Ho avuto la fortuna negli anni giovanili di avere a che fare con i comunisti pre Berlinguer, quelli duri e puri, direi alla Secchia.
E per il vero, anche nella prima metà dei secondi Settanta allorquando sia il capogruppo che il vice del Pci del Consiglio provinciale di Varese, vecchia razza, ogni volta che non erano d’accordo con quanto in aula affermavo mi assicuravano che non appena avessero detenuto il potere mi avrebbero mandato in una casa di correzione avendo io assoluta necessità di una severa raddrizzata.
Gente che il partito aveva attentamente selezionato e adeguatamente preparato. Seria, senza grilli per la testa.
Ammirevole.
Della quale sentire grandemente la mancanza tanto diversi, opposti, sono coloro che in larga schiera da decenni e decenni li hanno sostituiti a sinistra, nutriti di contro non da una sia pure ai miei occhi distorta ideologia ma da una indistinta melmosa brodaglia pseudo e sedicente culturale che li raduna per camarille e faziosità.
Ed è terribile verificare come e in qual modo l’occupazione sistematica del potere mediatico ad opera di costoro abbia inciso perfino al di là dell’ambito da ogni punto di vista sinistro.
Così che di una vera destra liberale, non per tale spacciata, non vi sia più traccia.
E che la destra governante destra non sia perché profondamente avariata dalla lunga, tiranneggiante, prevalenza opposta.
Amaramente e in fondo facilmente viene da dire che si stava meglio quando si stava peggio.
Altroché.
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