Sì, nel mondo occidentale ricco ed evoluto il cibo è spesso in tempo di pace una grande abbuffata e una fondamentale occasione di maggiore guadagno da parte di industrie e commercio. Sì, il nostro cibo ben lo si sa è troppo rispetto al vastissimo mondo che ne è privo. Sì, la sobrietà è indice di qualità.
Eppure il cibo ha un valore importante da più di un punto di vista.
Consideriamo la famiglia: il mangiare insieme genitori e figli è un momento fondante di unità, dialogo, reciproca conoscenza. Nessun conflitto dovrebbe essere portato in tavola. La realtà è, lo si sa, diversa: gli orari di lavoro, quelli di scuola non coincidenti da un figlio all’altro, le circostanze legate al modo di vivere oggi, hanno azzerato il valore che un tempo si dava al mangiare insieme, anche alla puntualità da rispettare da parte dei componenti la famiglia. Mangiare con le persone amiche che ami è irrinunciabile per rinsaldare l’amicizia. Mangiare insieme è un momento di inizio per stabilire un rapporto d’amore: il famoso “invito a cena”. Mangiare insieme definisce un’alleanza, un accordo, un compromesso che si spera utile per tutti. Mangiare insieme significa fare la pace. Mangiare insieme significa spogliarsi di pregiudizi o reticenze, e così via.
Spesso film o documentari ci hanno mostrato come nel mondo contadino di un tempo fosse importante quell’unico pasto serale intorno a un tavolo, dopo la giornata di lavoro, allorché il cibarsi era simbolo di unione nella fatica e condivisione di valori.
E si può dimenticare il temuto “a letto senza cena” di antica memoria, che puniva i ragazzini, con il quale si intendeva educarli privandoli del cibo?
Esso ha anche una valenza religiosa, in tutte le religioni: penso all’Eucarestia per i cristiani (Cristo riunì gli apostoli intorno a un tavolo). Penso al Ramadan dei mussulmani, quando l’astenersi dal cibo ne definisce l’importanza (non è penitenza privarsi di qualcosa che non è importante). Dell’oggetto del sacrificio ci si cibava presso i popoli primitivi, nell’adempimento di un rito. Per cui si può legittimamente parlare di “sacralità” del cibo. Ma il suo valore /significato si è perso, né si può pensare ad esso quando si addenta un panino nella pausa pranzo. Questo non vuol dire che si debba tornare indietro, sarebbe impossibile e assurdo. Ma, mentre facciamo i legittimi approvvigionamenti pasquali, possiamo avere una consapevolezza in più.
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