Riferendomi all’intervista del Sindaco di Busto Arsizio circa il cantiere del Conventino e alle sue difficoltà attribuite alla Soprintendenza circa il riuscire a stare nei tempi imposti dal PNRR, ho scritto una lettera allo stesso Sindaco mettendo all’attenzione il Prefetto della Provincia di Varese e la soprintendenza stessa.
Gli ho rammentato il fatto che non è né parlamentare né Presidente del Consiglio dei Ministri. Il suo compito, ritengo, sia quello in ambito locale di applicare la legge e di essere in grado di portare avanti una politica amministrativa il più possibile equilibrata. Il suo compito è cercare di equilibrare i conti e non solo di farli tornare.
Compito del Sindaco ritengo sempre, quindi, che non possa essere quello di fare le leggi, ma di applicarle, facendo solo quello che, secondo me, torna più utile e conveniente.
Il compito degli organismi di controllo ritengo non sia quello di creare fastidi ad un Sindaco di un Comune di medie dimensioni com’è Busto Arsizio. Diventare soprintendenti richiede particolari competenze che vengono basate su determinati studi. Quando si viene nominati tali, con gli uffici preposti si provvede a visionare i siti oggetto di tutela. Questo è quanto normalmente accade e non deve essere prefigurato da un Sindaco qualcosa di diverso.
A tal proposito, e a sostegno del mio impegno a difendere i beni storici e l’ambiente, pongo in calce alla presente le parole, certamente più dotte e in grado di conquistare il lettore, scritte da Salvatore Settis nel libro “Paesaggio Costituzione e cemento, la battaglia dell’ambiente contro il degrado civile edito da Einaudi 2010 e 2012.
Salutiamo con gioia e con speranza ogni segnale positivo, ma dobbiamo combattere perché questi segnali si moltiplichino. Anche di fronte ai peggiori indizi sulla corruzione della vita pubblica e sull’autoreferenzialità crescente del sistema dei partiti dobbiamo credere, anzi sapere, che vi sarà un riscatto, un momento migliore, anche se non sappiamo ancora quando né per merito di chi. Ma a quel momento dobbiamo prepararci, ciascuno sui temi che più ha a cuore, su cui più ha da dire.
(…) Azione popolare vuol dire, insomma, non sentirsi più fuori luogo, riconquistare per sé un pieno diritto di cittadinanza, in nome della moralità, della legalità, della storia e del diritto. Perché già nel diritto romano azione popolare e bene comune sono due facce della stessa medaglia. Perché essere cittadini vuol dire essere consapevoli dei legami di solidarietà sociale che sono il cuore e il lievito della nostra Costituzione. Vedere il bene comune come il fondamento della democrazia, della libertà e dell’uguaglianza, rivendicare il pubblico interesse, cioè i diritti delle generazioni future. Nella colpevole inerzia di troppi politici (di maggioranza e ‘opposizione’), resta un soggetto che può e deve formulare questi pensieri e questi progetti, lavorando per tradurli in realtà. Noi, i cittadini.
Settis, Salvatore. Paesaggio Costituzione cemento: La battaglia per l’ambiente contro il degrado civile (Super ET) (pp.304-308). EINAUDI. Edizione del Kindle.
Arturo Bortoluzzi
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