Il taglio del nastro del Job Day 2025. Al centro il presidente della Provincia Marco Magrini, il dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale Giuseppe Carcano e il presidente della Camera di Commercio Mauro Vitiello
Pochi temi “tirano” come il lavoro. Sono centinaia i ragazzi che, il primo giovedì di aprile, gremiscono la grande sala congressi della Villa Andrea Ponti, così come numerosi sono quelli che si alternano nelle salette dove ci si può incontrare con selezionatori di aziende, agenzie per il lavoro, esperti di formazione e lavoro di istituzioni pubbliche. Alla fine del Job Day varesino 2025, che al mattino ha visto soprattutto studenti di istituti tecnici alla fine del loro ciclo di studi e il pomeriggio molti giovani immigrati, gli organizzatori parleranno di 800 partecipanti. Il colpo d’occhio all’esterno, nel parco delle ville che sono il fiore all’occhiello della Camera di Commercio varesina dice già che la manifestazione ha fatto il pieno, con i parcheggi gremiti nei piazzali e anche nei vialetti come raramente capita. Insomma, un successo fin oltre le aspettative, illustrate in apertura dai tre “padroni di casa”, il presidente della Provincia (e quindi dei Centri per l’Impiego) Marco Magrini, quello della Camera di Commercio Mauro Vitiello e il dirigente dell’Ufficio scolastico Provinciale Giuseppe Carcano. Ma quest’anno, diciamolo subito, c’era un quarto convitato d’onore: l’IA.
Nella grande sala dove si alternano i relatori che parlando di mercato del lavoro, sfornano statistiche, elargiscono consigli su come compilare curricula e prepararsi per colloqui di lavoro non si può dire che regni il silenzio e la coordinatrice della sessione del Centro provinciale per l’impiego, Vania Magagnini, ogni tanto deve intervenire: “ragazzi… si sta parlando del vostro futuro, un po’ d’attenzione”. Poi, di colpo, piomba il silenzio. Ragazzi che smettono di compulsare lo smartphone e alzano la testa, ragazze che interrompono il chiacchiericcio, tutti catturati dalla voce che esce dal tablet del relatore di turno. Il giovane formatore Luca Olivato – 27 anni e già alcuni di esperienza come docente nella scuola – sta interrogando qualcuna delle nuove piattaforme di Intelligenza Artificiale. La connessione, con le centinaia di collegamenti contemporaneamente attivi in sala non è sempre perfetta, ma Gemini e ChatGpt, le “piattaforma” di IA di Google e Open AI stanno facendo il loro lavoro e rispondono a domande poste a voce su come preparare un incontro di selezione o un “CV” dando suggerimenti e idee utili sul come presentarsi. “Per chi è nel mondo del lavoro, alcuni aspetti e comportanti sono naturali. Per molti giovani che si presentano per la prima volta, non necessariamente e non mancano gli errori anche grossolani”, avvertono del resto in Randstad “spesso non ci si informa sull’azienda, non si è puntuali all’appuntamento, non si sa dare le motivazioni. Qualcuno vorrebbe mandare a parlare pure mamma o papà”.
L’obiettivo intanto è raggiunto: si tratta di mostrare come nel giro di soli quattro o cinque anni – il tempo necessario perché i partecipanti alla giornata completassero il ciclo della scuola, per lo più di indirizzo tecnico che si apprestano a breve a lasciare, perché le nuove tecnologie cambiassero gli scenari. Insomma il mondo del lavoro cambia continuamente e con esso il profilo delle professioni richieste.
Già: le professioni. Dall’incontro è emerso – ma si tratta dell’ennesima conferma, portata da Brizio Castrignanò, del Centro provinciale per l’Impiego – come alcuni ruoli siano sempre difficili da colmare, dall’industria ai servizi. Che si tratti di operai saldatori, di elettricisti, di idraulici o termoidraulici, per non parlare di attrezzisti di macchine utensili e manovali o muratori, le aziende fanno sempre più fatica a trovare personale. Lo stesso vale per molte delle funzioni d’ufficio o nei servizi: mancano amministrativi, web designer, servono tecnici per la comunicazione con i mercati e il supporto alle vendite. E poi, il personale più difficile da reperire: i tecnici della salute, dagli infermieri ai fisioterapisti, ai logopedisti. Servono e in gran numero autisti di autobus (lo scorso anno ne sono stati assunti in tutta la provincia ben 250) e conducenti di mezzi pesanti. Non a caso, imprese come l’Azienda Varesina Trasporti sono state tra i protagonisti della giornata spiegando che offrono formazione e anche pagamento dei costosi corsi per la patente. Accanto ai vecchi che mancano, anche perché non è agevole sostituire chi va in pensione, nuovi mestieri si profilano. Tra le novità presentate, anche il corso breve di formazione rivolto in primis a disoccupati per l’installazione e manutenzione delle colonnine per le ricariche elettriche.
Insomma, se è vero che iniziative come quelle viste alle Ville Ponti sono ormai replicate in versioni diverse un po’ in tutt’Italia, in una provincia dove la disoccupazione è limitata al 4 per cento (contro il 6,6% nazionale) e dove le aziende devono vedersela anche con la concorrenza milanese e ticinese, il problema non è tanto “trovare lavoro” quanto trovare quello giusto, in grado di soddisfare le aspettative reciproche. Inevitabile pertanto puntare anche sull’immigrazione, che ha riguardato una parte del programma della giornata varesina, con la novità rappresentata dal Prontuario di Primo Orientamento per giovani stranieri, sviluppato da Provincia e Camera di Commercio.
Tra testimonianze concrete di inserimento di giovani provenienti da altri continenti e qualche presentazione fin troppo teorica su analisi statistiche e meccanismi normativi che semplicemente non funzionano, perché volti più a limitare che a promuovere, c’è anche il richiamo a qualche principio che è bene non dimenticare. Uno di questi è l’integrazione culturale nel mondo del lavoro. Modalità che diamo per scontate nell’economia industriale e post industriale occidentale, a partire dal rispetto di orari, tempi e procedure, non lo sono per chi arriva da realtà profondamente diverse. In fondo, la prima lezione è “imparare a imparare”.
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