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Editoriale

OLA

MASSIMO LODI - 11/04/2025

salviniSono tutti allineati, i governatori nordisti, col loro capo Salvini. Gli fanno la ola, altro che contestazioni, distinguo, fronda. Al momento del dunque, voto per la rielezione del segretario, zitti e mosca. Mosca, se necessario. Applausi. Sposano la linea sovranista, concorrenzial-melonista, iperdestrista. Salvini onora Le Pen, Abascal, Orban? Li onorano anche loro, i presidenti di Regione. Muti, in gramaglie d’obbedienza, schermati verso le immagini del passato. Il passato? Che sarà mai. Bossi, Leoni, Maroni e il resto: adieu (ma regordi no). In cambio di che cosa, questo reverente inchino? Forse d’una direzione futura collegialmente regolata, dietro le quinte? Vedremo.

Intanto, all’apparenza e col Senatùr cheto, la Lega è definitivamente altro. Trumpiana expressis verbis, filoputiniana occulte. Il leader si dice pacifista, ma nessuno più di lui combatte su diversi fronti: contro l’internazionale dei francesi/tedeschi, contro il sinistrismo nazionalista di Schlein e Conte, contro i rigurgiti di passione territoriale dal Monviso al Tagliamento. Guai a parlare, come una volta, di sindacato padano. Neppure il massacro dei dazi americani induce lo stratega a spadeggiare in favore degl’imprenditori tagliati a fette nel budget d’impresa. Meglio appoggiarsi a Vannacci, magari farlo vicesegretario, mirare alla conquista della pole position della sperabile autocrazia italiana in scia a quella pitturata di stelle e strisce.

Hic et nunc Salvini se la gioca da futuribile, e sperabilmente prossimo, tycoon politico d’un partito capace di rimontare la Meloni, divenire il garante degli yankee che cercano docile amicizia (obbligata sottomissione?) nel Vecchio Mondo, ergersi a guida dei Patrioti europei. A proposito di Europa, inoltre: se c’è qualcosa di male che le si possa rovesciare addosso, avanti a rovesciargliela. Immemori di quanto, noi dello Stivale bucato con annesse pezze al sedere, dobbiamo all’Europa per averci salvato la ghirba in contingenze economico-sociali da brivido, pandemia uber alles. Eppure c’è chi dà corda, credibilità, favore al demagogo. Dove ci portano l’irriconoscenza, la disinformazione, il populismo un tanto al chilo? Ci portano all’inenarrabile, si pensava un tempo. E invece narrabilissimo, oggi.

È stupefacente come ai propri interessi si antepongano gl’interessi altrui. Perché di questo trattasi, nella realtà. A chi conviene cosa, tra noi, gli USA, i russi, i nostalgici d’un pericoloso recupero passatista eccetera? La risposta sembrerebbe facile. Invece no. La risposta è difficile, a giudicare dalle ambasce che impongono di giudicare un curioso fenomeno: l’occidentalismo anti-occidentale. Di cui Salvini, forse o certamente a sua insaputa, appare il protagonista-principe. Suscitando forse o certamente l’ammirazione/invidia della coppia Conte-Schlein, che di non dissimili aspirazioni pare nutrirsi. Giusto a dimostrazione che l’Italia unita in un’emergenza epocale è l’italia che esiste solo nell’ammirabile dialettica del suo Presidente della Repubblica. I repubblicani, molti repubblicani, risultano assai meno ammirabili. Sipario. Silenzio. Signorsì.

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