L’inizio dell’estate è naturalmente correlato nell’immaginario collettivo all’idea delle vacanze come sosta dal lavoro e possibilità di ricostituzione delle energie spese nelle fatiche delle normali occupazioni. Quest’anno molti non andranno in vacanza a causa del mordere della crisi, tuttavia non possiamo lasciarci sfuggire che il tempo del riposo è quello comunque più propizio per una ripresa delle relazioni fondamentali: con se stessi, con le persone più care, con Dio. Lo ha ricordato anche l’Arcivescovo Scola in un messaggio a tutte le famiglie in cui invita a fruire del tempo di vacanza come “tempo di una speciale cura delle relazioni” (soprattutto quelle costitutive) “dando maggior spazio all’ascolto della Parola di Dio e condividendo la vita altrui, in particolare quella di quanti sono nel bisogno”.
Sono indicazioni semplici, che recuperano la bellezza lasciata in dono dalla Giornata Mondiale delle Famiglie, e che ci ricordano quanto il tempo della festa, alternato a quello del lavoro, sia propizio per riprendere le “cose importanti della vita”, anche nel caso sia impossibile fruire di una vacanza vera e propria dal punto di vista turistico. La vacanza non è infatti un tempo del vuoto, neppure di uno svago inteso come fuga dalla propria esistenza con le sue domande fondamentali: è tempo adatto a recuperare la verità profonda di tutto, lasciando spazio a quel silenzio che “parla” del significato e ritrovando il valore del rapporto con la realtà. È un tempo in cui si è meno di fretta, meno occupati da ritmi dettati da altri, più disponibili alla gratuità e alla contemplazione della bellezza e per questo più distesamente aperti agli incontri. Il Cardinale invita perciò ad usare le conversazioni estive anche per riprendere la ricchezza di messaggio lasciata dal Papa e per trasmettere ai figli il senso buono della storia in cui siamo inseriti, sull’esempio del richiamo biblico a narrare ai figli le grandi opere di Dio per il popolo di Israele.
È proprio il tempo della vacanza a ricordare che tutto appartiene a Dio, ed in primo luogo questa nostra vita che chiede l’infinito cercandolo nella bellezza della Natura, nello splendore dell’intera Creazione, nella verità dei rapporti (soprattutto i più affettivamente coinvolgenti come quelli familiari), nella gratuità del dono di sé ad altri. Allora anche la povertà delle risorse e dei mezzi economici diventa occasione non solo per avere nostalgia di quello che forse non possiamo fare, ma per ritrovare spazi ed opportunità inedite per poter realmente godere di ogni cosa. Non si tratta di mandare in vacanza pensieri e preoccupazioni, ma di riscoprire che c’è un positivo nella realtà da ritrovare andando alla radice stessa dell’Essere creato da Dio per il Bene.
Si tratta in fondo di sperimentare proprio quel fascino compiuto della festa di cui parlava il Papa nell’omelia di Bresso, ricordando l’inestinguibile valore della domenica: “Per noi cristiani, il giorno di festa è la Domenica, giorno del Signore, Pasqua settimanale. È il giorno della Chiesa, assemblea convocata dal Signore attorno alla mensa della Parola e del Sacrificio Eucaristico, come stiamo facendo noi oggi, per nutrirci di Lui, entrare nel suo amore e vivere del suo amore. È il giorno dell’uomo e dei suoi valori: convivialità, amicizia, solidarietà, cultura, contatto con la natura, gioco, sport. È il giorno della famiglia, nel quale vivere assieme il senso della festa, dell’incontro, della condivisione, anche nella partecipazione alla Santa Messa. Care famiglie, pur nei ritmi serrati della nostra epoca, non perdete il senso del giorno del Signore! È come l’oasi in cui fermarsi per assaporare la gioia dell’incontro e dissetare la nostra sete di Dio”.
Ciò vale a maggior ragione per il tempo delle ferie!
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