La celebre frase, attribuita – pur senza prove certe – a Goethe, va lasciata incompleta per il momento, assecondando una dose abbondante di scaramanzia e perché in fondo ogni finale è ancora possibile quando la palla è ferma: sarà il campo l’unico esecutore fedele di ciò che ha già stabilito il destino.
Tutti però sanno come l’originale si concluda: “… e poi muori”. E purtroppo, nel caso di Pallacanestro Varese, non sarebbe un morire di bellezza (quella abbagliante del capoluogo campano, da lì il senso della frase), ma di retrocessione: erano 17 anni che il club prealpino non ballava in modo così incauto e pericoloso sul filo del rasoio della caduta in seconda serie.
Rigoroso un passo indietro, nemmeno poi così lungo. Basta tornare a domenica scorsa, quando la Openjobmetis ha certificato con 53” di insana follia cestistica di non poter scappare dal novero delle sciagurate pretendenti alla A2. Di fronte, nella casa di Masnago, c’era Cremona, avversaria diretta, a Varese appaiata in classifica: ne è venuto fuori un match teso, brutto, ma oggettivamente prima dominato, poi controllato nel punteggio dai biancorossi, fino allo scoccare dell’ultimo minuto: Librizzi e compagni erano a +7, sarebbe bastato poco per condurre la nave in porto…
Invece una sequela di errori – alcuni dei quali talmente incredibili e inusuali da essere complicati da metabolizzare anche a distanza di giorni – e di prodezze degli avversari hanno completamente rimesso in discussione la contesa, permettendo agli ospiti di pareggiare i conti a fine tempo e poi di vincere la partita nel tempo extra.
Risultato? Pallacanestro Varese terzultima in classifica da sola, contestazione del pubblico, cori insultanti contro l’amministratore delegato argentino Luis Scola, crisi di nervi dello stesso nel post-gara e propositi di mollare tutto, ovvero di mettere in vendita la società, forse parzialmente rientrati nel momento in cui scriviamo.
Avrebbe potuto piovere: ha grandinato.
In 53” secondi Varese è riuscita a rendere ancora più sportivamente drammatica una stagione già estremamente negativa nei risultati e ingarbugliata nella gestione, mettendo addirittura a rischio la sua stessa esistenza.
E ora? Per comprendere cosa possa accadere, conviene dare uno sguardo al futuro agonistico che attende la squadra di Ioannis Kastritis, il coach greco che ha sostituito Mandole ma che non ha ancora trovato nei fatti la chiave per invertire la rotta della nave. A cinque giornate dal termine del campionato di Serie A, la Openjobmetis ha solo due punti di margine sul penultimo posto – che già varrebbe la retrocessione – e quattro sull’ultimo, rispettivamente occupati da Scafati e Pistoia. Le altre due contendenti nella lotta sono Cremona e Napoli, che precedono i biancorossi entrambe di due punti.
Non ci sono solo i numeri segnati in graduatoria da analizzare: peso enorme avranno anche gli scontri diretti, perché di concreta rilevanza in caso di parità di punteggio. In tal senso Varese è “sotto” con Pistoia (1 vittoria e 1 sconfitta, ma i toscani hanno vinto meglio…), 1-1 ma con vantaggio contro Scafati, 0-2 contro Cremona e 1-0 (manca ancora il ritorno) contro Napoli.
Il calendario propone il seguente menu: Napoli in trasferta, Sassari in casa, quindi Bologna in viaggio, Trieste di nuovo a Masnago e conclusione a Venezia. Il cimento delle altre? Pistoia, che pare già con una gamba e mezzo in A2, dovrà affrontare quattro delle prime nove della classifica, idem Scafati e idem Napoli, mentre sembra meno complesso il cammino per Cremona, che avrà tre partite in casa su cinque.
Per riassumere, e ipotizzando che Pistoia sia ormai condannata e che sia Cremona che Napoli non si faranno raggiungere dai prealpini, la corsa verrà fatta su Scafati, la quale – per sopravanzare i varesini – dovrà vincere due match più di loro (uno per raggiungerli, ma in caso di parità, come scritto, è davanti la Openjobmetis. E uno per superarli). Ce la può fare? E quanti ne vincerà invece Varese?
Torniamo all’inizio: l’appuntamento di sabato sera a Napoli sarà decisivo. Una vittoria viaggiante “guarirebbe” almeno parzialmente il guaio combinato domenica scorsa in casa, restituendo punti e morale e rimettendo il peso addosso a Scafati. Una sconfitta, che sarebbe la nona nelle ultime dieci gare, siamo quasi certi che contribuirebbe a scavare qualche altro, significativo centimetro nella fossa sottostante.
E quindi: vedi Napoli e poi…?
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