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Società

SMILE

GIOIA GENTILE - 11/04/2025

muraleÈ stato come un pugno nello stomaco riavviare quel video e ascoltare quella musica. L’avevo salvato su Facebook nel ‘22 e poi l’avevo dimenticato, come il messaggio che comunica. Sulle note di Smile, colonna sonora del film La vita è bella, cantata da Noah, sfilano i murales di Shamsia Hassani, la pittrice afghana che dipinge le donne del suo Paese: alcune sono imprigionate nel burka, ma la maggior parte sono libere nel corpo, soltanto il capo è avvolto in un foulard da cui, però, una ciocca sembra sempre volare via. Tutte tengono in mano qualcosa che suggerisce libertà: un mazzo di soffioni, la tastiera di un pianoforte, una barchetta o un aereo di carta – simboli di una fuga che è solo speranza -, semplici fogli sollevati dal vento. In alcuni murales i soffioni sono dispersi a terra, i tasti del pianoforte si staccano, alcuni volano, altri cadono, mentre nere figure inquietanti si oppongono alla fiera leggerezza dei personaggi femminili.

Non hanno bocca le donne di Shamsia. Gli occhi sono disegnati solo da lunghe ciglia nere, come fossero perennemente chiusi.

La canzone, intanto, suggerisce “smile”, “sorridi, aspetta prima di calare il sipario, c’è sempre un altro gioco da giocare, la vita è bella così com’è”. Il contrasto è così stridente che non si può far a meno di riflettere. Sulla decisione più vergognosa degli Stati Uniti e della NATO: quella di andarsene lasciando l’Afghanistan nel caos, facendo finta di credere alle promesse dei talebani. Era il maggio del 2021.

Una dopo l’altra, le libertà che le donne avevano conquistato sono state eliminate, e lentamente sulla loro sorte è calato anche il nostro silenzio, nella convinzione che non si potesse fare niente. E se invece ricordare servisse?

Mi ritornano alla mente le immagini che avevo rimosso: la folla accalcata in aeroporto nella speranza di volare verso la libertà; i bambini affidati, tra le lacrime, ai militari perché li salvassero; i grappoli di uomini aggrappati agli aerei nell’assurda speranza di bloccarne il decollo, o forse nella convinzione che sarebbe stato meglio morire in quel modo.

Shamsia Hassani è rimasta. Ha continuato a insegnare scultura all’università di Kabul fino al dicembre del 2021. Poi ha dovuto nascondersi a causa della sua attività di pittrice di murales. Le sue opere vengono regolarmente cancellate e lei, regolarmente, di nascosto le ridipinge, perché “l’arte – sostiene – è più forte della guerra

Da allora alle donne afghane è vietato, tra l’altro:

- frequentare la scuola dopo i 12 anni;

- partecipare a programmi televisivi;

- lavorare per ONG o agenzie umanitarie;

- viaggiare per più di 72 km senza essere accompagnate da un parente maschio;

- mostrarsi in pubblico con abiti che facciano vedere qualcosa in più degli occhi;

- cantare e, recentemente, anche parlare in pubblico;

- passeggiare nei parchi pubblici, frequentare palestre e saloni di bellezza.

È stata reintrodotta la fustigazione pubblica e la lapidazione per le adultere.

Non so se possano continuare a sorridere, come suggerisce la canzone, ma credo che noi, se proviamo orrore per quelle leggi, non dovremmo calare il sipario.

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