Il link che trovate alla fine di questo intervento nasce un’idea condivisa da chi scrive con l’ingegner Riccardo Aceti: ovvero, riaccendere l’attenzione sull’assurdità che il Grand Hotel Campo dei Fiori, oltre all’ex ristorante Belvedere e alle altre bellezze del periodo Liberty, giacciano da quasi sei decenni nell’oblio. La storia molti di sicuro la conosceranno: la cessazione del servizio delle funicolari (31 agosto 1953) diede la prima botta al GH; quindi nel 1968 la proprietà dell’epoca, la famiglia Moneta, decise la chiusura definitiva. Per combinazione ero da quelle parti, assieme ai compagni delle Elementari in una passeggiata di fine anno scolastico sulla montagna varesina, nel giorno in cui dal Grand Hotel stavano rimuovendo piatti e stoviglie varie.
Il senso di tristezza fu forte: se ne andava un simbolo della Belle Époque cittadina, Anni e anni dopo la struttura passò di mano, ma chi subentrò non trovò di meglio che trasformare l’hotel in un “antennificio”, collocando di tutto e di più sul tetto, per poi infine procedere a uno “spolpamento” di arredi e pezzi pregiati, destinati a finire sul mercato dell’antiquariato (se non erro, però, tutto o quasi fu recuperato in un magazzino di Gavirate). Quando verso la fine dello scorso decennio ci fu un ulteriore passaggio di mano, le prospettive di un rilancio ripresero corpo: il gruppo acquirente, diventato padrone anche del Palace sul Colle Campigli, dichiarò espressamente di puntare alla riapertura del GH: In questa cordata c’era (e c’è ancora) pure l’ex vicesindaco Morello, un fatto questo decisamente positivo perché per un progetto del genere non c’è di meglio che avere pure il coinvolgimento di un personaggio del territorio.
Non solo: l’ingegner Aceti – ecco dunque spiegato il suo entrare in scena – aveva fatto realizzare dai suoi allievi del Politecnico uno studio accurato, con tanto di progetto di massima finalizzato a una progressiva riapertura, dal quale risultava che la struttura, a dispetto dei tanti, troppi anni di oblio era sanissima. Purtroppo poco dopo l’avvento della cordata il mondo si fermò per l’emergenza sanitaria e il focus sul GH inevitabilmente calò. Ma ora che tutto è ripartito, ora che, tra l’altro, il turismo sta riscoprendo e valorizzando la valenza “locale”, le domande sono molto semplici: perché rimanere nello stallo e nel limbo? C’è qualcosa sotto che blocca, ad esempio una guerra silenziosa tra enti pubblici, Regione e Comune, che dovrebbero occuparsi di rendere ben raggiungibile l’hotel (e il resto) riaprendo prima di tutto la seconda linea della funicolare? Dov’è finito l’entusiasmo di alcuni anni fa del già citato Morello? Infine: Varese vuole dare una spinta alla ripartenza di un suo gioiello, qui ingiustamente maltrattato ma che altrove – primo pensiero: negli Stati Uniti, capaci di creare un business perfino su un banale punto geografico quale Four Corners – sarebbe già stato rivitalizzato da tempo? La prima idea mia e di Riccardo era di organizzare un punto di raccolta firme piazzando una tenda in centro città, come si fa per i referendum. Ma alla fine abbiamo pensato di dare un taglio più moderno alla petizione: ecco allora la scelta dell’online e della piattaforma di Change.org. La parola, anzi, la penna passa adesso a voi: firmate, firmate, firmate:
RECUPERARE E RIAPRIRE IL GRANDE ALBERGO CAMPO DEI FIORI DI VARESE
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