma avendo pure fiducia nel fatto che egli ha vinto il mondo, sconfiggeremo queste tribolazioni. In Cristo, nel suo progetto d’amore e fidandosi dell’azione salvifica mostrataci in tutta la sua potenza la mattina della sua risurrezione dai morti, troveremo la serenità compromessa dalle cose del mondo, da quanto ci capita nella vita. Per ottenere la pace che desideriamo, soprattutto quella del nostro cuore, ma anche la pace fuori di noi in ogni luogo del creato, occorre la fede; esser fiduciosi nel Signore e nella sua manifestazione rasserenatrice, rappacificatrice. Sappiamo che la fede è dono di Dio, quindi per conseguire la pace è necessario che Dio ci infonda la fede. E come s’ottiene la fede? Le Scritture dicono che essa viene tramite l’ascolto della Parola di Dio; viene dall’udire Dio o chi parla con le sue parole: “La fede dipende dunque dalla predicazione” (Rm 10, 17). Occorre finalmente che qualcuno ci annunci il Vangelo, le Sacre Scritture e le numerose rivelazioni divine, diffuse per mezzo dei predicatori cristiani d’ogni tempo. Mettersi in ascolto della Parola del Signore è necessario per ricevere la fede che ci serve per vivere sereni, in pace. E perché questa pace sia duratura, continui incessantemente, è essenziale l’ascolto continuo della voce divina, fonte di salvezza dal male. Bisogna che quelle parole così preziose restino perennemente nella nostra mente e nel nostro cuore, e c’è soltanto una maniera affinché stiano ferme lì: ripeterle sempre, tanto da sentirle senza sosta, trattenendole perché diano beneficio dentro di noi. Si tratta della preghiera, della preghiera ad alta voce, possibilmente. Dobbiamo sentire la voce, la nostra voce che ripete le parole della Chiesa cristiana quando parla, proclama la buona novella, annuncia Dio, l’invoca a nostra protezione. S’adoperino tutte le frasi conosciute per ascoltarne le verità, così come spiega Paolo: “La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali” (Col 3, 16). Qualcuno però potrebbe rilevare che la memoria fa difetto quando si devono ricordare formule verbali magari poco conosciute, mai memorizzate completamente. Tuttavia bastano poche parole, tra le più note e diffuse nella quotidianità dei credenti: il Padre Nostro, le preghiere d’ogni giorno, l’Ave Maria; ma anche brevi giaculatorie, suppliche ripetute con continuità, al ritmo del respiro: “Signore Gesù Cristo, pietà di me!” suggerita dal pellegrino che cammina nell’anonimo racconto russo. Noi, viaggiando per le strade cittadine e non solo, possiamo fare lo stesso mentre camminiamo, guidiamo o possiamo permetterci di concentrarci sul cuore e, nel silenzio dello spirito, dire parole sante. Gesù, subito dopo l’incoraggiamento che leggiamo nel Vangelo: “Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!”, prega così: “Padre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo”. Possiamo servirci delle sue stesse parole e ripeterle senza cessare nei momenti di maggior tribolazione: “Padre, è giunta l’ora, glorificami!”… La pace di certo giungerà.
You must be logged in to post a comment Login